Chi è e cosa vuole Hamas: storia del movimento palestinese in lotta con Israele

Alessandro Cipolla

11/05/2021

Da oltre 30 anni Hamas si batte per la nascita di uno Stato palestinese, in perenne lotta con Israele che la definisce una organizzazione terroristica.

Chi è e cosa vuole Hamas: storia del movimento palestinese in lotta con Israele

Torna a essere incandescente la situazione in Israele e si riaccendono i riflettori su Hamas, il Movimento Isalmico di Resistenza palestinese considerato da buona parte del mondo occidentale come una organizzazione terroristica.

Da giorni sono ripresi duri scontri lungo la Spianata delle Moschee, con il bilancio che sarebbe di circa 300 feriti. Dalle zone controllate dai palestinesi sono partiti anche diversi razzi diretti verso Gerusalemme, con l’aviazione israeliana che ha risposto bombardando Gaza provocando la morte di 20 persone tra cui anche bambini.

Per Gerusalemme dietro questa escalation ci sarebbe la mano di Hamas, che poco prima aveva lanciato un ultimatum alle forze israeliane di ritirare le proprie truppe da Al Aqsa e Sheikh Jarrah.

Ma chi è e cosa vuole Hamas? Cerchiamo di ripercorrere la storia di questo movimento in lotta contro Israele, divenuto anche un partito politico tanto da poter contare in questo momento sulla maggioranza assoluta del Consiglio Legislativo Palestinese.

Chi è Hamas?

Harakat al-Muqāwama al-Islāmiyya, meglio conosciuto come Hamas, è un movimento paramilitare e politico, il principale della Palestina, considerato un’organizzazione terroristica da parte di Israele.

Stessa opinione anche da parte degli Stati Uniti, dell’Egitto, del Giappone, del Canada e dell’Unione Europea dopo una decisione presa da Bruxelles nel 2003.

Le radici di Hamas affondano nei Fratelli Musulmani, una organizzazione islamista internazionale nata nella prima metà del secolo scorso in Egitto. Il Cairo fino alla Guerra dei 6 Giorni controllava la striscia di Gaza, contrastando le organizzazioni estremiste, con il territorio che nel 1967 a seguito del conflitto è passato poi in mano a Israele.

Negli anni ‘70 e ‘80 si può iniziare già a parlare di una prima presenza a Gaza dell’organizzazione, che però era attiva soprattutto nel campo sociale allargandosi anche alla Cisgiordania.

Per la prima volta il nome di Hamas è comparso nel 1987 in un volantino anti-Israele, per volontà del suo fondatore Aḥmad Yāsīn ucciso nel 2004 da un attacco da parte di Gerusalemme. La svolta armata invece è arrivata in occasione della prima Intifada diventando una sorta di braccio armato dei Fratelli Musulmani.

Un anno più tardi Hamas si è dotato di un preciso Statuto, che indica al vertice dell’organizzazione una Guida suprema e subito dopo il Consiglio (formato da 50 persone) e l’Ufficio Politico.

Negli anni Hamas si è reso responsabile di numerosi attentati in territorio israeliano, spesso suicidi, mentre di recente la tattica di guerriglia si è incentrato nel lancio di razzi verso i territori occupati e Gerusalemme.

Cosa vogliono? La lotta contro Israele

Oltre che una organizzazione paramilitare, Hamas è anche un movimento politico. Alle elezioni del 2006 per la formazione del Consiglio Legislativo Palestinese, una sorta di Parlamento, ha ottenuto la maggioranza assoluta con 74 seggi su un totale di 134.

Nel 2014 si sarebbero dovute svolgere delle nuove elezioni in Palestina, ma da allora sono state sempre rinviate. A meno di un altro slittamento, la volta buona dovrebbe essere il prossimo 22 maggio.

Quando Hamas ha iniziato la sua lotta armata, lo scopo era quella di combattere con la guerriglia e con atti di terrorismo Israele. Negli anni non mancate così delle intifade e delle insurrezioni.

Per lo Statuto, l’obiettivo di Hamas è la nascita di uno Stato palestinese, che comprenda tutti quei territori facenti parte prima delle varie occupazioni che si sono susseguite negli anni, con Gerasulamme Est come sua capitale.

Lo scopo sarebbe così quello di creare due Stati indipendenti: una soluzione formalmente condivisa anche da Israele, ma lo scoglio maggiore appare essere il destino di tutti quei territori occupati dai coloni che sono da sempre restii ad abbandonare quelle che ora sono le loro terre.

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