Continua lo scontro tra Italia e Olanda sul Recovery Fund. Ecco come Rutte potrebbe far saltare l’accordo nel Consiglio europeo che si sta tenendo a Bruxelles.
Nel Consiglio europeo oggi iniziato, a tenere banco è lo scontro tra i cosiddetti Stati del Sud e i Paesi frugali, rappresentati in maniera particolare dalle posizioni, rispettivamente, di Italia e Olanda.
Sul piatto, come ormai è in gran parte risaputo, troviamo l’attivazione del Recovery Fund. Un piano economico europeo da 750 miliardi che, tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto, dovrebbe aiutare gli Stati membri per fronteggiare la crisi post-coronavirus.
Tra oggi e domani potrebbero arrivare le prime novità sull’attuazione di tale programma, anche se probabilmente non si giungerà a una decisione definitiva.
Infatti, nel Consiglio europeo, tutti i Paesi hanno a disposizione diversi strumenti per far sentire in maniera vigorosa la propria posizione. Così l’Olanda potrebbe bloccare l’accordo sul Recovery Fund e l’Italia, al tempo stesso, avrebbe modo di opporsi ai cosiddetti rebate.
Come l’Olanda può bloccare il Recovery Fund
Innanzitutto occorre specificare che il Consiglio europeo è l’assemblea dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea, a cui si aggiungono il presidente dello stesso e quello della Commissione europea, i quali però non hanno diritto di voto.
A differenza del Parlamento europeo e della Commissione, il Consiglio non ha funzioni né di potere legislativo né di potere esecutivo. Tuttavia definisce de facto l’agenda politica dell’Unione attraverso l’approvazione del bilancio e delle azioni di politica estera.
Proprio l’approvazione del bilancio, macroarea in cui si inserisce il Recovery Fund, rientra nelle categorie per cui è prevista l’unanimità da parte di tutti i rappresentanti nazionali che ne prendono parte.
I Paesi Bassi potrebbero quindi opporre il diritto di veto alle decisioni che non li vedono d’accordo con il resto degli Stati, creando una vera e propria impasse.
Le condizioni di Rutte e la posizione di Conte
Le condizioni poste dal Primo ministro olandese Mark Rutte e dai frugali sono diverse. Tra queste, la più importante è la riduzione del budget totale di 750 miliardi di euro, insieme ad un aumento del volume dei prestiti e la diminuzione dei contributi a fondi perduto.
Al tempo stesso, Rutte chiede che sia il Consiglio europeo a giudicare i piani nazionali di rilancio che dovranno poi essere ratificati con il voto dell’unanimità.
Una posizione non condivisa nemmeno dai suoi alleati del Nord e commentata da Giuseppe Conte con un secco: “Non è in linea con le regole europee”.
Anche l’Olanda, però, avrebbe da perdere nell’adottare una posizione troppo intransigente e utilizzare il proprio veto.
Infatti, questo rifiuto potrebbe essere impugnato anche dall’Italia contro i rebate, ovvero tassi di sconto sulla quota da versare all’Unione, acquisiti tramite un utilizzo limitato dei fondi europei sul proprio suolo nazionale.
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