Mentre il peso crolla, la banca centrale argentina porta i tassi di interesse al 60% e garantisce di lasciarli invariati almeno fino a dicembre
La banca centrale argentina ha portato il suo tasso di interesse al 60%.
Spingendo in alto di 15 punti il suo già alto tasso di riferimento, il Paese ha così messo in campo una nuova misura per sostenere la valuta, mentre proseguono gli interventi sul mercato.
I funzionari hanno promesso di lasciare il tasso così alto almeno fino a dicembre.
Il peso argentino ha perso quasi il 50% del suo valore nei confronti del dollaro quest’anno, segnando il suo minimo storico.
Il record negativo ha seguito la mossa del Presidente argentino Mauricio Macri, che ha chiesto al FMI di accelerare i finanziamenti del piano di salvataggio per portare benefici alla situazione non idilliaca del Paese; mossa che non ha affatto arrestato la discesa della valuta.
Argentina: rialzo tassi e nuove misure attese
L’amministratore delegato del FMI Christine Lagarde ha annunciato di aver incaricato il suo personale di “riesaminare la fase del programma finanziario”, accogliendo di fatto le richieste del governo argentino, che chiedeva in sostanza di anticipare il prestito da 50 miliardi di dollari già concordato a giugno, dopo un grave indebolimento del peso argentino.
L’annuncio, che ha portato la valuta a toccare un nuovo minimo storico, ha spinto la banca centrale a un rialzo che sembra essere solo una delle diverse misure messe in piedi dal Paese per far fronte alla crisi attuale.
Secondo le dichiarazioni del ministro del Tesoro Nicolas Dujovne sembra infatti che già da lunedì l’Argentina annuncerà una nuova serie di piani economici volti a ridurre il deficit sotto l’attuale obiettivo dell’1,3% del PIL.
Il ministro ha annunciato di spostarsi a Washington per un incontro con il FMI, in cui prenderà accordi per il nuovo piano di finanziamenti concordato a giugno e ora anticipato, con modalità e tempi ancora da concordare. Il tutto sulla scia di un peso che, solo negli ultimi due giorni, ha registrato un sonoro -20% rispetto al biglietto verde.
Dujovne si è detto consapevole che un livello così alto dei tassi “gonfi i fondamentali dell’economia argentina”, ma ha annunciato un Paese più competitivo e un peso più forte nell’imminente futuro.
Ma sul fronte mercati finanziari la fiducia degli investitori scarseggia, con le pompose rassicurazioni televisive che hanno finito forse addirittura per peggiorare la situazione.
A preoccupare analisti, osservatori e gli stessi trader è il rischio di inadempienza al quale Buenos Aires potrebbe andare incontro, con l’indebitamento del Paese che porta a vedere sempre più difficile una pronta stabilizzazione del deficit.
Al momento, in un contesto di iperinflazione - la più alta fra i Paesi del G20 - il timore più forte sembra rappresentato da un improvviso ripiombare alla terribile crisi del 2001.
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