Brexit, domani è il grande giorno: la guida al “Super Saturday”

Luca Fiore

18/10/2019

Per la prima volta da 37 anni, domani il parlamento britannico sarà aperto in occasione del “Super Saturday”. La questione è campale: si decide sulla Brexit.

Brexit, domani è il grande giorno: la guida al “Super Saturday”

Domani, alle 9.30 ora di Londra (10:30 italiane), inizierà il “Super Saturday” che deciderà le sorti della Brexit. Basterebbe già questo per rimarcare l’importanza dell’evento: era dalla Guerra delle Falkland, nel 1982, che il parlamento di Westminster non si trovava costretto a riunirsi di sabato.

Secondo l’ordine del giorno della Camera dei Comuni, la seduta straordinaria inizierà con un discorso del premier britannico, Boris Johnson, relativo l’accordo siglato con le autorità europee.

Ordine del giorno della Camera dei Comuni

Super Saturday: Brexit, cosa succede domani

Alle parole di Johnson seguiranno le domande dei parlamentari e l’effettiva mozione sull’accordo, che sarà avviata da un altro ministro. Solo a questo punto sapremo quali saranno gli emendamenti che lo speaker della Camera, John Bercow, ha selezionato per una votazione.

Ovviamente, dal numero di emendamenti selezionati dipenderà la durata dell’intero processo: per un voto finale sarà necessario attendere il primo pomeriggio o la serata.

All’interno dell’Order Paper è inoltre previsto il voto sulla richiesta di un ennesimo rinvio dell’uscita dall’Ue, oltre il 31 ottobre. La richiesta è stata imposta al Primo ministro dal Benn Act, la legge anti-no deal promossa dalle opposizioni che costringerebbe Johnson a richiedere un’estensione della Brexit nel caso in cui il suo accordo non venisse approvato.

Super Saturday: Brexit, cosa succede se l’accordo è approvato

Il premier, che senza ombra di dubbio è un venditore migliore rispetto a Theresa May (il cui accordo sulla Brexit è stato respinto tre volte), ha più volte ribadito di essere “molto fiducioso”. “È il momento di portare a casa la Brexit, spero che i parlamentari britannici si riuniscano per approvare un accordo eccellente”.

Servono 320 voti e, stando ai ben informati, Johnson sarebbe molto vicino al raggiungimento di questa soglia (con una fronda di ”brexiteer” del partito laburista orientata a sostenere l’intesa, mancherebbe un solo voto per avere la maggioranza alla Camera dei Comuni).

Se l’accordo dovesse essere approvato, non ci sono garanzie che tutto sia pronto entro il 31 ottobre. Domani potrebbe arrivare un via libera alla mozione d’intenti (meaningful vote) e, la prossima settimana (già lunedì, ma più probabile martedì), il parlamento sarà chiamato a una ratifica vera e propria.

Dopo questi passaggi, l’accordo sulla Brexit dovrà essere ratificato anche dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo per diventare valido a tutti gli effetti.

Super Saturday: Brexit, cosa succede se l’accordo non sarà approvato

Nel caso in cui il parlamento votasse “no” ad un accordo per la quarta volta, si entrerebbe nuovamente in un territorio inesplorato.

La responsabilità del rifiuto è destinata a ricadere sui 10 membri del Democratic Unionist Party contrari a un confine nel mare d’Irlanda e al meccanismo di consenso nell’Ue (Brexit, c’è l’accordo. Sterlina sulle montagne russe). Il leader del DUP, Arlene Foster, non ha perso occasione per rimarcare “di non poter votare a favore”.

Contrarie anche alcune frange del partito conservatore e il leader laburista Jeremy Corbyn, ormai intenzionato a ridare la parola al popolo (ma che, come detto, non controlla tutto il partito).

Super Saturday: Brexit, Bruxelles verso una nuova estensione?

Secondo quanto trapelato da Bruxelles, l’Unione Europea sembrerebbe orientata a concedere una nuova estensione (anche se recenti dichiarazioni del presidente Juncker potrebbero far pensare il contrario).

In questo caso, come ha rilevato James Smith di ING, “tre mesi (di estensione, ndr) non sarebbero sufficienti, dato che probabilmente ci troveremo di fronte ad elezioni e, contando anche il Natale, non ci sarebbe molto tempo per concludere un accordo”.

Per Smith, “potrebbe ripetersi lo scenario a cui abbiamo già assistito”, e cioè un estensione di altri sei mesi con la possibilità di un’uscita anticipata.

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