Per andare in pensione quest’anno ci sono diverse opzioni da valutare: ecco quali sono i requisiti da soddisfare a seconda dei casi.
Per andare in pensione nel 2022 ci sono diverse strade, alcune tracciate dalla riforma Fornero entrata in vigore l’1 gennaio 2022 e altre introdotte dai successivi governi per rendere più flessibile il pensionamento.
Generalmente i requisiti da soddisfare per andare in pensione sono due: età anagrafica (non sempre prevista) e contributi versati, ma in alcune circostanze a questi si aggiunge anche un requisito di tipo economico, in quanto viene chiesto che la pensione fino ad allora maturata sia superiore a una certa soglia.
Dopo questa breve introduzione possiamo dunque approfondire le regole per andare in pensione in Italia in questa guida dedicata.
Pensione di vecchiaia
Con la pensione di vecchiaia, il diritto al cosiddetto collocamento in quiescenza si raggiunge all’età di 67 anni. Nel contempo bisogna aver maturato 20 anni di contributi.
A coloro che rientrano interamente nel calcolo contributivo della pensione, ossia per chi ha iniziato a lavorare dopo l’1 gennaio 1996, è richiesto anche di soddisfare un requisito economico, in quanto la pensione fino ad allora maturata non deve risultare inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale.
Pensione di vecchiaia (opzione contributiva)
Per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 - e non hanno dunque alcuna copertura previdenziale per i periodi precedenti - vi è una seconda opzione per il pensionamento di vecchiaia. Per questa è richiesta un’età anagrafica di 71 anni e appena 5 anni di contributi.
Pensione anticipata
La pensione anticipata consente l’accesso alla pensione indipendentemente dall’età anagrafica. In questo caso si guarda solamente ai contributi, con differenze tra uomini e donne. Ai primi sono richiesti 42 anni e 10 mesi di contributi, alle donne 41 anni e 10 mesi.
Pensione anticipata (opzione contributiva)
Anche la pensione anticipata ha una propria opzione riservata ai contributivi puri. Questa prevede tre diversi requisiti: uno anagrafico, 64 anni di età, uno contributivo, 20 anni di contributi, e uno economico, con l’assegno che deve essere pari o superiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.
Pensione anticipata precoci (Quota 41)
La pensione anticipata ha però una terza opzione, riservata questa ai lavoratori precoci. Sono lavoratori precoci coloro che entro il compimento dei 19 anni di età hanno maturato 12 mesi di contributi. A questi è consentito il pensionamento con soli 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica, ma solo se rientrano in una delle seguenti categorie:
- disoccupati;
- invalidi civili con riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74%;
- persone che assistono un familiare con grave disabilità;
- addetti a lavori gravosi e usuranti.
Pensione con Opzione Donna
Anche per le lavoratrici donne vi è la possibilità di anticipare l’accesso alla pensione. Questo è possibile con la cosiddetta Opzione Donna, misura che consente il pensionamento una volta maturati i seguenti requisiti:
- 58 anni di età per le lavoratrici subordinate, 59 anni per le lavoratrici subordinate;
- 35 anni di contributi.
Secondo l’attuale normativa, modificata dall’ultima Manovra, i suddetti requisiti devono essere maturati entro la data del 31 dicembre 2021. Parimenti, le lavoratrici che andranno in pensione con Opzione Donna dovranno accettare un ricalcolo contributivo dell’assegno.
Per Opzione Donna vi è una finestra mobile di 12 mesi per le lavoratrici subordinate, 18 mesi per le lavoratrici autonome.
Pensione con Ape Sociale
Con l’anticipo pensionistico conosciuto come Ape Sociale non vi è un vero e proprio pensionamento. Per chi vi accede, infatti, c’è la possibilità di smettere di lavorare in anticipo percependo nel contempo un’indennità sostitutiva di cui si fa carico lo Stato. Per il pensionamento in sé bisognerà aspettare la maturazione dei suddetti requisiti.
Possono accedere all’Ape Sociale coloro che all’età di 63 anni hanno maturato 30 anni di contributi e fanno parte di una delle seguenti categorie:
- disoccupati;
- invalidi civili con riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74%;
- persone che assistono un familiare con grave disabilità.
Possono accedervi anche coloro che hanno svolto mansioni gravose o usuranti, ma in questo caso i contributi richiesti sono pari a 36 anni. Per gli operai edili il requisito contributivo è stato abbassato a 32 anni.
Pensione portatori di handicap
Per i portatori di handicap con percentuale di almeno l’80% è prevista, dal cosiddetto decreto Amato (D. lgs. 503/1992), la possibilità di andare in pensione a 56 anni, se donne, o a 61 anni per gli uomini. I contributi richiesti sono pari a 20 anni.
Quota 102
Infine, da quest’anno - e solo per - si può accedere alla pensione con Quota 102, opzione che richiede che la somma tra età anagrafica e contributi previdenziali dia come risultato 102.
Esiste però un minimo, sia per l’età anagrafica - che non può essere meno di 64 anni - che per i contributi previdenziali che devono essere almeno pari a 38 anni.
Quota 102 cesserà di esistere dal 1° gennaio 2023.
Quota 100
Visto il principio di cristallizzazione del diritto alla pensione, possono accedere ancora a Quota 100 - seppure il periodo di validità è ormai cessato - coloro che ne hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021.
Ciò significa che possono andare in pensione nel 2022 coloro che entro lo scorso anno hanno compiuto 62 anni e maturato almeno 38 anni di contributi.
Contratto di espansione
Ci sono poi degli strumenti che consentono all’azienda di liberarsi del personale in esubero facendosi carico della cosiddetta indennità di esodo, la quale viene riconosciuta per tutto il periodo che li separa dal raggiungimento dei requisiti per la pensione. È il caso del contratto di espansione, riservato alle aziende costituite da almeno 50 dipendenti.
Con questo strumento le aziende possono favorire l’uscita anticipata dal lavoro di quei dipendenti che si trovano a un massimo di 5 anni dalla pensione.
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