Covid, le varianti sono sempre meno pericolose? La smentita in uno studio

Luna Luciano

28/03/2022

Ormai si parla solo di un’endemia innocua da Covid, le varianti sarebbero sempre meno pericolose. Ma purtroppo non è cosi, arriva la smentita in uno studio.

Covid, le varianti sono sempre meno pericolose? La smentita in uno studio

Maggiore trasmissibilità non è sinonimo di minore virulenza. Il Covid-19 non si sta indebolendo, anzi, nonostante le nuove varianti siano più docili non è detto che queste conducano a una situazione di endemia innocua.

È con queste parole che gli studiosi Pietro V. Markov, Nikolaos I. Stilianakis, due scienziati italiani dell’Ispra, e Aris Katzourakis dell’Università di Oxford, in un recente studio pubblicato sulla rivista Nature hanno cercato di sfatare uno dei miti che da ormai due anni accompagnerebbe le notizie sul coronavirus.

Il fatto che la nuova variante Omicron 2 sembri meno virulenta non esclude la possibilità di varianti più gravi in futuro. È innegabile che le infezioni relativamente più lievi, unite a un’immunità della popolazione, abbiano portato a parlare di “immunità diffusa”; ma stando ai 3 scienziati queste sarebbero solo idee nate da teorie errate. Ecco, quindi, di cosa parla lo studio e cosa significa.

Covid, le varianti sono sempre meno pericolose? Falso

L’assunto da cui nasce la ricerca dei tre studiosi è semplice: la convinzione che le varianti siano sempre meno pericolose. “L’idea che i virus si evolveranno per essere meno virulenti per risparmiare i loro ospiti è uno dei miti più persistenti sull’evoluzione dei patogeni”.

Stando alla ricerca la realtà sarebbe ben diversa. I virus in realtà mutano e si evolvono non per essere meno virulenti ma per massimizzare la trasmissibilitàe talvolta questo può essere correlato a una maggiore virulenza”. Questo vorrebbe dire che le future mutazioni del Sars-CoV-2 oltre a essere più contagioso potrebbero generare delle infezioni più gravi.

Lo scenario descritto non è detto che accada ma non per questo sarebbe meno probabile, come ha commentato Giuseppe Novelli, genetista dell’Università Tor Vergata di Roma, il quale ha sottolineato come l’elevata trasmissibilità, il fenomeno dell’immunità in declino e, soprattutto, l’evoluzione antigenica “contribuiscono alla continua persistenza di Sars-CoV-2 nell’uomo”.

Covid, le vaccinazioni non garantiscono infezioni lievi in futuro

Sempre nella ricerca pubblicata su Nature, i tre ricercatori hanno affrontato la convinzione che le vaccinazioni diffuse e l’immunità siano garanzia di infezioni lievi in futuro. Anche questo assunto è stato sfatato, in quanto ignorerebbe una caratteristica centrale della biologia del virus: l’evoluzione antigenica.

Vale a dire che davanti alla risposta immunitaria dell’ospite il virus muta. “Alti tassi di evoluzione antigenica possono provocare fuga immunitaria, cioè una ridotta capacità del sistema immunitario di prevenire la reinfezione e quindi una malattia potenzialmente grave”. Stando ai tre scienziati questa costatazione oltre al numero della popolazione mondiale potrebbe aumentare il carico virale aumentando i casi di infezioni (anche gravi).

Covid, la docilità di Omicron è pericolosa?

Davanti a simili constatazioni la minore gravità di Omicron spaventa, ed è naturale domandarsi se questa sia pericolosa. Secondo la ricerca offerta dai tre esperti, Omicron sarebbe la prova della fuga antigenica. La sua diffusione in popolazioni altamente immunizzate ha rivelato che queste mutazioni consentono al virus di contagiare anche chi le difese le ha grazie ai vaccini e alle precedenti infezioni.

Covid e varianti: cosa può accadere in futuro?

Come spigato dal genetista Novelli, la visione dei tre scienziati potrebbe sembrare “pessimista” ma non per questo è meno probabile che si avveri. Novelli però ha voluto sottolineare un altro aspetto importante. Bisogna osservare il fenomeno anche da un punto di vista evolutivo. Infatti, secondo l’esperto “ciò che è prezioso per un «parassita» non è uccidere l’ospite; ma piuttosto, avere un ospite che produce la massima quantità di progenie parassitaria” e la variante Omicron sembra essere un buon compromesso.

A oggi i contagi di Covid sono stati elevati ma “almeno il 98% (dei pazienti) è sopravvissuto”. Inoltre, dall’inizio della pandemia si sono verificate migliaia di mutazioni e la maggior parte delle quali biologicamente neutre. Tuttavia, come ha poi specificato Novelli - non si può prevedere la virulenza di un agente patogeno per questo:

È urgente studiare i meccanismi, le circostanze e i fattori che contribuiscono alla generazione di varianti Sars-CoV-2 antigenicamente divergenti negli individui immunodeficienti e nelle specie animali che risiedono vicino all’uomo, che potrebbero essere serbatoi animali “SARS-CoV-2.

Secondo Novelli questa ricerca consentirebbe una valutazione “più affidabile” del carico futuro della malattia. Lo studio dei tre scienziati non vuole essere quindi una premonizione, bensì un avvertimento sulle possibili difficoltà future, in modo da prepararsi a strategie di mitigazione e intervento.

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