Lo slancio economico della Cina si è raffreddato, come hanno mostrato le ultime letture dei PMI. Il dragone frena, colpito nuovamente dall’emergenza Covid. Manifatturiero e servizi in contrazione.
La Cina ha sempre più bisogno di stabilità economica e i dati PMI manifatturiero e dei servizi appena rilasciati lo hanno confermato.
Mentre l’Occidente è alle prese con la guerra in Ucraina e il terremoto energetico, Pechino sta di nuovo lottando contro l’emergenza Covid, che rischia di frenare la ripresa della potenza mondiale.
I segnali provenienti dalla lettura dei PMI del 31 marzo non sono incoraggianti: è contrazione per manifatturiero e servizi cinesi come non accadeva dallo scoppio della pandemia nel 2020.
In Cina l’ombra del Covid frena l’economia. Di nuovo
L’attività nel settore manifatturiero e dei servizi cinese si è contratta a marzo per la prima volta dall’apice dell’epidemia nel Paese nel 2020, aumentando l’urgenza di un maggiore intervento politico per stabilizzare l’economia.
Nel dettaglio, l’indice ufficiale dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero (PMI) è sceso a 49,5 dal 50,2 di febbraio, ha affermato giovedì il National Bureau of Statistics (NBS), mentre il PMI non manifatturiero è diminuito a 48,4 dal 51,6 di febbraio.
Il PMI composito ufficiale cinese, che combina la produzione e i servizi, si è attestato a 48,8 a marzo contro il 51,2 a febbraio.
L’ultima volta che entrambi gli indici sono stati contemporaneamente al di sotto dei 50 punti, che separano la contrazione dalla crescita, è stato nel febbraio 2020, quando le autorità si stavano affrettando per arrestare la diffusione del coronavirus, rilevato per la prima volta nella città di Wuhan, nella Cina centrale.
La seconda economia più grande del mondo ha visto un rilancio a gennaio-febbraio, con alcuni indicatori chiave che hanno superato le aspettative. Tuttavia, ora rischia di rallentare bruscamente con le autorità che stanno limitando la produzione e la mobilità nelle città colpite dall’impennata di contagi, tra cui Shanghai e Shenzhen.
Il blocco di Shanghai, per esempio, ha scosso la produzione automobilistica negli ultimi giorni quando due importanti fornitori si sono uniti a Tesla nella chiusura degli impianti per conformarsi alle misure per controllare la diffusione dei positivi.
Il contesto non è favorevole allo slancio del dragone.
L’indebolimento della produzione e della domanda ha accelerato anche la contrazione dei posti di lavoro nelle fabbriche, con il sottoindice dell’occupazione che è scivolato a 48,6 a marzo, il più basso da febbraio 2021.
Inoltre, secondo un sondaggio della People’s Bank of China pubblicato mercoledì 30 marzo, i consumatori cinesi stanno diventando più cauti di quanto non fossero all’inizio della pandemia.
Invece di spendere o investire i propri soldi, più cinesi volevano risparmiare nei primi tre mesi del 2022. Gli intervistati che si sono dichiarati più propensi a risparmiare nel primo trimestre sono saliti al 54,7%, il massimo registrato dal terzo trimestre del 2002, secondo i dati consultati tramite Wind Information.
Pechino corre ai ripari per l’economia interna
Per attutire l’impatto dei nuovi blocchi, le autorità cinesi hanno svelato misure a sostegno delle imprese, come le esenzioni dall’affitto per alcune piccole aziende del settore dei servizi.
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Il Governo ha dichiarato che lancerà politiche per stabilizzare l’economia il prima possibile in un contesto di crescenti pressioni.
La banca centrale, che a marzo ha mantenuto invariato il tasso di interesse di riferimento per i prestiti alle imprese e alle famiglie, dovrebbe tagliare i tassi e abbassare i requisiti di riserva per le banche man mano che aumentano le pressioni economiche al ribasso, affermano gli analisti.
La contrazione, in Cina, c’è e l’emergenza Covid nella nazione asiatica mette a rischio anche le forniture globali.
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