Parla il consulente che tutela gli interessi dei piccoli obbligazionisti: evitare che i grandi creditori, a partire dalle banche, approfittino della situazione per scaricare sui bond in possesso ai retail parte delle loro perdite
La crisi della società di costruzioni Astaldi si trova ad un punto fermo dopo il via libera concesso dal Tribunale di Roma alla richiesta di concordato preventivo con riserva di continuità aziendale avanzata dal management a fine settembre.
I vertici della Astaldi hanno più volte incontrato gli istituti di credito finanziatori, i principali dei quali sono Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Bpm, valutando tra le altre cose anche un accordo di ristrutturazione dei debiti come previsto della legge fallimentare. Accordo che interessa anche i due prestiti obbligazionari in essere. Il primo, convertibile 4,875% scadenza 2024, codice ISIN XS1634544248, per 140 milioni e soprattutto l’emissione 7,125% scadenza 1° dicembre 2020, codice ISIN XS1000393899, con un nominale pari a 750 milioni ed emessa il 4 dicembre 2013. Il bond, avente taglio da centomila euro e cedola semestrale, è in possesso di un gran numero di investitori sia professionali ma anche al dettaglio.
Un esponente del fronte degli obbligazionisti retail contattato telefonicamente da Money.it qualche settimana fa aveva fatto sapere di aver già raccolto intorno a sé un gruppo di oltre 550 piccoli bondholder, con in portafoglio 1500 lotti dell’obbligazione. Considerando i 100mila euro di taglio minimo del bond Astaldi, si tratta di un controvalore di oltre il 20% del prestito obbligazionario da 750 milioni di euro collocato da Astaldi nel 2013.
Nel corso del week end l’Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori (Aduc) ha confermato di esser stata contattata da un folto gruppo di investitori retail e di aver avviato una procedura di tutela degli interessi degli obbligazionisti retail che rischiano di perdere i loro investimenti.
Crisi Astaldi: le misura annunciate dal Cda della società
Tra le misure annunciate da Astaldi vi è la concessione in affitto, a due società di nuova costituzione interamente appartenenti ad Astaldi, dei rami d’azienda delle attività in joint venture con partner internazionali e di quelle eseguite direttamente attraverso succursali locali; l’acquisizione di ’finanza prededucibile’ (ossia nuovi finanziamenti) e un aumento di capitale in esecuzione del concordato.
Astaldi da tempo versava in condizioni di difficoltà dal punto di vista finanziario: come riportato da Money.it in un articolo del 5 ottobre scorso (clicca qui per rileggere la notizia), la società ha ricevuto ingiunzioni di pagamento dai propri fornitori già nel primo e secondo trimestre del 2018 mancando, però, di comunicarlo prontamente al mercato in occasione della pubblicazione dei risultati del trimestre.
In effetti Astaldi ha più volte rimandato la pubblicazione della propria trimestrale fino all’esplicita richiesta della Consob. L’effettiva pubblicazione della propria Posizione Finanziaria Netta è avvenuta però solo il 28 settembre mattina, il giorno successivo alla deposizione presso il Tribunale Civile di Roma dell’istanza di Concordato preventivo ex articolo 161 (sesto comma) della Legge fallimentare.
Nel frattempo il gruppo romano aveva già provveduto alla costituzione delle due Newco cui conferire la parte sana dell’azienda: Astaldi Infrastructure Spa e Astaldi Enterprise Spa, entrambe iscirtte al Registro delle Imprese di Roma con atto di costituzione datato 19 settembre 2018, poco meno di dieci giorni prima che fosse depositata la richiesta di concordato in Tribunale.
Quale sarà il futuro di azioni e obbligazioni Astaldi?
Di seguito gli scenari disegnati da Giuseppe D’Orta, Consulente finanziario indipendente e responsabile nazionale Aduc per la tutela del risparmio:
Le azioni sono destinate all’azzeramento o giù di lì, dato che in un modo o in un altro ci sarà una forte iniezione di capitale nuovo che comporterà un’enorme diluizione del capitale esistente. I prestiti obbligazionari saranno ristrutturati. All’inizio si prospettava un taglio del nominale, ora una conversione in azioni di parte di esso. In ogni caso ci sarà una perdita, e purtroppo non piccola.
Secondo il consulente dell’associazione Aduc che tutela gli interessi dei piccoli obbligazionisti è logico che i giochi si faranno ai piani alti, vale a dire tra Astaldi e le banche creditrici, e che i soli obbligazionisti non potranno cambiare la situazione.
“Ciò che è possibile fare è lavorare affinché, qualunque sia la sorte di Astaldi, venga trovata una soluzione che sia la migliore possibile anche per i portatori di obbligazioni e soprattutto evitare che gli altri creditori, a partire dalle banche, approfittino della situazione per scaricare sui bond parte delle loro perdite. Un risultato non in sede di votazione, dato che i giochi si faranno appunto ai livelli superiori, ma in sede di definizione della proposta di concordato”, ha commentato D’Orta.
Aduc sta già seguendo numerosi azionisti e ancora di più obbligazionisti. A quanto risulta a Money.it sarebbero stati anche presi contatti col trustee Hsbc Corporate Trustee Limited, incaricato per il prestito 2020.
Riguardo invece il rispetto della normativa da parte delle banche che hanno negoziato i titoli, nel complesso il discorso non è agevole perché Astaldi aveva rating B+ al momento dell’emissione del bond 2020, rating poi passato a B due anni fa. “È comunque possibile verificare caso per caso se la banca non abbia prestato la dovuta attenzione nell’avvisare il cliente riguardo il rischio dei bond in sé ed anche in relazione al suo profilo di rischio. Ci possono essere anche stati casi di «spinta» del bond in conflitto di interessi da parte delle banche che sono anche creditrici del gruppo. I precedenti non mancano, e proprio tra le banche creditrici di Astaldi”, ha concluso D’Orta.
A partire dal 18 ottobre scorso società e creditori hanno a disposizione 60 giorni per arrivare ad un’unanime definizione della proposta concordataria, sotto la supervisione dei Commissari nominati dal Tribunale di Roma Stefano Ambrosini, Vincenzo Ioffredi e Francesco Rocchi.
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