Serve vaccinare i più piccoli? Secondo Moderna sarà necessario vaccinare l’intera popolazione, compresa la fascia dai 6 mesi agli 11 anni.
In tutto il mondo il coronavirus continua a essere uno degli argomenti più trattati e diffusi, soprattutto perché non accenna a diminuire la preoccupazione per determinate categorie. Se prima erano gli anziani quelli a cui tutti guardavamo con attenzione, ora rischiano di essere i bambini quelli più a rischio.
Allarmismo a parte, che non fa mai bene in un tentativo d’informazione, è la realtà dei numeri che spaventa. Il caso americano è emblematico: il 26% dei casi di Covid dell’ultimo mese riguarda le persone sotto i 21 anni, ossia quelli in fascia scolastica. In Europa i dati non sono poi così diversi.
A proposito di questo aumento, l’amministratore delegato di Moderna, Stéphane Bancel, ha fatto sapere che presto saranno in grado di vaccinare anche i bambini dai 5 agli 11 anni e, successivamente quelli dai 6 mesi in su, quindi d’immunizzare la totalità della popolazione e impedire la mutazione del virus.
Moderna: dopo i dati, la vaccinazione
I dati sulla somministrazione dei vaccini ai più piccoli, ovvero dei bambini tra i 5 e gli 11 anni, sono previsti per ottobre (Pfizer-BioNTech) e novembre (Moderna). A farlo sapere è l’EMA (Agenzia europea per i medicinali) che dovrà analizzarli e dare un responso sulla fattibilità.
Appare sempre più necessario infatti conoscere gli esiti degli studi dei produttori dei due vaccini, soprattutto ora che i dati sulla circolazione del virus nei minori appaiono più rilevanti.
L’amministratore delegato di Moderna Stéphane Bancel, che nella sua intervista per il quotidiano svizzero Neue Zuercher Zeitung ha ipotizzato la fine della crisi pandemica dopo il 2022, ha dichiarato che presto sarà possibile vaccinare anche i più piccoli, nella fascia 5-11 anni.
Il piano di Moderna è appena abbozzato, ma prevede almeno due fasi per la vaccinazione dei più piccoli. Una prima fase, che potrebbe iniziare già entro la fine del 2021, quando l’EMA avrà analizzato i dati degli studi, per vaccinare la fascia 5-11. Successivamente si potrebbe attivare la vaccinazione anche dei neonati, per coprire la fascia dai 6 mesi ai 4 anni. A oggi non si ha nessuna certezza su questo ipotetico piano di vaccinazione.
La variante Delta infetta anche i più piccoli
In molti Paesi il numero di giovani positivi è in forte crescita. Gli esperti sospettano che questo dato sia da collegare a una maggiore vaccinazione degli adulti, con l’emersione dei dati sui minori; ma gran parte della colpa di questi numeri sembra dovuta alla riapertura delle scuole.
Così è stato per gli Stati Uniti, dove i dati dello scorso mese oscillano tra un 15% e un 26% di positivi nella fascia 0-21 anni. Ma non bisogna guardare poi troppo lontano. Walter Ricciardi, presidente della World Federation of Public Health Associations (WFPHA), ha riferito che in Slovacchia stanno pensando a una vaccinazione di emergenza per i più piccoli. Proprio perché:
[...] Molti vanno in terapie intensiva, molti presentano il long Covid. E per i bambini il danno a lungo termine è soprattutto a carico del sistema nervoso.
Il long Covid, troppo poco discusso in Italia, è uno stato sintomatico che può durare fino a 7 mesi. Tra i sintomi:
- fatica,
- malessere dopo sforzi mentali e fisici,
- palpitazioni,
- problemi cognitivi,
- problemi legati al ciclo mestruale,
- allucinazioni,
- diarrea,
- acufene,
- alterazioni del gusto e dell’olfatto.
A oggi la variante Delta ha un valore di trasmissibilità pari a 7, al terzo posto in un’ipotetica scala di virus più trasmissibili, al cui secondo posto troveremmo la varicella e al primo posto il morbillo. Il Covid-19 rischia (ed è già considerato uno scenario più che probabile) di divenire quella malattia per la quale, senza troppo pensare alle conseguenze, si faranno i “party” per far superare la malattia fin da piccoli, un po’ come si faceva una volta con la varicella.
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