Da dove ha origine la volontà del Cremlino di «denazificare» l’Ucraina? La storia del Battaglione Azov e delle milizie di estrema destra è il pretesto perfetto.
Il Battaglione Azov è il cuore dell’estrema destra ucraina, il corpo armato più famoso dallo scoppio del conflitto e uno dei motivi grazie ai quali il Cremlino giustifica la sua azione bellicosa agli occhi del mondo e come forma d’indottrinamento delle sue truppe di miliziani.
Dalle prime ore dell’invasione in Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato di voler “smilitarizzare e denazificare” il Paese propagandando quella che è a tutti gli effetti una dichiarazione di guerra come un’operazione militare speciale volta a smantellare l’apparato offensivo di Kiev. Altra grande recriminazione al popolo ucraino è quella di aver consentito e fomentato un vero e proprio genocidio ai danni della popolazione russofona nelle autoproclamate, e oggi riconosciute da Mosca, repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk.
Andando a ritroso nella storia capiamo però come il battaglione in questione sia piuttosto solo un piccolo tassello del puzzle. L’origine e le tappe di «evoluzione» di questo gruppo armato sono ben più complesse e controverse di quanto non sembrino così come testimoniato dai rapporti che i combattenti intrattengono da tempo con l’Occidente, Usa ed Europa per prime.
Le origini naziste del Battaglione Azov
La propaganda russa da mesi traccia una linea di continuità tra le circa 30 brigate di volontari civili di chiara fede neonazista (tra cui spicca il Battaglione Azov così come i “Right Sector”) e i combattenti guidati da Stepan Bandera che, durante la Seconda Guerra mondiale, contribuirono all’attacco all’Urss alleandosi con la Germania di Adolf Hitler pur di mantenere la propria indipendenza.
C’è però una reale connessione tra questi gruppi e i nazisti poiché all’epoca queste brigate si organizzarono effettivamente nell’Armata ucraina d’insurrezione, 14a divisione Galicia delle Waffen SS dal 1941 al 1944.
Oggi questa connessione può essere tracciata a livello d’ispirazione più che di discendenza. Ricostruendo la storia del Battaglione Azov in particolare questo si deduce dai simboli adottati, in origine composti da due rune germaniche e ancora oggi legati all’estetica neonazista. L’emblema originario comprendeva anche il sole nero “tanto caro a Himmler” mentre oggi rimane solo il Wolfsangel, un emblema simile alla runa Eihwaz che rappresenta la tradizionale caccia al lupo tedesca.
Il Battaglione Azov infatti trae le sue origini da Andriy Biletsky, un ex-militare noto come “Führer bianco” poiché noto difensore dell’arianità della razza Ucraina.
Dopo l’interventismo del 2014, anno in cui il battaglione Azov si costituì come brigata paramilitare votata ad arginare l’espansione delle milizie indipendentiste filo-russe del Donbass, il suo fondatore ne ha anche fatto un partito.
Oggi parliamo così del Corpo nazionale ma anche della dottrina che sostiene questo impianto di militanti: il manuale per l’addestramento delle reclute intitolato “Le parole del Führer bianco” pubblicato nell’ottobre 2016.
Che rapporti ha Kiev con l’estrema destra?
Il governo centrale del Paese davanti a queste formazioni politiche e paramilitari di estrema destra ha appoggiato più o meno esplicitamente l’azione di queste forze in funzione anti-russa. I combattimenti nelle province separatiste contro i ribelli filo-russi come dicevamo sono stati condotti propri da questo e altri gruppi analoghi.
Altre polemiche sono quelle nate a causa dei rapporti sospetti tra queste milizie e i vertici della polizia ucraina. Nel 2014 il corpo poliziesco ha infatti visto l’arrivo di vari dirigenti veterani del Donbass.
Due chiari esempi di questi legami sono le figure di Vadym Anatoliyovych Troyan e Sergei Korotkykh. Troyan è un ex funzionario del governo ucraino e capo militare della polizia della regione di Kiev ma è anche un ex vice comandante del battaglione Azov con il grado di colonnello nel 2014. Sergei Korotkykh invece era un ex capo del dipartimento di polizia e membro di spicco delle milizie Azov.
La connessione tra politica e Battaglione Azov venne rimarcata poi quando proprio Korotkykh, uno tra i pochissimi combattenti stranieri a ottenere la cittadinanza ucraina, si è visto concedere questo diritto proprio dal presidente Petro Poroshenko nel dicembre del 2014.
Rapporti internazionali: addestramento USA e militanti Casapound
Affiliati al Battaglione Azov però ci sono anche militanti neonazisti della destra radicale europea e italiana, in particolare per quanto riguarda CasaPound con alcuni dei membri che avrebbero partecipato agli addestramenti dell’Azov.
Addestramenti che, dal 2016, analogamente a quelli di altri corpi ucraini, vengono condotti e finanziati dagli Stati Uniti d’America.
La conferma di ciò arriva anche in queste ore da parte dell’ex ufficiale dell’intelligence del corpo dei marines dell’esercito americano Scott Ritter:
«Abbiamo addestrato i nazisti. Le prime truppe addestrate da soldati americani e britannici furono quelle del battaglione neonazista Azov. I nazisti di Azov divennero la principale forza trainante del Maidan, usarono la violenza per rovesciare il governo. Poroshenko fu minacciato e la stessa cosa è successa con Zelensky. Ha cercato di disarmare Azov, ma alla fine ha dovuto includerli nelle forze armate ucraine. I neonazisti in Ucraina sono a tutti i livelli di comando, anche ai massimi livelli.»
Tutto questo nonostante la richiesta formale di Amnesty International di sciogliere il battaglione Azov a causa delle nefandezze riconosciute ed elencate in un rapporto OCSE del 2016 nonché in una serie di report pubblicati dall’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.
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