Theresa May sta comprando i voti necessari ad appoggiare il suo accordo sulla Brexit? La pesante accusa in arrivo da Londra
Theresa May ancora nell’occhio del ciclone Brexit.
Le ultime notizie di stampa britannica hanno alzato il velo su una nuova, pesante, ondata di accuse rivolte al primo ministro che, secondo i suoi più accaniti oppositori starebbe cercando di comprarsi i voti necessari all’approvazione del suo accordo di divorzio.
A 25 giorni dalla Brexit le discussioni non accennano a scemare. La May sta ancora tentando di trovare un’intesa con l’Ue che risulti accettabile anche per il Parlamento britannico. L’obiettivo? Evitare di ripetere quanto accaduto a gennaio con la sonora bocciatura del primo accordo trovato tra le parti.
Brexit, May accusata di aver comprato voti: l’accaduto
Le accuse a Theresa May sono esplose nel momento in cui il Primo Ministro ha offerto un finanziamento di 1,6 miliardi di sterline per il rafforzamento delle aree più deboli del Regno Unito.
“Per troppo tempo nel nostro Paese la prosperità è stata suddivisa iniquamente”,
ha affermato la May tramite una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio.
“Le comunità di tutto il Paese hanno votato per la Brexit come espressione del loro desiderio di vedere il cambiamento - e questo deve essere un cambiamento per il meglio, con più opportunità e un maggiore controllo.”
Dato l’attuale contesto ricco di perplessità e incertezze, la mossa della May è stata vista come un tentativo di comprarsi l’opposizione politica dei distretti che hanno votato per il Leave. La polemica è stata immediata.
“Gli investimenti in competenze e formazione sono sempre i benvenuti, ma dobbiamo andare oltre e considerare questo finanziamento per quello che è, ossia una misura disperata per comprare voti”,
ha tuonato Anna Soubry, che ha lasciato il partito di Theresa May per aderire al nuovo Independent Group.
Marzo di fuoco per il Regno Unito
A meno di un mese dalla Brexit il Regno Unito e l’Unione europea non sanno ancora in che modo avverrà il divorzio. La prima data da monitorare sarà quella del 12 marzo prossimo.
Entro quel giorno la May dovrà trovare un accordo con l’Ue che verrà poi sottoposto all’esame del Parlamento britannico. Se quest’ultimo accetterà si apriranno le porte a una Brexit ordinata e il Regno Unito lascerà il blocco senza ulteriori problemi.
Se, nella votazione del 12 marzo, i parlamentari non accetteranno l’intesa, scatterà ufficialmente un voto (13 marzo) sul no deal. Se anche quello verrà rigettato ci sarà un’ultima votazione (14 marzo) nella quale scegliere se accettare un’estensione. Se soltanto quest’ultimo voto avrà esito positivo si procederà alla firma del rinvio della Brexit nel summit del 21 e 22 marzo.
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