Coronavirus, i sindacati minacciano lo sciopero generale perché troppe sono le aziende che restano aperte dopo il decreto del 22 marzo. Vi sarebbero state pressioni sul governo per modifiche dell’ultimo momento. Intanto i metalmeccanici si fermano mercoledì.
Coronavirus, sciopero generale dai sindacati perché troppe aziende sono aperte per pressioni sul governo.
CGIL, CISL e UIL, dopo la stretta sulle attività produttive con il decreto della Presidenza del Consiglio del 22 marzo, minacciano lo sciopero generale perché l’esecutivo sarebbe venuto meno agli accordi presi prima che venisse varato e troppe attività sono ancora aperte.
A fare pressione sul governo per una modifica degli accordi e quindi delle aziende da chiudere o lasciare aperte sarebbe stata Confindustria secondo le organizzazioni sindacali.
Intanto i metalmeccanici lombardi hanno già annunciato lo sciopero per mercoledì 25 marzo.
Vediamo la posizione delle parti e nel dettaglio il perché i sindacati minacciano lo sciopero, dopo quelli delle scorse settimane.
Coronavirus: sciopero generale se non si fanno modifiche al decreto
Coronavirus: sciopero generale minacciato dai sindacati se non si apportano modifiche al decreto, perché non vi sarebbe realizzata al momento la stretta decisiva prospettata inizialmente.
Il decreto del 22 marzo infatti, ha previsto una chiusura delle fabbriche non essenziali e a restare aperte dovrebbero essere solo quelle attività volte a fornire i beni di prima necessità. Secondo i sindacati, per pressioni di Confindustria sul governo, questa reale stretta non ci sarebbe stata come da accordi iniziali.
CGIL, CISL e UIL, come si legge in un comunicato sulla pagina ufficiale della Cisl stessa, già nella giornata di ieri, prima della firma del DPCM, avevano annunciato lo sciopero generale se l’elenco delle attività produttive aperte fosse stato modificato come poi è avvenuto. Questa ipotesi si è poi verificata tanto che oggi, i sindacati invitano:
“le proprie categorie e le Rsu, appartenenti ai settori aggiunti nello schema del decreto che non rispondono alle caratteristiche di attività essenziali e, in ogni caso, in tutti quei luoghi di lavoro ove non ricorrano le condizioni di sicurezza definite nel Protocollo condiviso del 14 marzo 2020, a mettere in campo tutte le iniziative di lotta e di mobilitazione fino alla proclamazione dello sciopero.”
Lo stesso segretario della CGIL Maurizio Landini in una intervista in mattinata al giornale Radio 1 ha dichiarato:
“Sono state aggiunte, grazie alle pressioni di Confindustria tutta una serie di attività che non rientrano tra quelle che devono essere ritenute essenziali. In questa fase deve venire prima la salute dei cittadini. Non proclameremo lo sciopero nei settori essenziali, ma per dare un futuro al Paese. Noi abbiamo bisogno soprattutto che la paura che oggi c’è tra le persone non si trasformi in rabbia perché le persone rischiano di sentirsi di sole di fronte a una questione così importante. Chiediamo un incontro al Mise che ha il potere di modificare il decreto e le categorie produttive che vi rientrano perché ci metta mano.”
A rispondere all’invito subito i metalmeccanici lombardi che questa mattina hanno annunciato lo sciopero di 8 ore programmato per mercoledì 25 marzo. A comunicarlo è il segretario di Fim-Cisl Marco Bentivogli il quale ha dichiarato che la decisione è stata presa perché: “la Lombardia una regione dove sono necessarie misure più restrittive sulle attività da lasciare aperte”. Ovviamente ha anche precisato che si sta discutendo ancora sulle modalità di attuazione dello sciopero.m
Intanto che i sindacati hanno accusato Confindustria di pressioni sul governo è arrivata prontamente la replica della stessa con posizioni anche sullo sciopero generale conclamato.
Sciopero generale sindacati: la risposta di Confindustria
A rispondere ai sindacati più rappresentativi che invocano lo sciopero generale accusando Confindustria di pressioni sul governo, arriva pronta la risposta dell’organizzazione datoriale. Il presidente Vincenzo Boccia ha infatti replicato:
“Sciopero generale? Onestamente non riesco a capire su cosa. I codici Ateco indicati dal governo sono ancora più restrittivi ed è stato indicato nei prefetti la possibilità di verificare e controllare. Io non ho capito più di questo cosa si deve fare. Se qualcuno abusa, ci saranno i prefetti e gli stessi sindacati. Uno sciopero generale in questa fase non va bene neanche come messaggio al Paese. L’appello che faccio è: cerchiamo di essere compatti anche nelle nostre diversità, il fine è garantire di far arrivare la filiera essenziale nelle farmacie e nei supermercati.”
I sindacati chiedono, per scongiurare lo sciopero generale, di ridurre i codici Ateco presenti nell’allegato al DPCM del 22 marzo.
Intanto le aziende che dovranno chiudere l’attività hanno tempo fino al 25 marzo, secondo il decreto, per adeguarsi alle nuove disposizioni che sono valide fino al 3 aprile per il momento.
In ballo, con la diffusione del coronavirus, vi è la sicurezza dei lavoratori. Vedremo se nelle prossime ore la posizione del governo e dei sindacati possa prendere una svolta e si possa trovare un accordo per la salute dei lavoratori scongiurando lo sciopero generale.
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