E se il coronavirus fosse originato negli Stati Uniti? È l’ipotesi che la propaganda cinese sta cercando di avvalorare in questi giorni.
La Cina in questi giorni sta cercando di avvalorare la tesi secondo cui il coronavirus potrebbe aver avuto origine negli Stati Uniti, quindi al di fuori del Paese. In particolare, dicono alcuni organi politici e di stampa, sono state le forze militari americane a portare il virus a Wuhan.
Sia i media che i funzionari governativi cinesi stanno insinuando che la mancanza di informazioni sulla diffusione del virus negli USA possa nascondere una verità scomoda.
Coronavirus nato negli USA: Cina chiede trasparenza
A riportare in auge l’ipotesi secondo cui il coronavirus sia in realtà nato negli Stati Uniti le parole del direttore del Centers for Disease Control and Prevention, Robert Redfield. A quest’ultimo è stato chiesto se alcune morti delle ultime settimane fossero state attribuite erroneamente all’influenza stagionale anziché al COVID-19 e la sua risposta è stata: “Alcuni casi vengono ancora diagnosticati così negli USA”.
Tra le personalità che stanno cercando di corroborare questa tesi, anche un portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, che ha accusato Washington di scarsa trasparenza sulla questione coronavirus. Questo atteggiamento secondo il portavoce nasconderebbe il fatto che l’esercito americano potrebbe aver portato il virus a Wuhan. Ecco cos’ha scritto su Twitter:
“Chi è il paziente zero negli USA? Quante persone sono state contagiate? Quali sono gli ospedali coinvolti? Potrebbe esser stato l’esercito americano a portare il virus a Wuhan. Siate trasparenti! Pubblicate le informazioni! Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione”.
2/2 CDC was caught on the spot. When did patient zero begin in US? How many people are infected? What are the names of the hospitals? It might be US army who brought the epidemic to Wuhan. Be transparent! Make public your data! US owe us an explanation! pic.twitter.com/vYNZRFPWo3
— Lijian Zhao 赵立坚 (@zlj517) March 12, 2020
Anche l’OMS non ha mai nascosto che si tratti di un fenomeno globale, la cui origine è ancora da determinare. Questo quanto ribadito dall’ambasciatore cinese in Sudafrica la scorsa settimana che ha spiegato come il COVID-19 non sia necessariamente “nato in Cina”.
Although the epidemic first broke out in China, it did not necessarily mean that the virus is originated from China, let alone "made in China". pic.twitter.com/EVXLkQnyfF
— Chinese Ambassador to South Africa (@AmbLINSongtian) March 7, 2020
Opera di propaganda o ipotesi concreta?
Un ricercatore cinese, Zhang Wenhong, in un’intervista concessa a China Daily ha spiegato come sia più probabile che il nuovo coronavirus sia originato a Wuhan perché lì si è assistito “a una iniziale concentrazione dei casi”, altrimenti avremmo osservato infezioni quasi contemporanee in diverse regioni del Paese.
Molti funzionari cinesi stanno rispondendo alla “politicizzazione” dell’epidemia portata avanti da Paesi come gli Stati Uniti, dove si continua a utilizzare espressioni come “Coronavirus cinese” o “Virus di Wuhan”. Gli esperti però credono che ci si stia cercando di discolpare mentre il virus continua a diffondersi pericolosamente in tutto il mondo. Tra le motivazioni del cambio di strategia comunicativa, ci sarebbe anche quello di respingere le critiche sulla gestione dell’emergenza da parte del governo. L’opinione pubblica, infatti, crede che il ritardo nell’annunciare l’epidemia abbia portato a molte più infezioni.
Questa settimana, intanto, il leader cinese, Xi Jinping, ha fatto visita a Wuhan per la prima volta dopo l’inizio dei contagi. Gli organi di stampa cantano vittoria, l’ultimo ospedale temporaneo della città viene chiuso e il picco dell’epidemia è alle spalle.
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