Anticorpi monoclonali, via libera dell’Aifa ma a determinate condizioni

Mario D’Angelo

03/02/2021

Via libera dell’Aifa all’uso degli anticorpi monoclonali per la cura del Covid-19

Anticorpi monoclonali, via libera dell’Aifa ma a determinate condizioni

Via libera dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) all’uso degli anticorpi monoclonali per la cura del Covid-19, ma solo a determinate condizioni e per una categoria limitata di pazienti. Per il presidente dell’Aifa, Giorgio Palù, sono un salvavita, altri mettono in guardia dalla carenza di basi scientifiche.

Via libera dell’Aifa ad anticorpi monoclonali

Sono stati approvati dall’Aifa per l’utilizzo in determinati casi gli anticorpi monoclonali prodotti da Eli Lilly e Regeneron.

Secondo il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli, grazie a questi farmaci vengono ridotte “le ospedalizzazioni e si migliorano i risultati clinici” e pertanto può essere “una strategia per condurre a termine la campagna vaccinale in un tempo più flessibile”.

Come funzionano gli anticorpi monoclonali

Il presidente Palù ha spiegato che i monoclonali sono dei farmaci che “bloccano, in modo molto potente, l’ingresso del virus nella cellula”, fornendo all’organismo degli anticorpi immediatamente attivi contro il coronavirus.

Gli anticorpi monoclonali in Europa sono utilizzati in Germania e Ungheria, e l’autorizzazione italiana è arrivata prima di quella dell’Agenzia europea del medicinale (Ema).

Sono molto costosi: un’infusione va dai 1.000 ai 2.000 euro. Secondo Palù, tuttavia, i costi saranno compensati dal risparmio sulle spese ospedaliere: “Un ricovero ordinario costa oltre 1.000 euro al giorno, un posto in rianimazione cinque volte di più”.

Monoclonali, guariti due pazienti Covid

L’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma ha fatto sapere che due pazienti Covid sono guariti grazie ad anticorpi monoclonali. Al momento, altri tre positivi ricevono o riceveranno presto la stessa terapia.

L’ospedale comunica che al momento sono riservati a “casi selezionati: si tratta di utilizzo compassionevole per singoli malati, con gravi immunodepressioni”. Nello specifico, sono pazienti con deficit di produzione di immunoglobuline.

Crisanti: su monoclonali bisogna essere chiari

“Sugli anticorpi monoclonali bisogna essere molto chiari: il primo trial di Eli Lilly che prevedeva l’applicazione ai pazienti con la malattia in uno stadio più avanzato, ha fallito perché ha dimostrato di non funzionare”, ha detto oggi il virologo Andrea Crisanti all’agenzia di stampa Dire.

Una terapia dal costo di 2-3.000 dollari va valutata con accortezza, a volte le grandi farmaceutiche, ricce di talenti per le altre cure, spendono molto del loro capitale di credibilità in operazioni di persuasione del mercato che anche se condotte a fin di bene, possono generare confusione”, ha aggiunto Crisanti.

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