Biden è la calamita dei migranti illegali

Glauco Maggi

22/03/2021

I numeri parlano da soli, ma la forza mediatica della sinistra nel proteggere Joe Biden con la stessa intensità con la quale avevano attaccato Donald Trump per quattro anni ha cercato finora di tenere la attuale situazione migratoria al confine con il Messico sotto un certo controllo. Finora, appunto, e a fatica.

Biden è la calamita dei migranti illegali

L’emergenza preme, e la questione sarà al centro della campagna per le elezioni di medio termine per il Congresso fra 20 mesi. I numeri dei clandestini che fanno ressa alla frontiera del Texas sono esplosivi, ed è sempre più arduo per le televisioni e i giornaloni di regime mettere il coperchio della censura sulla crisi umanitaria in corso (censura così bene riuscita con gli scandali del figlio Hunter e delle accuse di assalto sessuale mosse dalla stagista di Biden padre, Tara Reade).

In febbraio gli agenti di confine della CBP (Customs and Border Protection) hanno preso 18.945 minori non accompagnati (7.056 in Texas), un balzo del 61% rispetto a un mese prima. E in totale i clandestini che sono stati fermati nel mese scorso mentre cercavano di passare il confine hanno superato le 100mila unità, un incremento del 28% da gennaio e tre volte tanto il numero del febbraio 2020.

La NBC News, TV liberal che ha ottenuto un rapporto dagli agenti frontalieri, ha detto che in marzo sono stati finora “raccolti” in media 565 minori non accompagnati al giorno, rispetto ai 313 bambini quotidiani del mese scorso. L’impennata ha creato un ingorgo nelle stazioni di pattuglia, con oltre 4.200 bambini in custodia, e ben 2.943 di questi bambini sono trattenuti oltre il limite legale di 72 ore. Le cifre degli ultimi giorni sono un record, superando quelle della scorsa settimana, quando c’erano circa 3.000 bambini sotto la custodia del CBP, 1.400 dei quali detenuti oltre il limite di 72 ore.

Biden, che esige che nessuno nella sua amministrazione definisca questa situazione “una crisi”, ha però mandato la FEMA, l’agenzia federale che interviene nelle emergenze umanitarie come i terremoti o le inondazioni, a costruire quelli che pudicamente vengono definiti dal governo e dai media «centri di decompressione» a Dallas e Midland, in Texas, per dare al ministero della Salute (Health and Human Services), l’agenzia che deve prendersi cura dei bambini, il tempo necessario a trovare una famiglia americana presso cui piazzarli.

Mirey Villareal di CBS News, altro network liberal, ha riferito il 17 marzo dal confine tra il Texas e il Messico che i funzionari locali stanno trattenendo, solo su quel tratto, più di 13.000 bambini stranieri non accompagnati nelle strutture di pattuglia di frontiera progettate per adulti. E molti dei bambini vengono detenuti per almeno cinque giorni, oltre le 72 ore legali. Anche l’agenzia AP ha riferito di un numero crescente di minori, ora 14mila.

“Siamo ad un ritmo di individui che fronteggiamo sul confine sud-occidentale più alto di quello degli ultimi 20 anni. Pensiamo di espellere la maggior parte degli adulti e delle famiglie che fermiamo, ma non espelleremo minori non accompagnati”, ha detto il ministro della Sicurezza nazionale Alejandro Mayorkas in un comunicato che descrive la situazione al confine “difficile”.

La nuova corda dell’oro: la cittadinanza americana

Senza usare i termini “emergenza umanitaria” o “crisi”, che sarebbero ovviamente quelli appropriati ma che non sono politicamente corretti. L’importante per Biden è soprattutto che non girino le fotografie dei minori raggruppati in stanze e uffici, perché ricorderebbero al pubblico le immagini dei bambini “detenuti” che tanto male fecero alla reputazione di Trump. Va precisato, per la cronaca, che quelle foto che giravano nel 2018 provocando scalpore e condanne erano state scattate nel 2014, sotto Obama: il fenomeno dei minori rifugiati e raggruppati in stanze di emergenza non l’ha infatti inventato il presidente Repubblicano.

