La situazione finanziaria degli Enti locali è drammatica: sono 180 i Comuni a rischio default.
Qual è lo stato di salute dei Comuni italiani? Certamente non buono. Se nel 2010 erano solo 8 i Comuni a rischio bancarotta, oggi sono 63, che diventano 180 se aggiungiamo i 120 in stato di “pre-dissesto“, costretti al «ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale», tra cui Catania, Frosinone, Messina, Napoli, Reggio Calabria. Elementi chiave del loro malessere? Debiti e rischio default.
Tra i casi più eclatanti Casal di Principe: 16 milioni di debiti in una città di 20.000 abitanti. Se fosse un’azienda potrebbe aprire una procedura fallimentare, ma trattandosi di un Comune, come continuare ad assicurare servizi ai suoi cittadini (senza alzare le tasse)? Un bel dilemma per Renato Natale, sindaco da circa un mese. A Casal di Principe sono ben 700 le domande di assegni familiari ferme nel cassetto.
Un altro esempio? Alessandria, dove il sindaco Maria Rita Rossa ha trovato 200 milioni di debiti in una città con 93.000 abitanti, ha dovuto dichiarare il dissesto sotto le pressioni della Corte dei Conti.
Cifra analoga di debiti per Caserta, dove Pio Del Gaudio ha dovuto fare i conti anche con un deficit annuale di 24 milioni di euro per una città con 77.000 abitanti.
Situazione difficile anche per Latina, Terracina e Velletri. Una situazione che genera soprattutto critiche e si protesta contro una mancata equità. Ad alzare la voce è Maria Rita Rossa di Alessandria, che parla di due pesi e due misure, riferendosi alla situazione di Roma, i cui debiti sono stati spostati in quella che viene definita «una bad company».
La situazione è evidentemente un’emergenza nazionale, i cittadini sono costretti a pagare tasse altissime senza trarne vantaggi in termini di servizi. Quando e come interverrà il Governo per interrompere quella che può trasformarsi in una spirale pericolosa e che continua ad alimentarsi?
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