Tra Bielorussia e Polonia non scorre buon sangue, soprattutto da quando la prima ha iniziato a spingere migranti verso la seconda. In queste ore la situazione è diventata pericolosa. Cosa succede?
Europa: la crisi migratoria, innescata da pressioni politiche tra i Paesi europei e la Bielorussia, ha raggiunto il punto di massima nelle giornate di domenica 7 novembre e oggi, lunedì 8 novembre. Ma cosa sta succedendo tra Polonia e Bielorussia?
Il confine tra Polonia e Bielorussia, è diventato un punto caldo da quando quest’ultima ha deciso di spingere i migranti verso l’Europa. La Polonia ha risposto con durezza all’attacco ai propri confini, definiti “sacri” e “invalicabili” proprio in queste ore. Dall’altra parte l’Europa chiede di mantenere la calma e di gestire in “modo umano” la crisi.
Quello che emerge dai resoconti delle ong è allarmante, alcuni hanno parlato di “migranti utilizzati come armi” o “migranti come palline da tennis”. Infatti i soldati polacchi sono autorizzati a rimandare indietro i migranti, che una volta respinti vanno incontro allo stesso trattamento da parte dei soldati bielorussi. La situazione di stallo mette in pericolo di vita i profughi, che trovano rifugio, e in alcuni casi la morte, nelle zone boscose tra i due Stati.
Cosa sta accadendo tra i confini di Polonia e Bielorussia e perché?
Sono ore di forte tensione ai confini della Bielorussia, coinvolte ovviamente le regioni che confinano con lo Stato come Lituania, Lettonia e Polonia, ma il confine di quest’ultimo è quello maggiormente preso di mira in questa giornata. In tutto il mese di settembre il numero di rifugiati (afghani, iracheni e bielorussi) ha continuano ad aumentare, creando sempre maggior attrito sul confine.
La colpa di questi movimenti coatti è data al dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašėnka. L’accusa è di utilizzare le persone in chiave anti-Europa per destabilizzare i rapporti interni tra i membri. La Polonia ha dichiarato, aggiornando quanto sappiamo sui fatti, di aver individuato una spia tra i rifiugiati spinti al confine.
L’Europa ha risposto agli ultimi avvenimenti, dopo il crescendo del mese di settembre, raccomandando la calma. Una domanda pongono i ministri polacchi, rivolgendo una richiesta di sostegno da parte del’Europa, ovvero: che la crisi migratoria sia la risposta bielorussa alle sanzioni UE contro il regime di Lukasenko?
Intanto, mentre i commentatori e i rappresentati dell’Europa cercano di rispondere a questa domanda, i cronisti degli eventi al confine raccontano una raccapricciante realtà.
La condizione dei migranti al confine
L’Europa raccomanda la calma, ma le immagini e i racconti della situazione al confine tra Polonia e Bielorussia non permettono questo ritmo. “Siamo pronti a qualsiasi scenario. La nostra priorità è una difesa solida del confine”, ha twittato il ministro dell’Interno polacco, Mariusz Kaminski e in nessun modo si è parlato dell’incolumità dei migranti.
A centinaia se non migliaia si sono ammassati lungo il filo spinato tirato su dalla Polonia (e dalla Lituania). Olga Bibbiani, sociologa, ha raccontato che i poliziotti polacchi stanno distruggendo i telefoni dei migranti e li stiano respingendo con durezza verso una zona boscosa.
La zona, tra le altre cose, è consigliata ai soli esperti escursionisti, cosa che i migranti non sono. Inoltre senza cibo o scorte di nessun tipo la possibilità di sopravvivenza è bassa. A oggi sono 8 le persone trovate morte in stato di ipotermia o deperimento.
Le ong, l’Agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (OIM) hanno denunciato quanto sta accadendo, in particolare il movimento ai quali sono sottoposti i migranti. “Come una pallina da tennis”, commenta Bibbiani, una pallina costretta a muoversi sotto minaccia bielorussa verso il filo spinato - il “sacro confine” - della Polonia e a tornare indietro sotto i colpi dei soldati polacchi.
Le associazioni chiedono di poter attraversare i confini imposti dai soldati polacchi (3 km) per poter portare aiuto ai migranti.
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