La Fedeli vuole introdurre il bilancio di sostenibilità nella scuole, ma cos’è e a cosa serve questo strumento? Ve lo spieghiamo noi.
Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, ha recentemente affermato che il Miur sta lavorando per introdurre il bilancio di sostenibilità e questo strumento potrebbe essere introdotto anche nelle scuole.
Alla luce delle dichiarazioni rilasciate dalla Fedeli saranno in molti a chiedersi che cos’è un bilancio di sostenibilità e, soprattutto, a cosa serve.
Il bilancio di sostenibilità, detto anche bilancio sociale, è uno strumento che negli ultimi anni si è diffuso sempre di più nelle aziende e negli enti pubblici per dar conto di quegli aspetti della propria attività che esulano da quelle strettamente economiche.
Il suo scopo è quello di valutare l’impatto sociale e ambientale di un’azienda o un ente su tutti i soggetti che, in qualche modo, sono coinvolti con la stessa.
Per fare un esempio concreto, i portatori d’interesse di un’azienda possono essere i suoi azionisti, i suoi dipendenti, le aziende con cui collabora, ma anche i fornitori.
Ma cosa c’entra tutto ciò con la scuola e con il Miur? Cerchiamo di capirlo insieme.
Bilancio di sostenibilità: cos’è e a che cosa serve
Il bilancio di sostenibilità, dunque, non è come il bilancio di esercizio che serve a valutare la situazione economico-finanziaria di un’azienda, ma ha lo scopo di valutare l’impatto di questa su coloro che sono coinvolti in essa a vari livelli, ma anche sul contesto sociale, ambientale e comunitario.
Negli ultimi anni, non è inusuale che un ente pubblico rediga un bilancio di sostenibilità per dar conto della sua attività ai cosiddetti stakeholders - i “portatori di interesse”- i soggetti con cui l’azienda si relaziona e che hanno un diritto riconosciuto (o un interesse) a conoscere l’andamento dell’attività.
Lo scopo, dunque, è quello di essere in grado di fornire un quadro di un’azienda o un ente pubblico che vada al di là dell’aspetto puramente numerico e che sia in grado di far emergere i risultati della sua attività mettendoli a confronto con gli obiettivi dichiarati.
Tale strumento non è rivolto unicamente all’esterno dell’azienda, ma anche all’interno perché può essere un’occasione di verifica dell’attività svolta, facendo un bilancio appunto di punti negativi e positivi e introducendo eventuali modifiche o interventi.
Bilancio di sostenibilità: come si applica alla scuola?
La Fedeli, dunque, ha dichiarato che l’introduzione del bilancio di sostenibilità non è solo un’idea, ma un vero e proprio progetto su cui il Miur starebbe già lavorando per stabilire caratteristiche e criteri.
L’idea è di inserirlo prima all’interno del Ministero dell’Istruzione e poi di proporlo a dirigenti scolastici e docenti al fine di estenderlo a tutte le scuole e gli istituti, per renderlo uno strumento collegiale.
Lo scopo è quello di “responsabilizzare l’azione formativa per poi valutarne l’efficacia e l’impatto” - queste le parole della Fedeli, che spiega che “la sostenibilità vuol dire tutto [...] edilizia scolastica, i materiali che si utilizzano, i contenuti della formazione e quindi anche delle abilità nuove di conoscenze che si devono immettere”.
Il bilancio di sostenibilità, dunque, potrebbe presto diventare realtà in tutti gli istituti scolastici, ma chi sarebbero i “portatori d’interesse” da informare?
Nel caso del sistema scolastico si può pensare che vengano considerati stakeholders tutto il personale docente e ATA, i genitori, gli studenti stessi, ma anche il Miur e la comunità tutta.
Le domande a cui dovrà rispondere questo bilancio saranno, probabilmente, relative all’attività formativa e agli obiettivi posti ad inizio anno, rendendo conto sul se e in che misura siano stati raggiunti, sull’impatto dell’attività sul complesso scuola e sulla comunità e su eventuali interventi migliorativi da introdurre.
Le critiche al sistema del bilancio sociale sono diverse, soprattutto perché è uno strumento che può essere abbastanza utile se preso seriamente e mantenendo una certa onestà intellettuale, mentre è totalmente inutile quando ciò non avviene.
E poiché lo strumento non è ancora obbligatorio a livello legale, in molti casi a verificarsi è il secondo scenario, rendendo tale strumento poco credibile e sostanzialmente inutile.
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