Un report presentato da alcune Ong ha fatto luce sull’ammontare degli investimenti nell’industria del carbone e sull’origine dei flussi di denaro.
Negli ultimi tre anni l’industria del carbone ha ricevuto finanziamenti per oltre $1.500 miliardi da parte di grandi banche e società finanziarie che intrattengono solidi legami con gli apparati statali di alcuni Paesi. A sostenerlo è il report «Who Is Still Financing the Global Coal Industry?», frutto del lavoro di oltre 20 organizzazioni non governative, tra cui la tedesca Urgewald.
Cina e Giappone occupano una posizione di rilievo tra le nazioni che hanno deciso d’incrementare i loro investimenti nell’estrazione e nella lavorazione di questo combustibile fossile, come si legge nel documento diffuso. Tuttavia anche alcune banche statunitensi figurano tra i principali finanziatori delle imprese operanti nel settore di riferimento.
Carbone: quali paesi investono di più?
Sulla base di quanto riportato nel documento delle Ong, circa l’80% dei finanziamenti complessivi erogati all’industria del carbone (si parla di $1.200 miliardi) proviene dalle banche o dai fondi d’investimento statale di sei nazioni: Stati Uniti, Cina, Giappone, India, Canada e Regno Unito. Si tratta di Paesi che hanno manifestato la volontà di abbandonare progressivamente le fonti energetiche più inquinanti; oltretutto Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Giappone si sono impegnati a non investire nell’industria estrattiva del carbone oltre dicembre 2021.
“È assolutamente spaventoso vedere che fondi pensione, gestori patrimoniali, fondi comuni e altri investitori istituzionali stanno ancora scommettendo sulle aziende del carbone nel bel mezzo di una crisi climatica esistenziale”.
Questo è quanto affermato da Yann Louvel, analista politico della Ong francese Reclaim Finance, che ha preso parte alla raccolta delle informazioni presenti nel comunicato.
Chi finanzia l’industria del carbone?
Nel report si legge chiaramente che il 48% dei prestiti elargiti alle imprese operanti nell’industria del carbone provengono da 12 banche, suddivise in 5 nazioni. La maggior parte dei prestiti è stata erogata dalle banche giapponesi Mizuho Financial, Mitsubishi UFJ Financial e SMBC Group, seguite dalla britannica Barclays e dall’americana Citigroup. Fonti delle Ong precisano che ben 10 degli istituti di credito in oggetto, tra i quali si trovano anche JP Morgan, Wells Fargo, Bank of America e BNP Paribas, sono membri della «Net Zero Banking Alliance», l’iniziativa volta ad accelerare la transizione ecologica nel settore bancario.
Parlando dei servizi di underwriting nell’industria del carbone, ovvero la sottoscrizione di titoli di nuova emissione da parte di un intermediario finanziario, le banche cinesi mantengono un ruolo di primaria importanza, dato che gestiscono il 36% delle sottoscrizioni a livello globale. Tra i 12 principali sottoscrittori a livello mondiale si trova anche la banca USA JP Morgan, che dal 2019 al 2021 ha sottoscritto azioni per un volume totale superiore a $24 miliardi.
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