Il più grande asset manager al mondo e lo Schema volontario Fitd, avrebbero trovato un accordo sul piano di salvataggio della banca genovese. Secondo alcune indiscrezioni a BlackRock andrebbe il 45% del capitale, mentre al Fidt il 35% di Banca Carige
C’è l’accordo tra BlackRock e Schema volontario Fitd sul piano di salvataggio di Banca Carige.
Il quotidiano Il Messaggero questa mattina ha scritto di una riunione tenutasi in Banca d’Italia lo scorso 24 aprile, nel corso della quale si è discusso della condivisione delle condizioni dell’operazione che verranno inserite nell’offerta vincolante di BlackRock, attesa entro maggio.
Salvataggio Carige: i nomi dei presenti alla riunione del 24 aprile
All’incontro, cui hanno partecipato il Vicedirettore di Bankitalia, Fabio Panetta, i rappresentanti del fondo di BlackRock coinvolto nel piano e dei suoi coinvestitori, i vertici dello schema guidato da Salvatore Maccarone e Giuseppe Boccuzzi ed, inoltre, il Commissario straordinario di Carige Pietro Modiano, sarebbe stata discussa una ricapitalizzazione da 720 milioni di euro, di dimensioni quindi maggiori rispetto alle stime di 630 milioni di euro circolate nei giorni scorsi.
Secondo le indiscrezioni del quotidiano romano, a BlackRock andrebbe il 45% del capitale, mentre al Fitd il 35% di Carige. Nelle prossime ore si dovrebbero decidere con la Sga i dettagli sul prezzo di vendita di crediti deteriorati, per un valore di 1,9 miliardi di euro. Lo scopo è quello di evitare troppe rettifiche che possano alzare ancora la ricapitalizzazione. Si parla di un valore pari al 21-22% circa.
Banca Carige: lunedì 6 maggio la giornata decisiva
La giornata cruciale per Carige dovrebbe essere lunedì 6 maggio, quando a Milano si riunirà il Comitato di gestione dello Schema volontario Fidt per approvare la conversione dei 318,2 milioni del bond in capitale Carige sottoscritto nell’autunno scorso.
Successivamente, i fondi dovrebbero sottoscrivere il resto della ricapitalizzazione che vedrebbe impegnato anche l’attuale azionista di riferimento, la famiglia Malacalza: al termine dell’operazione, i fondi avrebbero il 45%, lo schema il 35%, Malacalza il 10% (impegno per circa 70-80 milioni) e il 10% sarebbe flottante.
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