Controlli a distanza su cellulari e computer per il lavoro: è scontro tra CGIL e Ministero sulla privacy

Simone Casavecchia

19/06/2015

Sempre più accesa la querelle sul recente decreto attuativo del Jobs Act relativo ai controlli a distanza per il lavoro su cellulari, computer e pc: la Cgil parla di grande fratello mentre il Ministero del Lavoro afferma che non c’è nessuna violazione della privacy.

Controlli a distanza su cellulari e computer per il lavoro: è scontro tra CGIL e Ministero sulla privacy

Gli ultimi decreti attuativi del Jobs Act, inviati alle Commissioni Parlamentari per i pareri non vincolanti hanno già sollevato un polverone che non accenna a sgonfiarsi a causa della controversa norma relativa ai nuovi controlli a distanza su computer, pc, cellulari e smartphone a cui potrebbero essere presto sottoposti i lavoratori.

Lo schema di decreto legislativo n. 176 relativo alle disposizioni sulla semplificazione delle procedure previste per i lavoratori e per le imprese, in materia di lavoro e di pari opportunità, all’art. 23, prevede, infatti, una revisione dell’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori. Ecco quali sono le specifiche del provvedimento, le possibili novità in arrivo e le posizioni di Cgil e Ministero del Lavoro.

Controlli a distanza su computer e cellulari: come funzioneranno
Lo schema di decreto legislativo n. 176 afferma che, l’articolo 4 della legge 300/1970 (Statuto dei Lavoratori) sarà sostituito con le seguenti, nuove, misure:

«Gli impianti audiovisivi e gli altri strumenti dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori possono essere impiegati esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale e possono essere installati previo accordo collettivo stipulato dalla rappresentanza sindacale unitaria o dalle rappresentanze sindacali aziendali»

Ancor più controversa è la seconda disposizione contenuta nello schema di decreto:

«Accordo sindacale o autorizzazione ministeriale non sono necessari per l’assegnazione ai lavoratori degli strumenti utilizzati per rendere la prestazione lavorativa, pur se dagli stessi derivi anche la possibilità di un controllo a distanza del lavoratore»

In altri termini:

  • se le necessità organizzative lo richiederanno, nelle aziende, a seguito di accordi sindacali o di autorizzazione del Ministero del Lavoro (questa seconda ipotesi è prevista per le imprese con unità produttive in regioni differenti), potranno essere utilizzati impianti audiovisivi (telecamere) e altre strumenti elettronici e informatici che consentiranno di controllare i lavoratori;
  • non saranno, invece, necessari accordi sindacali, per assegnare ai lavoratori strumenti elettronici e informatici, come, ad esempio, un’app sul cellulare o l’accesso a un’area riservata dal pc personale, che consentano di svolgere le funzioni lavorative e che, nello stesso tempo, permettano anche di controllare a distanza il lavoratore;

La logica sottesa al provvedimento è che non occorra l’autorizzazione dei sindacati per fornire ai lavoratori gli strumenti utili allo svolgimento del loro lavoro, ferma restando l’adeguata istruzione dei lavoratori riguardo sia all’utilizzo degli strumenti stessi che alle modalità con cui vengono effettuati i controlli.

Controlli su pc, smartphone e cellulari: il dibattito politico
Mentre la Cgil ha parlato di spionaggio nei confronti dei lavoratori, di clima da Grande Fratello e, in ultima analisi, di aperta violazione della privacy delle persone, la risposta, fornita dal Ministero del Lavoro, in una nota, è stata di tutt’altro tenore.
Secondo il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti non c’è nessuna liberalizzazione degli strumenti di controllo perché le telecamere e altri strumenti di controllo audiovisivo dovranno essere comunque autorizzati, come già avveniva prima.
Lo Statuto dei Lavoratori, riguardo a questo specifico punto, sarebbe solo aggiornato e non cancellato, dal momento che viene adeguato alle recenti innovazioni tecnologiche e lo schema di Decreto risulta in linea con le indicazioni fornite negli ultimi anni dal Garante sulla Privacy e, soprattutto, con le linee guida del 2007 sull’utilizzo della posta elettronica e di internet.
Nel caso degli strumenti di lavoro assegnati al lavoratore, ossia computer, cellulari, tablet e altra strumentazione elettronica aziendale, devono, appunto, essere considerati strumenti utili a fornire una prestazione e non strumenti di controllo a distanza. Se il computer o il cellulare fossero modificati, con software di localizzazione o filtraggio, si ricadrebbe nel caso precedente degli audiovisivi per i quali occorrerebbe un’autorizzazione fornita da un accordo sindacale o dal Ministero stesso.
Mentre la Confindustria plaude al provvedimento, i sindacati promettono un controllo accurato del lavoro delle Commissioni Parlamentari relativamente al provvedimento.

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