Cannabis light fa male? Per il Consiglio Superiore di Sanità possibile stop alle vendite

Chiara Ridolfi

22 Giugno 2018 - 17:33

Il Consiglio Superiore di Sanità ha messo in guardia dai possibili effetti della cannabis light, portando caos e panico tra migliaia di rivenditori. Vediamo quali sarebbero i problemi per la salute.

Cannabis light fa male? Per il Consiglio Superiore di Sanità possibile stop alle vendite

La cannabis light fa male? Questa la domanda che molti si pongono dopo le dichiarazioni dell’Consiglio Superiore di Sanità. La cannabis light, ossia la proposta, in vendita in moltissimi negozi e tabaccherie, con livelli di Thc molto bassi, potrebbe essere dannosa per la salute umana e soprattutto per i ragazzi.
Nel mirino sono finiti tutti i“ prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa” con un livello di Thc inferiore allo 0,2%, che secondo il Css potrebbero arrecare danni, dal momento che la concentrazione di questa sostanza non sarebbe da trascurare.

Una notizia che ha mandato subito in tilt tutti i rivenditori che ora temono una chiusura. In Italia sono infatti nati moltissimi punti vendita negli ultimi mesi, che ora potrebbero dover tirare giù la serranda e attendere approfondimenti. Difatti la paura è che in attesa di un parere medico sui cannabinoidi si decida per una sospensione delle vendita, con ovvie ingenti perdite per i negozi. La domanda però rimane sempre la stessa: la cannabis light fa male? Quali sono gli effetti che ha sul corpo e cosa gli imputa il Css? Vediamo di fare chiarezza sulla questione e di capire quali siano gli effetti negativi sul nostro corpo.

La cannabis light fa male? Il parere del Css

A scatenare il problema è stato il parere del Consiglio Superiori di Sanità che ha messo in chiaro come non si possa escludere il pericolo. Il Css continua poi affermando:

nell’interesse della salute individuale e pubblica e in applicazione del principio di precauzione, misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti.

Il parere ha mandato subito tutti nel panico, dal momento che il mercato è in piena espansione e nel mese di maggio si è registrato un vero e proprio boom di aperture di shop. Una decisione però in netta controtendenza con quanto invece sta succedendo in Canada, dove la cannabis non solo è legalizzata, ma si sta pensando anche di rivederne la classificazione.
La marijuana potrebbe ben presto essere rivista come rimedio terapeutico, con una sua possibile declassificazione dalle tabelle di pericolosità internazionale. Clima e atteggiamento ben diverso quindi quello che si registra in Canada, dove la cannabis sta facendo ottenere ottimi risultati anche all’economia del Paese.

Il Css in Italia ha invece specificato che la cannabis, anche con un livello di Thc basso, potrebbe arrecare danni al cervello. Si legge infatti:

La biodisponibilità di Thc anche a basse concentrazioni non è trascurabile, sulla base dei dati di letteratura; per le caratteristiche farmacocinetiche e chimico-fisiche, Thc e altri principi attivi inalati o assunti con le infiorescenze di cannabis sativa possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili.

Ma la sua penetrazione nei tessuti non sembrerebbe essere l’unica questione che spaventa e preoccupa il Css, che aggiunge infatti di essere in apprensione per il consumo senza specifiche.

il rischio al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni, quali ad esempio età, presenza di patologie concomitanti, stati di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione, così da evitare che l’assunzione inconsapevolmente percepita come ‘sicura’ e ‘priva di effetti collaterali’ si traduca in un danno per se stessi o per altri.

La pianta attualmente viene infatti venduta senza pacchetti che specifichino i possibili danni all’apparato respiratorio o che mettano in guardia i consumatori da eventuali danni alla salute. La cannabis con un basso livello di Thc non porta infatti a sballarsi, dal momento che proprio questa sostanza porta agli effetti dello sballo.
La cannabis leggera invece, con il Thc basso, porterebbe il corpo ad un semplice rilassamento e in molti Paesi del mondo verrebbe anche prescritta per questa sua caratteristica. Da gennaio 2017 anche nelle farmacie italiane è possibile trovare la così detta cannabis terapeutica, che deve essere prescritta dal proprio dottore e che può dare dei benefici naturali al corpo.

Negli stati Uniti la marijuana terapeutica è legale in ben 29 stati, dove viene prescritta per diverse malattie e problemi. Cancro, HIV, disturbo da stress post-traumatico e morbo di Parkinson sono solo alcune delle malattie e patologie per le quali la marijuana terapeutica viene prescritta e per la quale moltissimi pazienti riescono ad ottenere dei benefici.
In Italia la questione sembrerebbe però differente e le parole del Css hanno lasciato di stucco anche Marco Perduca dell’associazione Luca Coscioni che ha dichiarato:

L’epocale annuncio dell’Organizzazione mondiale della salute circa l’avvio, per la prima volta nella storia, di una revisione delle proprietà terapeutiche della cannabis con probabile declassificazione della sua pericolosità nelle tabelle internazionali.
Sfidiamo il Css a portare avanti studi propri, se ne è capace, invece che raccogliere ‘dati in letteratura’ che sono spesso datati e frutto di impostazioni ideologiche se non antiscientifiche.

Alla domanda la cannabis light fa male quindi per il momento non è possibile dare una risposta certa e si dovranno attendere le prossime analisi che svolgerà il Css. Nel frattempo però il mondo sembra avanzare e prendere posizioni diametralmente opposte a quelle che l’Italia e le sue istituzioni hanno assunto in questi ultimi giorni. Staremo a vedere i prossimi sviluppi e la possibile chiusura per i centinaia di negozi nati nelle principali città del Paese.

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