Contestare un voto d’esame all’Università: quando e come fare

Isabella Policarpio

03/03/2020

Gli studenti possono contestare i voti degli esami universitari se li ritengono ingiusti. Questo è possibile tramite ricorso al Tar oppure alla Commissione esaminatrice interna. Vediamo come fare e quando conviene.

Contestare un voto d’esame all’Università: quando e come fare

Molti studenti si saranno chiesti e si chiedono se è possibile contestare il voto di un esame scritto e orale dell’Università. Questo è possibile, ma non sempre e non bisogna abusarne: infatti per contestare l’attribuzione del voto bisogna essere certi, o quasi certi, che contro di voi c’è stata una valutazione ingiusta e che siete vittima di un atteggiamento discriminatorio ingiustificato. Insomma, è la vostra parola contro quella di un professore universitario, quindi bisogna avere prove concrete dell’ingiusta valutazione, più bassa rispetto alla preparazione e all’esposizione dimostrata in sede d’esame.

Sicuramente, uno dei metodi più semplice è dimostrare che il test scritto conteneva delle domande non incluse nel programma d’esame, ma le cose si complicano quando ad essere contestato è il voto ottenuto in una prova orale.

La legge prevede due modi: rivolgersi direttamente alla Commissione esaminatrice dell’Università oppure fare ricorso al Tar.

Ecco una semplice guida su come e quando fare reclamo.

Contestare un voto d’esame: è davvero possibile?

La carriera universitaria di ogni studente è costellata di successi ed insuccessi. Ma in pochi sanno che si può contestare un voto nel caso in cui sia stata commessa un’ingiustizia dal singolo professore o dall’intera Commissione esaminatrice.

Naturalmente, prima di fare un reclamo bisogna essere certi di avere a disposizione validi elementi che possano provare l’ingiustizia subita. Infatti la possibilità di contestare un voto d’esame si scontra con la discrezionalità della valutazione riconosciuta per legge ai docenti. Più semplice, invece, dimostrare che l’esame o parte di esso si è svolto su argomenti che non erano inclusi nel programma o che non erano trattai nei manuali indicati indicati dal professore. Ma anche qui bisogna dimostrare quallo che si afferma.

Quando si può contestare un voto?

Come abbiamo visto, contestare un voto universitario è possibile, tuttavia occorre dimostrare l’ingiustizia del voto, cosa che in molti casi può rivelarsi molto difficile. Per agevolare gli studenti riportiamo qualche esempio.

L’esame orale può essere contestato quando:

  • l’esaminatore sottopone lo studente a forti pressioni, provocando uno stress psicologico che gli impedisce di organizzare una risposta completa ed articolata;
  • l’esaminatore non concede allo studente il tempo per rispondere al quesito.Il margine di tempo deve essere commisurato alla complessità della domanda.

Mentre, per quanto riguarda gli esami scritti, il reclamo viene preso in considerazione quando:

  • lo studente dimostra che nella prova scritta ci sono domande non previste nel programma d’esame approvato dal professore;
  • il compito viene ritirato prima del termine stabilito;
  • la valutazione numerica non rispetta i criteri precedentemente stabiliti dal docente.

Contestare il voto di un esame: la procedura da seguire?

Ora che abbiamo visto le circostanze che rendono possibile contestare il voto di un esame universitario, andiamo a vedere come fare. Lo studente può scegliere di procedere alla contestazione in due modi:

  • con un reclamo davanti alla Commissione esaminatrice;
  • con il ricorso al Tar;

La prima soluzione è sicuramente la più rapida e la più economica. Dopo l’attribuzione di una votazione ingiusta, lo studente può rivolgersi direttamente alla stessa Commissione esaminatrice, nonché al Direttore di dipartimento ed infine al Rettore dell’università. Molti atenei disciplinano espressamente nel loro statuto le modalità e le tipologie di reclamo. Se le argomentazioni sono valide, allo studente viene data la possibilità di sostenere nuovamente l’esame davanti ad una Commissione diversa.

La seconda strada, ovvero il ricorso al Tar, è più lunga e può rivelarsi anche molto costosa. Infatti per proporre ricorso al Tar è necessario essere assistiti da un avvocato specializzato in diritto amministrativo, con una spesa che oscilla dai 3.000 agli 8.000 euro.

Il ricorso deve essere presentato entro e non oltre 60 giorni dallo svolgimento dell’esame e si deve basare su uno dei seguenti motivi:

  • l’eccesso di potere della Commissione esaminatrice o del singolo docente;
  • l’ingiustizia manifesta del voto.

Se il Tar adito non accoglie il ricorso, ci si può rivolgere al Consiglio di Stato, che svolge la funzione di II grado di giudizio per la giustizia amministrativa.

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