Carlo Calenda ha auspicato che anche nella prossima legislatura ci possa essere un governo di unità nazionale: a guidarlo potrebbe essere solo Mario Draghi, dando il via così a una Terza Repubblica.
Carlo Calenda sembrerebbe avere le idee molto chiare su quello che dovrebbe essere il futuro politico del Paese. Dopo il buon risultato alle elezioni a Roma e forte dei sondaggi che indicano Azione stabilmente oltre la soglia di sbarramento del 3%, l’ex ministro ora ha intrapreso una sorta di tour che lo porterà a fare comizi in molte città italiane.
Ospite a Cremona di una tavola rotonda organizzata dalla Confindustria locale, Calenda come al suo solito senza usare mezze parole ha spiegato quali potrebbero essere le prospettive in vista dei due grandi prossimi appuntamenti: l’elezione del Presidente della Repubblica a febbraio e poi le politiche a marzo 2023.
L’idea di fondo di Carlo Calenda è di creare in Italia un fronte moderato simile a quello che già c’è in Europa, la cosiddetta “maggioranza Ursula” che ha varato il Recovery Plan e che vedrebbe insieme Forza Italia, Partito Democratico, Azione e centristi vari.
L’obiettivo è quello di “staccare l’estremo” ovvero Lega, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle, con l’unico che può dare vita a questa rottura “costruendo le premesse nella prossima legislatura per un governo di unità nazionale tra gli europeisti e le persone più serie credo che sia Mario Draghi”.
In questa ottica Draghi non dovrebbe essere mandato al Quirinale, visto che l’idea che dal Colle “possa continuare a gestire la Presidenza del Consiglio è totalmente illusoria”, con l’unica conseguenza che si tornerebbe a quel “casino che ha distrutto il Paese negli ultimi trent’anno facendolo declinare”.
Calenda e il “piano” per Draghi
Il ragionamento di Carlo Calenda su quella che lui ha definito una “nuova Terza Repubblica” sotto il segno di Mario Draghi lascia parecchi dubbi. Per prima cosa l’attuale Presidente del Consiglio non scenderà mai in prima persona in politica, quindi non si capisce come possa guidare un governo di unità nazionale anche nella prossima legislatura.
L’unico modo è che alle urne ci sia un pareggio elettorale, ma in quel caso i partiti citati da Calenda dovrebbero fare campagna elettorale proponendo già prima del voto un Governo guidato da una persona che non si è candidata e quindi che non è stata votata.
Altro piccolo particolare è che stando agli ultimi sondaggi la “maggioranza Ursula” ipotizzata dal leader di Azione non avrebbe i numeri per formare una maggioranza parlamentare. Un nuovo governo Draghi anche nel 2023 dovrà passare per forza di cose dall’apertura a Lega o Movimento 5 Stelle.
Appare poi ingeneroso quando si parla di fronte che ha “varato il Recovery Plan” non citare Giuseppe Conte, visto che l’attuale guida del Movimento 5 Stelle è stato il grande protagonista del PNRR quando era a Palazzo Chigi mentre gran parte dei media profetizzavano un fallimento della sua strategia.
Carlo Calenda non è di certo l’unico politico che vorrebbe un Draghi-bis nel 2023, anche Confindustria ha espresso questo desiderio, ma non bisogna dimenticare che saranno gli italiani a decidere chi mandare a Palazzo Chigi quando torneranno ad aprirsi le urne.
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