La Brexit è stata rinviata al 31 ottobre: i motivi e le conseguenze di questa scelta
La Brexit è stata rinviata al 31 ottobre 2019.
Nella giornata di ieri ha preso il via l’atteso meeting dei leader Ue che si è protratto fino alle prime ore della mattinata odierna.
Tanti gli argomenti di discussione, ma tutti inerenti un solo problema: quello del rinvio della Brexit. Al termine della riunione, secondo quanto riportato da alcuni funzionari lì presenti, Regno Unito e Unione europea hanno trovato un compromesso tra la soluzione di Theresa May (quella del rinvio al 30 giugno) e la soluzione di Donald Tusk (quella del rinvio flessibile di 12 mesi).
Dopo ore di dibattiti, durante i quali è spiccata in particolar modo la personalità (e l’intransigenza) di Emmanuel Macron, la Brexit è stata rinviata al 31 ottobre.
Brexit slitta al 31 ottobre: i motivi
Come gran parte del mercato aveva previsto, la Brexit è stata rinviata per la seconda volta. Dopo il referendum del 23 giugno 2016, il Regno Unito ha indicato come data d’uscita dal blocco quella del 29 marzo 2019.
Le difficoltà incontrate negli ultimi due anni e mezzo, l’impossibilità di giungere a un compromesso, la necessità di evitare lo scenario del no-deal: tutti questi elementi hanno spinto Theresa May a chiedere un rinvio della Brexit al 22 maggio.
Il via libera dell’Unione europea non è servito a rasserenare il clima a Londra, dove le divisioni interne si sono fatte sempre più marcate nel momento in cui l’accordo di divorzio del Primo Ministro è stato bocciato per la terza volta.
Poi è arrivata la pronuncia ufficiale del Parlamento, che ha di fatto escluso l’ipotesi di no-deal e ha ristretto il campo d’azione della May che, di conseguenza, è stata costretta a chiedere un nuovo rinvio della Brexit al 30 giugno.
In questo caso, però, l’Ue ha voluto dire la sua con maggiore fermezza. Da qui il meeting dei leader Ue di ieri che, come accennato, si è protratto fino alle prime ore di oggi, giovedì 11 aprile.
Al termine dell’atteso incontro, l’Unione europea ha deciso di offrire al Regno Unito e a Theresa May una nuova estensione della Brexit al 31 ottobre. Il rinvio (il secondo nel giro di pochi mesi) avrà l’obiettivo di concedere a Londra più tempo per trovare un accordo di divorzio condiviso da maggioranza e opposizione. A giugno prossimo, comunque, i leader si incontreranno di nuovo per valutare eventuali progressi sul divorzio.
“Ci siamo messi d’accordo per un rinvio flessibile fino al 31 ottobre. Ciò significa sei mesi in più per trovare la migliore soluzione possibile,”
ha spiegato Tusk, ricordando che il Regno Unito potrà sia approvare un accordo prima del termine (annullando il rinvio) sia scegliere di cancellare definitivamente la Brexit.
Le conseguenze dell’estensione
Il nuovo rinvio della Brexit permetterà ai mercati e alle imprese di tirare un sospiro di sollievo. Tuttavia, se molti hanno festeggiato l’allontanamento dello scenario no-deal, altri, soprattutto i Brexiteer più accaniti, si sono detti scontenti del risultato ottenuto dalla May.
L’estensione dei termini imporrà infatti al Regno Unito di partecipare alle elezioni europee di fine maggio. Una vera e propria beffa per quanti hanno votato “Leave” a giugno del 2016. Londra dovrà comportarsi in modo responsabile e manterrà tutti i diritti e gli obblighi dell’Ue. Inoltre, se si rifiuterà di organizzare le elezioni uscirà immediatamente dal blocco il 1° giugno.
Per quel che riguarda i mercati, intanto, il cambio sterlina dollaro ha reagito soltanto limitatamente al rinvio della Brexit al 31 ottobre e ha continuato a scambiare poco sotto quota 1,31. Fondamentali, per il futuro della coppia, saranno i negoziati tra partiti britannici. La speranza? Quella di trovare un accordo di divorzio ben prima dell’autunno.
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