Nel 2018-2019 migliaia di famiglie arrivavano alla frontiera, attraverso il Messico, da San Salvador, Honduras e Guatemala. Le centinaia di carovane di famiglie e di minorenni erano seguite passo passo dalle troupe televisive e dalle agenzie di stampa che avevano una missione da compiere: mostrare che Trump era un nazista che strappava i bambini dalle mamme, e li teneva nei lager organizzati dalle guardie di frontiera della sua Gestapo.

Non conta che quella fosse la legge in vigore fin da Obama. E che lo è ancora oggi, nella versione varata da Trump l’anno scorso per tenere conto del Covid: per loro stessa tutela, i minori non possono ora stare per più di 72 ore nelle celle con i genitori catturati cercando di passare illegalmente il confine. Se il processo per la pratica di asilo o di espulsione a carico della mamma o del papà si prolunga, i piccoli vengono staccati dalla famiglia e parcheggiati e gestiti, come detto sopra.

Si capisce, dato il dramma sociale in svolgimento, che persino per la stampa liberal il ripetersi del fenomeno degli immigrati a migliaia lungo la frontiera sia diventato un soggetto su cui non si può tacere (del resto il bis di Trump non è più il pericolo da scongiurare). Ma i giornalisti del mainstream lo fanno attenti a non attribuire responsabilità politiche alla nuova amministrazione, quando è ovvio che la marea di profughi è montata istantaneamente proprio come reazione ai messaggi e agli ordini esecutivi di Biden.

Nei primi giorni, in gennaio, il presidente ha annunciato che intende far passare dal Congresso una legge che concede l’amnistia e la cittadinanza agli 11 milioni (stima ufficiosa e prudenziale) di irregolari che oggi risiedono negli Stati Uniti. La Camera, controllata dal suo partito, ha approvato una legge che garantisce a circa 4 milioni di persone, entrate in passato negli Usa da minorenni, di essere al più presto naturalizzate. Un’altra misura offrirà invece la green card, quindi il primo passo per la cittadinanza, al milione di clandestini adulti che hanno lavorato come braccianti stagionali per un paio di mesi nell’ultimo anno.

Ora tocca al Senato approvare queste prime leggi, e non sarà facile perché il partito di Biden ha 50 senatori, contro i 50 Repubblicani tutti contrari ad una amnistia non legata a misure serie di stop agli ingressi illegali. Come era il muro di Trump, di cui Biden ha sospeso la costruzione il giorno in cui ha giurato, con il risultato pratico di lasciare aperti anche dei varchi che erano a un solo mese dal completamento. L’intento politico era di ringraziare l’ala radicale delle Ocasio-Cortez e dei Bernie Sanders, ma anche la crescente maggioranza di sinistra nel partito Democratico, con un atto simbolico ideologico, illogico e assurdo (perché, allora, non disporre contestualmente l’abbattimento delle centinaia di miglia di muro già realizzate?). L’effetto pratico è stato di mandare il segnale non equivoco che l’America non ha più il confine sigillato come voleva Trump.

Ma, a parte l’aspetto della sospensione della protezione “fisica” del paese, che pure ha il suo peso materiale, è il comportamento politico e strategico del nuovo presidente ad avere riaperto la corsa all’oro della cittadinanza americana. Fin dalla sconfitta di Trump lo scorso novembre, i coyotes, come sono chiamati i criminali che organizzano a botte di migliaia di dollari l’uno i “viaggi della speranza”, hanno avviato la campagna dei reclutamenti dei profughi sospesa per forza di cose sotto Trump, e promosso le nuove carovane.

In centro America (e non solo: al confine negli ultimi mesi hanno arrestato anche cubani, rumeni, yemeniti, cinesi..) la convinzione di tutti è che Biden è il presidente più pro migranti che sia mai stato alla Casa Bianca. Anche se recentemente lui stesso ha detto “non venite, adesso non è il momento”, la gente che da fuori sogna l’America, ma non vuole sottostare alle regole degli ingressi legali, sa bene che deve salire a ogni costo sul tram di Biden: quando mai ne passerà uno più sicuro?

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