Tesla, il titolo più caldo dell’ultimo anno, ha perso oltre il 10% nelle prime due sessioni della settimana. Ecco quali sono i 4 motivi che hanno fatto precipitare la quotazione della creatura green di Elon Musk.
Tonfo delle azioni Tesla nelle prime due sessioni di Borsa della settimana. Sul Nasdaq il titolo è passato da una quotazione di 781 dollari a quella odierna di 698 dollari, per una variazione percentuale negativa del 10,6%.
Una battuta d’arresto, questa, che segue un trend rialzista sfrenato, certificato dal crescente disallineamento tra i fondamentali economici dell’azienda californiana e la valutazione di mercato: un anno fa, le azioni targate TSLA venivano infatti scambiate a 166 dollari, per poi capitalizzare il sentiment degli investitori favorevole alle nuove soluzioni green dell’automotive.
Ma cosa sta frenando, ora, la corsa del titolo? Dietro al trend ribassista che si sta abbattendo su Tesla – principio, forse, di una più ampia equity rotation sull’azionario USA – ci sono 4 motivi. E questi grattacapi potrebbero pesare a lungo sulle tasche di Elon Musk.
1. Il crollo del Bitcoin
Come noto, Tesla è il terminale nervoso di ogni peripezia di Musk al di fuori del mercato azionario. Ogni battuta d’arresto delle avanguardiste missioni di SpaceX, ogni tweet, ogni dichiarazione – molte, nell’ultimo anno – si ripercuote sul titolo della creatura green del tycoon.
E così, anche il tonfo del Bitcoin può spiegare – in parte – l’improvviso sell-off delle azioni TSLA: Musk, infatti, aveva rivelato di aver messo le mani su un volume di BTC pari a 1,5 miliardi di dollari nel mese di gennaio, legando così l’andamento della crypto a quello del suo principale asset.
Sul momento, l’all-in del tycoon aveva provocato una fiammata della valuta, arrivata a toccare quota 57.000 dollari in un intraday dello scorso fine settimana. Poi, però, Elon Musk si è lasciato andare ad un commento vagamente bearish sulla criptovaluta (il prezzo del Bitcoin e di Ethereum “sembra alto”, dal tweet di sabato), e così gli investitori hanno iniziato a scaricare l’asset, ora di poco sopra quota 50.000 dollari: una spirale ribassista che è costata ad Elon Musk la prima posizione nella classifica degli uomini più ricchi del mondo, visto il controsorpasso di Jeff Bezos, numero uno di Amazon.
2. Il prezzo della Model Y
Poi, la scorsa settimana, Tesla ha deciso di tagliare il prezzo di vendita della versione base della Model Y e della Model 3 di 2.000 dollari. Una notizia che ha riscosso il favore del mercato, ma – a sorpresa – la versione economica della Model Y è sparita dal sito aziendale negli ultimi giorni, lasciando ai clienti la possibilità di acquistare unicamente il SUV più prestante, e dunque, più costoso.
Né l’azienda né Elon Musk hanno commentato questo dietrofront, piuttosto bizzarro, ma secondo gli analisti il passo indietro è stato dettato dalla crescente preoccupazione sui conti: la versione economica della Model Y, infatti, avrebbe finito per erodere i margini di profitto di Tesla.
3. La competizione crescente nel comparto green
Dietro il crollo del titolo anche quella competizione che inizia a montare nel comparto green dell’automotive: se Tesla ha sin qui capitalizzato alla meglio la sua posizione di first-mover, l’interesse del mercato verso nuove soluzioni ad emissioni zero inizia a fare gola anche ai tanti dinosauri dell’industria automobilistica.
Player come Ford e Volkswagen hanno già anticipato la loro intenzione di smarcarsi dalla produzione di veicoli inquinanti, i competitor cinesi continuano a rosicchiare quote di mercato, e persino Apple sembra ormai intenzionata a buttarsi nella mischia con una prima auto elettrica a guida autonoma, ribattezzata temporaneamente Apple Car, o iCar (ma si attende un partner). Insomma, la competizione cresce, e Tesla potrebbe perdere quella leadership fin qui assicurata dal sostanziale disinteresse dei key-player dell’automotive.
4. L’ultimo bilancio annuale di Tesla
Infine, stanno pesando i numeri snocciolati il 27 gennaio da Tesla, seppure positivi: nel 2020 gli utili sono schizzati a quota 721 milioni di dollari, contro un passivo da 862 milioni l’anno precedente, ma la reazione degli investitori è stata fredda, come certificato dal -5% nell’after hours trading che ha seguito la pubblicazione dei conti.
Il problema, secondo gli analisti, è nella struttura del business di Tesla: a contribuire al profitto dell’ultimo anno sono stati più i regulatory credit – venduti dall’azienda ai player dell’automotive che non soddisfano (al momento) gli standard imposti dalle autorità USA sulla produzione di auto green – che non le auto elettriche, quest’ultime solo apparentemente il core-business aziendale. Di conseguenza, la crescente competizione nel comparto green finirà per sbriciolare gli incassi dell’azienda, a meno di improvvise fiammate alla voce vendite di vetture elettriche.
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