Accordo su Brexit: alla vigilia delle elezioni ancora una giornata difficile per Theresa May
Nuove grane per Theresa May arrivano alla vigilia delle elezioni del Parlamento europeo che, in Inghilterra, si svolgeranno nella giornata di domani.
Una delle figura di spicco fra i componenti brexiteer del governo Tory, Andrea Leadsom, ha annunciato le proprie dimissioni. È il 36° ministro del governo May a dimettersi, 21 sono quelli che hanno abbandonato l’esecutivo a causa della Brexit.
Brexit, arrivano le dimissioni del ministro per i Rapporti con il Parlamento
In una lettera pubblicata su Twitter, indirizzata a Theresa May, Andrea Leadsom, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha annunciato le proprie dimissioni. Una decisione, ammette, presa con “grande dispiacere e col cuore pesante”. Sotto accusa ci sono gli scomodi compromessi e le concessioni sulla Brexit fatti dalla premier alle opposizioni.
Leadsom, chiamata a organizzare gli affari del governo, avrebbe dovuto annunciare ai membri della Camera il nuovo accordo sulla Brexit, proposto dal primo ministro, che apre, tra l’altro, alla possibilità di un nuovo referendum.
L’esponente Tory, nella missiva, ha spiegato di non poter adempiere al proprio dovere: non sarebbe stata, infatti, in grado di esporre ai deputati un progetto in cui fondamentalmente non crede.
It is with great regret and a heavy heart that I have decided to resign from the Government. pic.twitter.com/f2SOXkaqmH
— Andrea Leadsom MP (@andrealeadsom) 22 maggio 2019
Ma chi è Andrea Leadsom?
Nel 2016, dopo le dimissioni di David Cameron, Andrea Leadsom fronteggiò Theresa May per la leadership del partito conservatore. Durante la corsa decise di ritirarsi, lasciando il posto di primo ministro alla collega.
Ritenuta una delle papabili alla guida Tory e a capo del governo, ha partecipato - nella giornata odierna - alle varie riunioni organizzate dal partito per cercare di portare, almeno per il momento inutilmente, May alle dimissioni.
Da tempo impegnata a modellare e a combattere per la Brexit, ha sempre appoggiato la premier. Almeno fino a oggi, quando ha contestato i contenuti del nuovo accordo tra cui l’eventuale referendum che porterebbe a divisioni in seno al partito, con il rischio di minarne l’unione.
Secondo l’ex leader della House of Commons, inoltre, le recenti proposte legislative relative alla Brexit non sarebbero state adeguatamente esaminate o approvate dai membri del governo. Sotto accusa anche la tolleranza nei confronti di coloro che hanno sostenuto politiche contrarie alla posizione del governo portando a una “completa rottura della responsabilità collettiva”.
Le dimissioni del ministro hanno rappresentato una giornata difficile per Theresa May, che ha continuato a resistere agli inviti a farsi da parte. L’ipotesi che May esca di scena sembra essere rinviata almeno a venerdì.
Giorno in cui la premier ha accettato di incontrare Graham Brady, presidente del Comitato 1922, influente organismo interno al gruppo parlamentare Conservatore riunitosi oggi per discutere delle sorti della premier.
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