Caso Gregoretti, il dossier arriva alla Giunta del Senato: Salvini rischia davvero il processo?

Charlotte Matteini

5 Gennaio 2020 - 17:34

Da mercoledì 8 gennaio, la Giunta per le immunità del Senato inizierà a valutare il dossier del «caso Gregoretti», vicenda che vede Matteo Salvini accusato di sequestro di persona aggravato per aver bloccato la nave della Guardia Costiera con a bordo 131 migranti

Caso Gregoretti, il dossier arriva alla Giunta del Senato: Salvini rischia davvero il processo?

Scampato il processo per il caso Diciotti, l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini potrebbe trovarsi ad affrontare accuse per sequestro di persona aggravato per il blocco della nave della Guardia Costiera Gregoretti risalente al 20 marzo 2019. Il tribunale dei Ministri di Catania ha chiesto l’autorizzazione a procedere contro l’ex titolare del Viminale e senatore leghista e proprio al rientro dalla pausa natalizia la Giunta per le Immunità di Palazzo Madama si troverà ad analizzare il dossier del caso.

Dalla discussione al voto in Aula, tutte le tappe del caso Gregoretti

Per mercoledì 8 gennaio alle ore 14, infatti, è stata convocata dal presidente Maurizio Gasparri, la prima riunione della Giunta per le Immunità parlamentari chiamata a decidere sull’autorizzazione a procedereper la vicenda Gregoretti.

Il percorso per arrivare a un verdetto definitivo prenderà almeno tutto il mese di gennaio 2020 e prevede altre cinque riunioni già calendarizzate (9 gennaio alle 8.30, 13 gennaio alle 15.30, 14 gennaio alle 20, 15 gennaio alle 8.30 e 20 gennaio alle 17, ndr). 

I senatori della Giunta per le Immunità dovranno analizzare la memoria difensiva depositata da Matteo Salvini nella mattinata del 3 gennaio e votare, entro 30 giorni dal ricevimento dell’atto, la relazione del presidente Gasparri. Il voto in Aula, invece, dovrebbe tenersi tra il 10 e il 15 febbraio

La memoria difensiva di Salvini

Il senatore Salvini, nelle nove pagine di memoria redatte dalla parlamentare ed ex ministro leghista Giulia Bongiorno, respinge ogni accusa e sostiene che essendo i casi Diciotti e Gregoretti «sovrapponibili» anche l’autorizzazione a procedere richiesta ora dovrebbe essere respinta come accadde per la vicenda Diciotti. Inoltre, si legge nella memoria difensiva di Salvini, il blocco dello sbarco dei 131 migranti a bordo della Gregoretti seguì lo stesso iter del caso Diciotti e la decisione venne assunta da tutta la compagine governativa, dunque assieme al presidente del Consiglio Conte, al vicepremier Di Maio e ai ministri delle Infrastrutture e della Difesa Toninelli e Trenta, e non solo dall’allora titolare del Viminale.

«L’interesse pubblico è evidente sotto molteplici profili, che segnano inequivocabilmente la linea su cui si è articolata l’attività di tutta la compagine governativa nella gestione dell’evento in modo del tutto sovrapponibile a quanto avvenuto con la Diciotti», sottolinea Salvini in tre passaggi della memoria difensiva, rimarcando il fatto che all’epoca del caso Diciotti Conte e Di Maio si dichiararono corresponsabili del blocco e allegando una serie di documenti a riprova dei fatti.

I dubbi sulla versione di Salvini

La tesi di Salvini, però, non vede affatto d’accordo alcuni componenti della Giunta, soprattutto per quanto riguarda il passaggio relativo alla «collegialità» della decisione e dei relativi documenti a supporto, i senatori Grasso (Leu) e De Falco (Ex M5S) rilevano che si riferiscono alla richiesta di redistribuzione dei migranti in Europa e non al blocco dello sbarco della Gregoretti: «Ci fu collegialità del governo sulla redistribuzione dei migranti, che però è il momento successivo a quello dello sbarco, e di quest’ultimo non c’è traccia», spiega De Falco mentre Grasso definisce «suicida» la strategia difensiva di Salvini e sottolinea che è evidente dalla documentazione che «il governo non sia stato coinvolto nell’assegnazione del Pos e nello sbarco dei migranti, ma solo nella ricerca di paesi disponibili per il ricollocamento».  

Salvini rischia il processo? Numeri alla mano, sì

Nonostante Salvini neghi ogni responsabilità nella vicenda e respinga le accuse di sequestro di persona al mittente, difficilmente il senatore leghista riuscirà ad evitare il processo. Secondo i calcoli del quotidiano Repubblica, alla votazione della Giunta per le Immunità parlamentari del prossimo 20 gennaio, Salvini potrebbe contare su 10 voti contrari alla richiesta di autorizzazione a procedere (5 della Lega, 4 d Forza Italia, 1 di Fratelli d’Italia) ma sarebbero 13, invece, i voti favorevoli (6 del Movimento 5 Stelle, 3, Italia Viva, 1 di Leu, 1 Pd, e 2 Misto).

E alla votazione in Aula, invece? Stando alle intenzioni di voto, è possibile che questa volta la richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini venga accolta. L’ex ministro, infatti, potrebbe contare su meno di 140 voti a Palazzo Madama, complice il fatto che questa volta, a differenza del caso Diciotti, non ci saranno pentastellati disposti «a salvarlo».

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