L’aumento delle spese militari fino al 2% del Pil agita le forze politiche. Emergono dubbi e opposizioni nella maggioranza. Ecco qual è la posizione dei partiti.
Venti di opposizione si abbattono su Montecitorio. Dopo aver approvato l’odg che impegnava il Governo Draghi ad aumentare le spese militari fino al 2% del Pil, il giorno in cui è stato varato il decreto Ucraina, alcuni partiti fanno marcia indietro.
La direzione presa implicherebbe quindi un passaggio graduale dai 25 miliardi di euro annui impiegati attualmente nella Difesa - si parla di 68 milioni al giorno - a un tetto di almeno 38 miliardi l’anno - circa 104 milioni al giorno. Una spesa importante sulla quale ha influito non solo gli accordi della Nato del 2014 ma l’attuale conflitto russo-ucraino.
La maggioranza ancora dà prova di poca coesione, nonostante avesse approvato all’unanimità - più Fratelli d’Italia - l’aumento delle spese militari, che oggi raggiungono quasi l’1,6%. È previsto per domani - 28 marzo - un vertice della maggioranza in modo che possa chiarificare la posizione del Parlamento, dato che in settimana è previsto l’analogo odg al Senato. A questo punto urge chiarire qual è la posizione dei partiti.
Aumento delle spese militari: il M5S si spacca
L’aumento delle spese militari divide e mette in crisi il Movimento 5 Stelle.
Si dimostrano poco coesi i pentastellati, che alla fine hanno deciso di non presentare un ordine del giorno in cui si chiedeva di destinare le risorse economiche alle emergenze degli italiani e non agli armamenti.
Il leader Giuseppe Conte chiarisce la posizione del partito. In caso di voto all’aumento delle spese quello dei 5S sarebbe un voto contrario: “Noi diciamo no a un incremento massiccio delle spese militari a carico del bilancio dello Stato. Di fronte all’instabilità di questo conflitto non si può rispondere con una reazione emotiva e alcune spinte a un riarmo indiscriminato”. Una scelta che prende in contropiede l’ala governativa guidata dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che chiede di non andare contro il Governo Draghi.
Conte chiarisce: il partito non vuole una crisi del Governo ma l’esecutivo “non ci deve mettere davanti al fatto compiuto di un incremento consistente delle spese militari” e ha poi menzionato i problemi attuali del paese: caro-benzina e caro-bollette.
Aumento delle spese militari: su carta PD con Draghi
Si discute anche nel Partito Democratico, che si mostra freddo sulla questione. Su carta il partito mantiene la sua linea governativa e sostiene la scelta del Governo Draghi. A confermarlo lo stesso segretario del partito Enrico Letta, il quale non ha commentato direttamente la faccenda, ha lasciato in un Tweet una frase di Beniamino Andreatta:
Non vi è prospettiva di un mondo più civile se le potenze sfuggono le responsabilità, se la sicurezza collettiva non trova armi e soldati per far vivere sul campo la pace.
Come a voler dire che senza armi non c’è pace.
Aumento delle spese militari: Lega conferma ma Salvini fa un passo indietro
La Lega fa un passo indietro davanti all’aumento delle spese militari, nonostante il partito abbia votato a favore l’ordine del giorno. All’improvviso sembra che a Matteo Salvini si sia scordato dei discorsi sull’esigenza di mantenere e aumentare i fondi per la Difesa sostenuti durante il governo giallo-verde.
Il leader del Carroccio giustifica così la sua posizione: “Stiamo uscendo faticosamente da due anni di pandemia e stiamo entrando, ancora più faticosamente, nel secondo mese di un conflitto alle porte dell’Europa e ci sono uomini di Stato e di governo che parlano con troppa facilità di bombe, armi e missili. Addirittura, dall’altra parte dell’Oceano c’è chi parla di nucleare.
Nonostante queste parole il capogruppo della Lega a Palazzo Madama Massimiliano Romeo ha detto che il partito in caso di voto confermerà l’impegno ad aumentare le spese fino al 2%.
Aumento delle spese militari, Fratelli d’Italia: “Il Governo è d’accordo con noi”
Non poteva non sostenere una scelta simile il partito d’opposizione Fratelli d’Italia, il quale ha depositato un ordine del giorno al Senato in cui chiede il rispetto di quanto già votato alla Camera, impegnando il Governo ad aumentare le spese fino al 2% del Pil. La leader Giorgia Meloni non cede il merito: “Sulle spese militari è il governo a essere d’accordo con noi”.
Ecco, quindi, come ancora una volta si divide il Parlamento e le forze di maggioranza. Se il M5S non teme una crisi di governo, pronto ad anteporre i bisogni dei cittadini italiani, altri partiti su carta sostengono Draghi, ma bisognerà attendere il vertice di maggioranza per avere la conferma della linea del Governo.
leggi anche
Chi finanzia l’industria delle armi?
© RIPRODUZIONE RISERVATA