Assalto al Congresso: manifestanti pro-Trump identificati e licenziati

Riccardo Lozzi

08/01/2021

Negli Stati Uniti diversi manifestanti pro-Trump che hanno partecipato all’assalto al Congresso del 6 gennaio sono stati identificati e licenziati dai propri datori di lavoro: ecco cosa sta succedendo.

Assalto al Congresso: manifestanti pro-Trump identificati e licenziati

L’assalto al Congresso da parte di centinaia di sostenitori di Donald Trump rischia di essere un episodio indelebile per gli Stati Uniti.

Dopo una normalizzazione della situazione, dovuta anche al riconoscimento della vittoria di Joe Biden, finalmente pronunciato da The Donald che ha promesso una transizione ordinata, ora l’America deve fare i conti con quanto è successo.

Dal lato politico, si sta assistendo a un’ondata di dimissioni da parte dei collaboratori del Partito Repubblicano, con lo stesso Trump che potrebbe essere rimosso dall’incarico, a meno di due settimane dalla scadenza naturale del suo mandato il prossimo 20 gennaio.

Diverse conseguenze attendono però anche chi ha partecipato attivamente all’irruzione a Capitol Hill, che ha interrotto i lavori di Camera e Senato in seduta congiunta per la nomina ufficiale di Biden come 46esimo presidente USA.

Infatti, nelle ultime ore, alcuni manifestanti pro-Trump, individuati attraverso le riprese televisive che hanno fatto il giro del mondo o dei post sui social, sono stati licenziati dai propri datori di lavoro per aver preso parte a quella che viene definita un’insurrezione.

Assalto al Congresso: identificati e licenziati i manifestanti pro-Trump

Tra gli esempi di manifestanti licenziati, come riportato da CNN, troviamo il caso di Navistar, società di direct marketing del Maryland, la quale sul proprio sito web ha pubblicato un comunicato stampa comunicando la risoluzione del rapporto di lavoro con un proprio impiegato.

Il dipendente indossava un badge dell’azienda durante l’aggressione al simbolo della democrazia americana ed è stato quindi licenziato per giusta causa avendo, secondo le motivazioni ufficiali, messo in pericolo la salute e la sicurezza di altre persone.

Stessa sorte è capitata a Paul Davis, un lavoratore della compagnia di assicurazioni Goosehead Insurance, a causa di diversi video e immagini che lo mostrano mentre afferma di cercare di voler entrare nel Congresso per “fermare tutto questo”.

Rick Saccone, ex deputato della Camera dei Rappresentanti della Pennsylvania, ha invece rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico di insegnante al Saint Vincent College, a seguito di un’indagine aperta nei suoi confronti.

Anche il GOP del Texas abbandona Trump

Questi sono solo i primi casi di quella che potrebbe essere un’ondata di licenziamenti a chi verrà attribuito un coinvolgimento, non solo in prima persona, ai disordini del 6 gennaio.

Lo stesso Partito Repubblicano del Texas ha rimosso il proprio funzionario Walter West per alcuni commenti su Facebook ritenuti inappropriati a sostegno dell’assedio al Campidoglio statunitense.

Come si legge in una dichiarazione, il GOP texano rivendica di essere sempre stato dalla parte del “law and order” ed è deciso a mantenere tale posizione.

Anche uno dei distaccamenti più conservatori dei repubblicani sembra quindi aver scaricato Trump e gli effetti causati dalla strategia da lui adottata negli ultimi mesi.

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