Terremoto Brexit: il controllo è passato al Parlamento, May e Governo con le spalle al muro. Si dimettono ministri e sottosegretari
Svolta inedita in casa Brexit.
Qualche ora fa i MP (Members of Parliament) hanno approvato una rivoluzionaria mozione che ha messo Theresa May e il suo Governo con le spalle al muro.
329 voti favorevoli e 302 voti contrari hanno permesso al Parlamento di prendere ufficialmente il controllo della Brexit. Le Camere di Westminster decideranno, d’ora in poi, quali saranno i passi che il Regno Unito dovrà compiere per salutare definitivamente l’Unione europea.
Tutto è accaduto in poche ore, in un clima a dir poco caotico. Mentre la May e il Governo hanno perso la presa sulla Brexit, alcuni sottosegretari e ministri hanno preferito rassegnare le proprie dimissioni, mentre lo stesso Primo Ministro ha confermato l’assenza di un supporto per procedere ad una terza votazione sull’accordo di divorzio.
Brexit: Theresa May ko. Cosa accadrà ora?
L’approvazione dell’emendamento Letwin (così chiamato dal nome del suo propositore, tra l’altro membro dello stesso partito della May) potrebbe riscrivere le regole oggi in vigore a Westminster. Lo scopo della proposta? Quello di permettere ai legislatori di determinare autonomamente un calendario fatto di dibattiti e voti sui possibili esiti della Brexit.
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A dimettersi (per aver votato contro la linea del proprio esecutivo) sono stati i sottosegretari Richard Harrington, Alistair Bury e Steve Brine.
Lo straordinario passaggio di consegne dal Governo al Parlamento avverrà nella giornata di domani, mercoledì 27 marzo, momento in cui ai MP verrà concesso di avanzare nuove proposte sul divorzio tra Regno Unito e Unione europea. I dibattiti potrebbero riguardare:
- l’accordo Brexit della May;
- l’adesione del Regno Unito al mercato unico Ue
- un’unione doganale
- una Brexit no-deal
- un accordo di libero scambio in stile canadese
- un secondo referendum
- la cancellazione della Brexit.
Questi ultimi, già ribattezzati “voti indicativi” verranno progressivamente analizzati ma non avranno effetto vincolante il che significa che il Governo e la May manterranno la facoltà di ignorare i loro risultati.
“Non assicuro di tenerne conto se questi andranno contro l’esito del referendum del 2016”,
ha tuonato il Primo Ministro.
L’obiettivo di queste mozioni comunque sarà quello di trovare una via d’uscita ordinata dall’Ue.
Quel che è chiaro, a prescindere dagli screzi interni tra Parlamento e Governo britannico, è che se entro il 12 aprile il Regno Unito non troverà una soluzione esso sarà costretto o a chiedere un altro rinvio all’Ue (ipotesi che potrebbe scontrarsi con le resistenze di Bruxelles) o ad abbracciare a malincuore lo scenario di una Brexit no-deal, idea che il blocco sembra già dare per scontata.
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