Dopo i casi GameStop e AMC, è aumentato l’interesse verso lo short selling e le degenerazioni dei mercati finanziari. Sotto i riflettori un fenomeno noto, ma mai così attuale: lo short squeeze. Cos’è?
Cos’è uno short squeeze?
Un interrogativo, questo, che rimbalza da giorni, dopo il rally (allarmante) di titoli azionari «deboli», come GameStop e AMC. La risposta a questa domanda, dunque, è cruciale per comprendere gli stravolgimenti che stanno colpendo i mercati finanziari in queste settimane.
Nelle ultime ore, del resto, si sono accese anche le sirene delle istituzioni statunitensi, preoccupate per quell’alterazione dei rapporti di forza sull’azionario che sta costringendo a perdite miliardarie gli hedge fund.
Cos’è uno short squeeze?
Per comprendere cos’è uno short squeeze, occorre capire chi è e cosa fa uno short seller. Noti anche come venditori allo scoperto, questi trader prendono in prestito delle azioni – pagando un interesse – per poi venderle e riacquistarle, puntando ad un movimento ribassista del mercato che permetta così di incamerare un profitto.
Si tratta, dunque, di operatori con un orientamento bearish: se la quotazione delle azioni, una volta vendute, scende, lo short seller potrà riacquistarle ad un prezzo inferiore, e la differenza tra la valutazione della vendita e quella del (nuovo) acquisto andrà a costituire il guadagno.
I rischi, ovviamente, sono elevati. Mentre un’operazione di trading ordinaria espone l’investitore alla sola perdita dell’investimento, nel caso dello short selling il rosso dipende dall’andamento del titolo shortato: in altre parole, la perdita dipende dal tasso di crescita della quotazione delle azioni. Se sale vertiginosamente, il venditore allo scoperto potrebbe non avere altra via di fuga che chiudere la sua posizione short.
E qui veniamo allo short squeeze: ovvero, una ritirata in massa degli short seller. A volte, infatti, delle azioni ampiamente shortate – nel caso di GameStop venivano vendute allo scoperto il 138% delle azioni a Wall Street – possono registrare un rialzo tanto improvviso quanto accentuato, e la reazione degli short seller, preoccupati di dover riacquistare le azioni a prezzi elevatissimi in caso di un rally perdurante, è una: chiudere la posizione short e limitare i danni.
In sintesi, dunque, uno short squeeze avviene quando il rialzo di un titolo è tale da convincere un alto volume di short seller ad interrompere le scommesse ribassiste. Di conseguenza, sull’onda della grande fuga, il titolo registra un’impennata, scoraggiando ulteriormente gli short seller alla finestra.
Short squeeze: i casi GameStop e AMC
Ma perché un titolo ampiamente shortato – e che quindi, secondo i vecchi lupi di Wall Street, dovrebbe essere destinato ad un inesorabile declino – registra un rialzo tale da costringere gli short seller al dietrofront? I motivi possono essere molti, ma nei casi più recenti che hanno coinvolto i titoli GameStop e AMC c’è un solo indiziato: Reddit, o meglio una fronda di piccoli risparmiatori che, puntando a sovvertire i rapporti di forza sul mercato, piazzano le loro scommesse al rialzo su titoli “deboli”.
Le azioni GameStop, ad esempio, venivano scambiate a 19,9 dollari un mese fa, in linea con i fondamentali in sofferenza dell’azienda USA, che lo scorso settembre aveva annunciato la chiusura di 200 punti vendita. Alcuni risparmiatori, poi, sfruttando la piattaforma Reddit, si sono organizzati per spedire in orbita il titolo, nonostante l’assenza di fattori rialzisti che potessero giustificare la manovra.
In altre parole, hanno lanciato un guanto di sfida alla grande finanza di Wall Street, e a pagare il conto sono stati soprattutto gli hedge fund, costretti a chiudere le loro posizioni short con perdite miliardarie. Ma sul caso GameStop non è ancora calato il sipario: dopo il crollo di ieri, le azioni hanno registrato un nuovo rimbalzo nell’after hours grazie alla parziale riapertura di alcune piattaforme di trading, che nelle ultime ore avevano sospeso gli scambi.
A ben vedere, lo short squeeze può spiegare anche gli allunghi da record del titolo AMC, la società USA (in sofferenza) che gestisce una catena di cinema negli Stati Uniti: la quotazione delle azioni è crollata nella giornata di ieri, ma al momento del picco – era il 27 gennaio, quota 19,90 dollari - il rialzo su base mensile del titolo si attestava al 769%.
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