Coronavirus in Italia: un documento del Comitato scientifico traccia 4 scenari possibili per l’inverno e le misure che verranno prese. Ecco cosa aspettarsi dai prossimi mesi.
Quale sarà la situazione coronavirus in Italia questo inverno e quali saranno i prossimi passi del governo per fermare i contagi? È difficile saperlo con certezza, ma alcuni dettagli ci vengono forniti nel documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale” redatto dal Comitato tecnico-scientifico.
Consapevoli che il nostro Paese, come il resto dell’Europa, avrebbe visto un peggioramento progressivo dell’epidemia di Covid-19 nei mesi più freddi (quando inizia anche la temuta stagione influenzale e il sistema sanitario potrebbe essere messo in difficoltà), gli esperti hanno delineato 4 scenari che si possono verificare in autunno-inverno e illustrato le strategie da adottare per affrontare l’ondata di contagi tra novembre e marzo.
Il premier Giuseppe Conte ha detto che oggi l’Italia si trova nello scenario 3 dell’emergenza, ma stando ad alcune fonti dell’ISS, stiamo ormai entrando nello scenario 4, il peggiore.
Covid Italia: le previsioni per l’inverno
Ormai è ufficiale: ci troviamo nella fase della seconda ondata. Stando al documento del Comitato scientifico inviato alle Regioni per prepararsi alla nuova ondata, l’emergenza scatta quando l’Rt è superiore a 1,5 per almeno 3 settimane.
Primo scenario
La trasmissione del virus è localizzata (focolai) è sostanzialmente invariata rispetto al periodo estivo. I sistemi sanitari regionali riescono a tracciare e tenere sotto controllo i nuovi focolai. In uno scenario di questo tipo molte Regioni sono classificate a rischio basso o moderato, anche se sono possibili situazioni di rischio alto. Tra novembre e dicembre è previsto un rischio moderato, tra gennaio e marzo moderato o alto.
Le autorità possono arrivare a istituire zone rosse locali, obbligare all’utilizzo di mascherina anche quando si rispetta il distanziamento sociale, chiudere attività più a rischio e temporaneamente le scuole, sospendere gli eventi e limitare gli spostamenti della popolazione all’interno di Comuni/Province.
Secondo scenario
I contagi si diffondono a ritmo sostenuto, con indice Rt compreso tra 1 e 1,25, ma si riesce comunque a limitare la trasmissione con misure di contenimento ordinarie e straordinarie. Il sistema sanitario è in grado di gestire la situazione, senza un rilevante sovraccarico, per almeno 2-4 mesi.
In inverno, periodo in cui l’incidenza delle sindromi simil-influenzali attesa va dal moderato al molto alto, il piano d’azione va dal rafforzamento del distanziamento sociale; introduzione di mascherina obbligatoria anche all’aperto; istituzione di zone rosse per 2-3 settimane con riapertura valutata in base all’Rt; stop ad alcune attività sociali e produttive a maggior rischio e possibili lockdown locali o regionali; possibile chiusura delle scuole e delle università in base al numero di casi.
Terzo scenario
Il 3° scenario dipinto dagli esperti inizia a essere cupo. I valori Rt regionali vanno da 1,25 a 1,5 e c’è un rapido aumento della diffusione del virus con rischi di tenuta del sistema sanitario entro 2-3 mesi. Sul territorio non si riuscirebbe più a fare diagnosi e tracciamento adeguati a causa di un aumento dei ricoveri, che comunque potrebbero essere meno gravi grazie a una migliore organizzazione delle strutture ospedaliere e una gestione più preparata dell’emergenza.
In uno scenario nazionale di questo tipo è presumibile che molte Regioni/PA siano classificate a rischio alto, anche se sono possibili situazioni di rischio inferiore. Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento più aggressive come coprifuoco notturno, chiusura di scuole e università, limitazioni della mobilità, zone rosse per almeno 3 settimane.
Quarto scenario
Arriviamo al 4° scenario, il peggiore, in cui la situazione torna ai livelli di criticità dei primi mesi. La diffusione incontrollata del virus rende impossibile tracciare l’origine dei nuovi casi e mette in crisi il sistema sanitario: sovraccarico previsto entro un mese, un mese e mezzo, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra i più giovani e si riesca a proteggere gli anziani.
In uno scenario del genere, che si delinea con l’Rt sopra 1,5 per almeno 20 giorni consecutivi, possono tornare in vigore misure restrittive molto più aggressive, come limiti agli spostamenti, chiusure, coprifuoco e lockdown nazionale.
È lo scenario che si starebbe delineando all’orizzonte dell’Italia, visto che il valore Rt ha superato l’1,5 registrato la settimana scorsa.
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