Perde il podio JP Morgan Chase. La supremazia cinese è ora evidente nel settore bancario dove gli Usa perdono il passo anche nei confronti delle europee. Molto bene Intesa che recupera ben 12 posizioni
A fine 2017 le tre banche più grandi al mondo erano cinesi. Lo rivela uno studio condotto dall’Area studi di Mediobanca appena pubblicato che mette in luce l’imponente ascesa degli istituti bancari cinesi su scala internazionale. Negli ultimi dieci anni le aziende di credito del Dragone hanno scalzato le grandi banche d’affari statunitensi dal podio e ora possono prendere la supremazia totale sul mondo bancario globale.
Infografica elaborata dall’Area studi di Mediobanca
Secondo le evidenze Industrial and Commercial Bank of China è la più grande banca del mondo con attivi per 3.343 miliardi di euro, seguita da altri due colossi cinesi: China Construction Bank e Agricultural Bank of China (rispettivamente con 2.750 miliardi e 2.698 miliardi di ricavi). Costretto a inseguire il gigante americano JP Morgan Chase che rispetto all’anno precedente scivola dalla seconda alla quarta posizione (2.532 miliardi di euro).
Chiude la top 5 un’altra cinese, la Bank of China (2.494 miliardi di euro), a conferma del predominio orientale. La prima banca europea, la britannica HSBC si difende con 2.193 miliardi di euro ed è al settimo posto, preceduta dalla prima giapponese, la Mitsubishi (2.273 miliardi di euro).
Per quanto riguarda gli istituti italiani: UniCredit è 22esima (854 miliardi di euro), Intesa Sanpaolo 25esima (830 miliardi di euro), in forte progresso dalla 37esima posizione del 2016 grazie anche all’acquisizione di assets delle banche venete.
Istituti Usa perdono il passo anche nei confronti delle banche europee
Secondo la ricerca di Mediobanca il gap reddituale fra banche Usa ed europee si è ridotto nel corso del 2017. Sebbene le banche Usa rimangano ancora più toniche, con ricavi in rialzo del 3,1% sul 2016 (vs +1,7% per l’Europa), lo scorso anno le europee hanno visto migliorare molti parametri di giudizio come ad esempio il cost/income ratio (salito di 130 punti base, dal 68,8% al 67,5%, vs il 60,8% delle banche Usa).
Dal canto suo l’Europa ha registrato un calo del 34,6% sulle rettifiche crediti, pari ora al 7,2% del totale ricavi (vs il 6,6% Usa). Allo stato attuale tuttavia l’applicazione in Europa degli standard IFRS 9 dal 1° gennaio 2018 ha comportato maggiori rettifiche sui crediti per 24,2 miliardi di euro e calo medio di 26 basis point del CET1 fully applied.
Rispetto alle banche Usa, penalizzate dalle svalutazioni di deferred tax assets e altri oneri dovuti alla riforma fiscale voluta dall’Amministrazione Trump, le europee hanno raddoppiato il risultato netto (da 34,7 a 69,9 miliardi di euro), contro un aumento del +17,9% per le banche Usa. La partita della redditività complessiva però è ancora favorevole alle società d’Oltreoceano: il Return on Equity (Roe) è passato dal 2,9% al 5,7% per l’Europa, mentre negli Usa è al 7,3 per cento.
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