“Azione” è il nuovo partito di Calenda: ecco quanto vale per i sondaggi

Alessandro Cipolla

21 Novembre 2019 - 11:52

Carlo Calenda ha presentato il suo nuovo partito chiamato Azione di ispirazione liberal-progressista: il manifesto programmatico e cosa dicono i sondaggi in merito a questa nuova forza politica.

“Azione” è il nuovo partito di Calenda: ecco quanto vale per i sondaggi

Si alza il sipario su Azione, il nuovo partito di Carlo Calenda che è stato ufficializzato dopo che a fine agosto, in aperto contrasto con la decisione del PD di fare un governo con il Movimento 5 Stelle, l’ex ministro e attuale eurodeputato aveva deciso di uscire dai dem.

Trovato come compagno di viaggio Matteo Richetti, senatore anche lui ex Partito Democratico e ora confluito nel Gruppo Misto, dopo aver lanciato in primavera il movimento Siamo Europei adesso Carlo Calenda ha svelato il nome del suo nuovo partito.

Azione non è un partito personale ma un movimento di mobilitazione” ha sottolineato il parlamentare europeo, rimarcando le differenze con PD e Italia Viva di Renzi oltre che l’obiettivo di opporsi ai populisti e ai sovranisti.

Ma come vedono i sondaggi il nuovo partito di Calenda? In queste settimane che hanno preceduto la nascita di Azione, diverse indagini hanno “pesato” il seguito dell’ex ministro con la soglia di sbarramento del 3% che al momento sarebbe comunque lontana.

Azione il nuovo partito di Calenda

In una politica dove i leader sono pronti a cambiare idea e posizione con grande frequenza, Carlo Calenda è stato comunque coerente nel suo rimanere sempre fermamente in aperto contrasto con il Movimento 5 Stelle.

Quando si è concretizzata l’alleanza di governo tra il Partito Democratico e i grillini, l’ex ministro ha così salutato tutti dopo che alle elezioni europee di maggio era stato eletto eurodeputato proprio tra le fila dei dem facendo il pieno di preferenze nella circoscrizione Nord-Est dove era capolista.

L’addio al PD è coinciso però con la volontà di continuare la propria esperienza politica, trovando anche il supporto di Matteo Richetti altro big fuoriuscito dai dem dopo la nascita del governo giallorosso.

Il 20 novembre è stato quindi il giorno della nascita ufficiale di Azione, un nome questo non casuale in quanto “le nostre radici culturali e politiche sono quelle del liberalismo sociale e del popolarismo di Sturzo”.

Un partito quindi liberal-progressista e fortemente europeista ma alternativo alle varie forze di centrosinistra, che promette come “sconfiggere l’ignoranza e gestire la paura, governando il cambiamento, è possibile”.

I sondaggi

Da tempo si parla di come in Italia sia ormai scomparso il centro dopo l’avvento della cosiddetta Seconda Repubblica, area politica una volta dominante nel Bel Paese durante i decenni d’oro della Democrazia Cristiana.

Con il PD e Italia Viva che secondo Calenda si sarebbero “rammolliti” dopo l’alleanza con i 5 Stelle e Forza Italia ormai “a rimorchio” della Lega, Azione si vuole quindi ergere a nuovo paladino dei riformatori e dei liberali.

Fin da quando l’ex ministro ha deciso di dire addio al Partito Democratico, diversi sondaggi hanno snocciolato percentuali sul possibile peso politico di un eventuale partito guidato da Carlo Calenda.

A riguardo, l’ultimo sondaggio è quello effettuato dall’istituto EMG Acqua in data 14 novembre, che indicava una Lista Calenda all’1%. Stima questa in linea con la varie rilevazioni precedenti.

Considerando che Azione è un partito appena nato e che l’1% alle elezioni politiche vuol dire 300.000 voti, come inizio potrebbe essere considerato sufficiente ma senza una slancio futuro il rischio è quello di essere condannati a rimanere una forza di secondo piano.

La soglia di sbarramento del 3%, che potrebbe essere innalzata in caso di una riforma della legge elettorale, è un’asticella che appare ancora lontana per Azione anche se la distanza da colmare non è di certo siderale.

Considerando però l’estrema volatilità dell’elettorato italiano negli ultimi tempi, la mission per Carlo Calenda è difficile ma non impossibile soprattutto se l’esperienza di governo giallorosso dovesse poi alla fine rivelarsi un flop.

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