Coronavirus: scuole chiuse, ma non per tutti. Ecco per chi (e perché)

Teresa Maddonni

05/03/2020

Coronavirus: le scuole sono chiuse, ma non per tutti. Se gli studenti non si recheranno in aula personale ATA e tecnici sì. Vediamo perché.

Coronavirus: scuole chiuse, ma non per tutti. Ecco per chi (e perché)

Coronavirus: le scuole sono chiuse, ma non per tutti.

C’è chi infatti dovrà comunque recarsi negli Istituti. Se gli studenti di tutta Italia, dalle scuole di ogni ordine e grado alle università, non dovranno recarsi in aula dal 5 al 15 marzo per cercare di rispondere all’emergenza coronavirus nel nostro Paese e limitare così il contagio, altri operatori saranno comunque costretti a raggiungere la propria sede di lavoro.

Infatti se le lezioni sono sospese per gli studenti, personale ATA amministrativo e anche il personale ATA addetto alle pulizie (dopo il processo di internalizzazione) come anche gli assistenti tecnici, dovranno recarsi a scuola.

E così anche i dirigenti scolastici e in caso i docenti dovranno raggiungere il proprio Istituto. Lo stesso discorso vale per le università. Vediamo perché non per tutti le scuole sono chiuse per l’emergenza da coronavirus.

Coronavirus: perché le scuole non sono chiuse per tutti

L’emergenza di coronavirus ha portato il governo a dover imporre la chiusura delle scuole fino al 15 marzo, ma non per tutti. Perché? Personale ATA, assistenti tecnici, presidi e in parte anche i docenti, dovranno recarsi a scuola nonostante la sospensione dell’attività didattica. Il decreto del 4 marzo 2020 della Presidenza del Consiglio ha stabilito infatti che:

“Sono sospesi i servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e le attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché la frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, di corsi professionali, master e università per anziani, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza; sono esclusi dalla sospensione i corsi post universitari connessi con l’esercizio di professioni sanitarie, ivi inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie, nonché le attività delle scuole dei ministeri dell’interno e della difesa.”

Il personale ATA amministrativo dovrà pertanto recarsi a scuola, gli Istituti infatti restano aperti. Lo stesso vale per il personale ATA pulizie assunto come tale solo dal 2 marzo che dovrà recarsi a scuola per la cura e pulizia dei locali.

Infatti nelle scuole che saranno per dieci giorni vuote e senza alunni è prevista l’opera di sanificazione. Pertanto anche gli assistenti tecnici resteranno al loro posto per pulire magari le apparecchiature che utilizzano alunni e insegnanti.

Così anche i dirigenti scolastici saranno in prima linea nel loro istituto. Gli stessi potrebbero decidere di applicare una riduzione degli orari per il personale tecnico e amministrativo.

Anche per le università vale la stessa regola. Come si legge infatti sul sito della Sapienza di Roma per esempio, nonostante la sospensione della didattica:

«le strutture, gli uffici e i servizi dell’Ateneo saranno regolarmente aperti, a esclusione dell’asilo nido interno».

E se qualcuno dovrà comunque recarsi a scuola, per gli studenti che resteranno a casa è prevista, come da decreto, la didattica a distanza e quindi anche gli insegnanti dovranno lavorare.

Insegnanti al lavoro: didattica a distanza con le scuole chiuse

Insegnanti al lavoro con la didattica a distanza nonostante le scuole siano chiuse. Come per lo smart working riservato ad altre categorie di lavoratori in tempi di coronavirus anche gli insegnanti da casa faranno lezione ai propri alunni almeno fino al 15 marzo.

Lo stesso decreto del 4 marzo prevede questa modalità di insegnamento già avviata da giorni in alcuni comuni nelle prime zone di contagio.

Nonostante alcune scuole siano ancora impreparate, specie quelle per le quali il provvedimento è scattato da oggi e comunicato solo nel tardo pomeriggio di ieri, molti Istituti si stanno già mobilitando con webinar per la formazione dei docenti sulla didattica a distanza.

La stessa ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina qualche giorno fa aveva annunciato le ultime novità in merito dalla sua pagina Facebook. Ha scritto infatti:

“Grazie alla collaborazione con Indire, da domani mattina saranno già disponibili più di venti ore di webinar. Oltre cento scuole si sono già messe a disposizione per i gemellaggi. Grazie al contributo di tanti partner e a quello degli esperti, le istituzioni scolastiche potranno servirsi di questi strumenti e farlo in modo del tutto gratuito. È un lavoro in progress, che mette al centro i nostri studenti, un buon inizio. La scuola sta dimostrando grande capacità di reazione.”

Inoltre esiste da qualche giorno una pagina web sul sito del Miur per supportare la didattica a distanza, scrive Azzolina:

“Uno spazio dove le scuole interessate possono accedere a strumenti di cooperazione, scambiarsi buone pratiche, gemellarsi con istituti che hanno già esperienze di didattica digitale e disporre di contenuti multimediali per lo studio.”

Anche le università hanno annunciato le stesse misure. Sempre la Sapienza di Roma ha scritto in merito:

“Le lezioni sospese potranno essere recuperate anche con prolungamento della durata del corso o attraverso modalità telematiche. I docenti responsabili dei corsi di studio potranno organizzare tali modalità con il sostegno dell’Ateneo e comunicarle agli studenti.”

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