Il Bitcoin è scivolato stamattina poco sopra la soglia dei 32.000 dollari, -11% dai massimi intraday di ieri. Dietro il ribasso la Fed e la Cina, che stanno incidendo negativamente sulla propensione al rischio degli investitori.
Un altro tonfo per il Bitcoin. Dopo aver abbracciato un robusto trend rialzista tra fine maggio e inizio giugno, con un picco di poco meno di 40.000 dollari, la regina delle divise digitali ha ripreso a stornare negli ultimi giorni, incassando dai massimi intraday di ieri un -11% a 32.606 dollari.
Ad incidere negativamente sull’andamento delle criptovalute c’è l’opzione tapering della Fed, ma anche le ultime accelerate della Cina sul fronte delle regolamentazioni.
Bitcoin, un altro tonfo: -11%. Che succede?
Partendo dalla Fed, i mercati – con il freno a mano tirato, mentre l’Asia tutta finisce in rosso - stanno aspettando il rapporto sull’inflazione degli Stati Uniti per valutare la pressione sui prezzi dopo i maxi-stimoli dell’ultimo anno, a doppia firma Trump-Biden.
Il timore, che contagia inevitabilmente anche i trader delle criptovalute, è che una crescita dell’inflazione ben oltre il target possa indurre la Fed ad accelerare i lavori sul tapering, con il quale si intende – nel gergo tecnico – una spuntatina al ritmo degli acquisti di bond sovrani e non da parte della banca centrale.
Dopotutto, il mare di liquidità che il Qe ha finora assicurato a dei sistemi economici gravati dalla pandemia e dalle restrizioni è stato un propellente cruciale tanto per l’azionario quanto per il segmento delle criptovalute, e la cura dimagrante che si prospetta – dopo i miliardi di bond messi in pancia dall’inizio della crisi – finisce per incidere negativamente sulla propensione al rischio degli investitori.
Non solo: uno dei fattori che hanno alimentato il maxi-pullback di BTC&Co. nel mese di maggio, oltre alla giravolta di Elon Musk sui pagamenti in criptovalute per le auto Tesla, è stata l’ipotesi di una stretta regolatoria da parte della Cina, area in cui viene minato il 70% dei token a livello mondiale.
Ora la minaccia sembra prendere forma, visto che da Pechino rimbalza la notizia secondo cui le autorità del Dragone starebbero intensificando la lotta contro il mining e l’estrazione dei token. Una red flag, in tal senso, è la chiusura di diversi account relativi alle criptovalute sulla piattaforma cinese Weibo, interpretata da più parti come l’inizio di un più ampio giro di vite che potrebbe prendere piede già nelle prossime settimane.
© RIPRODUZIONE RISERVATA