Il Parlamento approva una legge che riconosce la cefalea cronica come una malattia sociale, ne soffrono circa 7 milioni di italiani.
La cefalea cronica viene riconosciuta come una malattia sociale e invalidante. Il Senato della Repubblica in data 8 luglio 2020 ha approvato a pieni voti un disegno di legge che tutela chi soffre di cefalea, un progetto intrapreso dalla Lega nel lontano 2011.
La legge ha ottenuto 253 voti a favore, 2 contrari e nessuna astensione.
Grande la soddisfazione della deputata leghista Arianna Lazzarini, segretario della Commissione Affari sociali della Camera e prima firmataria del disegno di legge:
“Un segnale concreto che accende i riflettori su questa malattia, affinché i soggetti che ne soffrono non siano più abbandonati a loro stessi e possano finalmente avere una speranza e una nuova dignità di vita.”
Cosa prevede la nuova legge sulla cefalea cronica
Il testo appena approvato in Senato estende la nozione di “malattia sociale” alle seguenti patologie:
- cefalea primaria cronica;
- emicrania cronica;
- cefalea cronica quotidiana;
- emicrania parossistica cronica;
- cefalea nevralgiforme unilaterale.
- cefalea a grappolo cronica.
Queste vengono riconosciute per la prima volta come socialmente invalidanti, ovvero patologie che coinvolgono un elevato numero di persone - in Italia circa 7 milioni - ed incidono sulla società e la qualità della vita.
Il testo di legge è composto da un solo articolo, che recita:
“La cefalea primaria cronica, accertata da almeno un anno nel paziente mediante diagnosi effettuata da uno specialista del settore presso un centro accreditato per la diagnosi e la cura delle cefalee che ne attesti l’effetto invalidante, è riconosciuta come malattia sociale […] nelle seguenti forme: a) emicrania cronica e ad alta frequenza; b) cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici; c) cefalea a grappolo cronica; d) emicrania parossistica cronica; e) cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione; f) emicrania continua.”
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