La stretta normativa della Cina sui colossi tech torna in primo piano e spinge in forte ribasso i titoli dei giganti di videogiochi e streaming. Il dragone resta protagonista dei mercati.
I titoli tecnologici della Cina scivolano pesantemente con la riapertura dei mercati, dopo la notizia che Pechino ha inasprito le normative sul redditizio settore del livestreaming del Paese.
L’indice Hang Seng Tech, che replica i gruppi tecnologici quotati a Hong Kong, è sceso del 3% nelle prime contrattazioni. Notevoli le perdite per le piattaforme video Bilibili, che perdono fino al 10,1%, e Kuaishou, che cala del 5,3%.
Il dragone si conferma protagonista assoluto dei mercati in queste settimane. Andando oltre il fronte della guerra ucraina, infatti, la Cina appare come altro fulcro di osservazione per i trader, tra mosse della banca centrale per sostenere l’economia in flessione e stretta normativa sui giganti tech.
Cina: titoli tech sotto assedio con il controllo normativo
I titoli tecnologici cinesi sono crollati dopo che le autorità cinesi hanno annunciato venerdì il divieto di streaming live di videogiochi non autorizzati.
Nella negoziazione di martedì mattina, le azioni di Bilibili sono affondate di circa il 10% mentre NetEase ha perso il 2,39%. Anche Tencent è sceso del 2,51% e Alibaba del 3,3%.
La National Radio and Television Administration of China ha vietato lo streaming di giochi non autorizzati.
La mossa è arrivata pochi giorni dopo che le autorità di regolamentazione hanno approvato alcuni videogiochi per la prima volta da mesi, cosa che gli analisti hanno interpretato come un segno che la repressione del settore si stava allentando.
Per chiarezza occorre ricordare che le più grandi società tecnologiche cinesi, incluso il gigante dei giochi Tencent, sono state sottoposte a un pesante controllo normativo negli ultimi due anni quando la politica di Xi Jinping ha cercato di rivedere il settore privato.
Gli imprenditori e le aziende leader della Cina sono stati presi di mira nell’ambito della strategia chiamata «prosperità comune», che apparentemente mirava ad ampliare le opportunità e le condizioni di vita per le classi medie del Paese. Oltre ai giochi, altri settori caduti nella stretta normativa includevano fintech, istruzione e intrattenimento.
Le autorità hanno sospeso l’approvazione per i nuovi giochi nel luglio dello scorso anno a causa della preoccupazione che i bambini del Paese fossero dipendenti da titoli online non in linea con i valori del Governo.
Un mese dopo, ai bambini cinesi è stato vietato di giocare ai videogiochi per più di tre ore a settimana, colpendo ulteriormente fornitori come NetEase e Tencent e rallentando la crescita dei ricavi. Anche ad agosto i media statali hanno brevemente criticato il gioco come una forma di «oppio spirituale».
Le restrizioni hanno limitato le ambizioni delle società di gioco straniere, inclusa Roblox, che l’anno scorso ha cercato di entrare nel mercato cinese di 720 milioni di giocatori con la sua piattaforma, che è popolare tra i preadolescenti.
Solo una settimana fa, la National Press and Publication Administration cinese ha pubblicato un elenco di 45 giochi adesso approvati.
Non sono escluse al momento nuove ispezioni dalla Cyberspace Administration.
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