Le professioni legali faticano ad andare avanti, così per avvocati e praticanti si aprono le strade dei social media per fiutare occasioni di lavoro e cercare clienti. Pro e contro di questo nuovo scenario.
Gli avvocati che utilizzano i social media per motivi promozionali e per cercare clienti sono in continua crescita. Utilizzare i social network, infatti, è un modo veloce, economico e su larga scala per reperire clienti e far conoscere il proprio nome o quello del proprio studio.
A dire il vero fino al 2015 il Codice deontologico degli avvocati vietava categoricamente la pubblicità online, cosa che non rispondeva più alle esigenze di mercato. Infatti l’aumento della concorrenza e delle specializzazioni legali possono disorientare il cliente, mentre la ricerca su Internet è mirata e indirizzata anche in base a quanto si è disposti a spendere.
Da qualche mese anche Amazon ha creato un piattaforma per avvocati, simile a quelle già esistenti per le professioni mediche, anche se l’iniziativa è stata criticata duramente. Come ogni cosa, la pubblicità online degli avvocati ha indussi vantaggi ma, dall’altro lato, c’è il rischio di perdere il contatto umano con il cliente e di farsi influenzare dalle recensioni altrui. Vediamo bene come si articola la questione.
Avvocati, superato il vecchio divieto di farsi pubblicità sui Social
Per gli avvocati e le professioni legali in genere si è aperta da qualche anno una nuova era: quella della pubblicità online grazie ai social media, finalizzata a cercare clientela bisognosa di pareri e assistenza legale. Il divieto era contenuto nel Codice deontologico dell’Ordine degli avvocati ed è stato eliminato nel 2015, mentre resta in vigore per i notai per cui il divieto di farsi pubblicità su Internet c’è ancora.
Dal 2015 fino ad oggi sia i singoli avvocati che gli studi associati che si promuovo online sono tantissimi e crescono senza tregua, coinvolgendo tutti i social network; Facebook, Instagram, Twitter e Linkedin. D’altronde, se lo fanno i politici perché non potrebbero gli avvocati?
Consulenze legali: l’avvocato arriva su Amazon
Qualche mese fa aveva destato scalpore la scelta del colosso mondiale dell’e-commerce Amazon che ha predisposto una piattaforma per la ricerca e la selezione dell’avvocato che fa più al caso del cliente. Il servizio è attualmente disponibile solo negli Stati Uniti, ma potrebbe essere esteso in breve tempo anche in Europa e in Italia.
In poche parole, il sistema di filtri di Amazon permette di snellire la ricerca in base alla somma che si è disposti a spendere, alla specializzazione, al luogo in cui il legale esercita e così via. Inoltre l’ipotetico cliente potrebbe anche consultare le recensioni degli altri utenti e la valutazione in stelline.
Molti hanno subito parlato di una vergognosa mercificazione dell’avvocato; tuttavia piattaforme come queste sono una realtà già affermata per medici, infermieri a domicilio, babysitter e molte altre professioni e, almeno secondo il parere della scrivente, non si vede perché demonizzare a priori un sistema come quello messo a punto da Amazon.
Certo è - ma questo vale per tutte le piattaforme online di professionisti e non solo per gli avvocati - di contro c’è il rischio che l’utente si faccia influenzare troppo dai commenti e delle recensioni altrui, i quali possono rivelarsi falsi, esagerati o comunque non pertinenti.
Ma, come appena detto, si tratta del generico rischio legato all’acquisto di prodotti e servizi in rete e non solo sulle prestazioni legali.
Farsi pubblicità sui Social, poche regole da seguire
In un’era dove l’informazione passa da Internet e le ricerche di prodotti e servizi si fanno tramite smartphone, anche per gli avvocati si aprono le strade della pubblicità online.
Linkedin, Facebook, Twitter, ogni Social network è un valido mezzo per presentare se stessi, il proprio studio e, per chi lo voglia, fornire dei consigli legali e orientare il cliente nella scelta dell’avvocato più adatto.
Come abbiamo anticipato il divieto di farsi pubblicità online è decaduto nel 2015, ma questo non significa che non ci siano delle regole da rispettare. In primo luogo l’avvocato o il praticante in cerca di clienti o notorietà deve attenersi ai principi del codice deontologico forense, vale a dire non offendere l’ordine con materiale poco consono alla professionalità acquisita e all’incarico rivestito. A questo si aggiunge che non potranno essere divulgate informazioni volutamente inesatte o screditare la professionalità altrui, in altre parole mettere in pratica atti di pubblicità scorretta.
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