Il 20 e 21 settembre in 7 Regioni italiane si vota per il rinnovo dei consigli regionali; cosa serve per votare, doppia preferenza, voto disgiunto e sbarramento: tutte le regole in vigore.
Come si vota alle elezioni regionali? Valgono le stesse regole per l’elezione di Camera e Senato? Vediamolo in questa guida al voto.
Domenica 20 e lunedì 21 settembre 2020 in 7 Regioni (Puglia, Marche, Liguria, Veneto, Toscana, Campania e Valle d’Aosta) si terranno le elezioni per il rinnovo dei consigli e della giunta regionale e nelle stesse date per il referendum sul taglio dei parlamentari.
Possono votare tutti i cittadini maggiorenni muniti di tessera elettorale e documento di identità valido. Si ricorda, inoltre, che quest’anno sarà obbligatorio indossare la mascherina.
Le modalità di elezione alle regionali non sono le stesse in tutta Italia: infatti ogni Regione può prevedere dei “correttivi” rispetto alla norma nazionale in vigore - la legge Tatarella - ad esempio riguardo al voto disgiunto, alle preferenze e alle soglie di sbarramento. Ecco allora come votare nelle singole Regioni interessate dalla tornata elettorale.
Elezioni regionali 2020: cosa serve per votare
Partiamo dalle basi. Chiunque si rechi al seggio per votare deve essere munito di tessera elettorale (se smarrita o piena qui troverete le indicazioni su come chiedere il rinnovo) e un documento di riconoscimento valido, come la patente di guida e la carta d’identità. Possono votare tutti i cittadini uomini e donne che abbiano compiuto i 18 anni che non rientrano nelle cause di esclusione dal voto: indegnità morale, sentenza penale irrevocabile e sopravvenuta incapacità civile.
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Quest’anno, inoltre, in via eccezionale, sarà obbligatorio rispettare le misure di prevenzione anti-Covid: indossare la mascherina, igienizzarsi le mani, rispettare le distanze di sicurezza. Queste regole valgono sia per gli elettori che i membri della sezione elettorale, quindi scrutatori, presidenti, segretari e rappresentanti di lista.
Come si vota alle regionali: regole in vigore per ogni Regione interessata dal voto
Come si è anticipato, ogni Regione ha la facoltà - e non l’obbligo - di modificare parzialmente la legge elettorale per l’elezione dei consigli e delle giunte regionali e dei rispettivi presidenti. I criteri di voto possono differire su diversi aspetti: soglie di sbarramento, assegnazione dei seggi e così via. Entriamo più nel dettaglio.
In Toscana è ammesso il voto disgiunto (significa che l’elettore può esprimere due voti: uno per il partito e uno per il candidato, che può anche appartenere ad un partito diverso) ed è obbligatorio indicare due preferenze, un uomo e una donna. In questa Regione è previsto il ballottaggio se nessun candidato raggiunge il 40%.
In Liguria il sistema elettorale prevede che: l’80% dei consiglieri regionali viene eletto su base proporzionale provinciale mentre il restante 20% con il sistema maggioritario. Anche qui è ammesso il voto disgiunto.
Per quanto riguarda il Veneto, qui si vota con turno unico, voto disgiunto e doppia preferenza rispettando l’alternanza di genere.
In Campania le elezioni avvengono sulla base di liste circoscrizionali per ciascuna provincia. Sì al voto disgiunto e alla doppia preferenza uomo/donna. Qui il 60% dei seggi è assegnato a turno unico con premio di maggioranza.
Sistema proporzionale a turno unico con premio di maggioranza per le Marche dove però è vietato il voto disgiunto.
In Puglia, invece, si vota con turno unico e sistema proporzionale; gli elettori possono ricorrere al voto disgiunto. Anche qui vale la doppia preferenza, anche se per introdurre questo principio si è reso necessario un decreto del Governo.
Il sistema elettorale cambia - e di molto - in Val d’Aosta, Regione a statuto speciale; dal 2017 si applica il sistema proporzionale dove 35 consiglieri sono eletti a turno unico e alle liste singole che raggiungono il 42% dei voti è assegnato il premio di maggioranza pari a 21 seggi. Contrariamente a quanto accade altrove, qui l’elezione del presidente della regione non è diretta.
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