La crisi di governo, con la conseguente possibilità di scioglimento delle camere e di nuove elezioni, mette a rischio alcuni provvedimenti in esame e altri in vigore. Ecco quali.
La crisi di governo in atto minaccia di far saltare alcune norme che riguardano il settore auto e la sicurezza stradale. Il rischio di scioglimento delle camere e di nuove elezioni è alto e con esso la possibilità che saltino alcune norme in discussione o in fase di approvazione. Come, ad esempio, quella sull’obbligatorietà dei seggiolini antiabbandono.
A rischio anche il pacchetto di riforme del Codice della Strada, sul quale Governo e Parlamento si sarebbero dovuti pronunciare nei prossimi mesi. Mancano poi i decreti attuativi che permettono gli sconti sulle tariffe RC auto per gli automobilisti che decidono di istallare la scatola nera.
A rischio anche provvedimenti già entrati in vigore come l’Ecobonus per l’acquisto di auto elettriche. C’è anche l tema della revoca delle concessioni autostradali, ventilata dal Governo Conte ma che potrebbe finire nel dimenticatoio anche nell’eventualità di un nuovo governo.
Infine c’è l’annosa questione delle accise sui carburanti - l’abolizione delle quali è stato un cavallo di battaglia di Matteo Salvini - e il rischio che l’attivazione delle clausole di salvaguardia possa invece aumentarle, insieme all’IVA. Vediamo quali sono le norme su auto e sicurezza stradale a rischio con la crisi del Governo Conte.
Seggiolini antiabbandono: manca il decreto attuativo
L’idea di introdurre l’obbligo di utilizzare in auto i seggiolini antiabbandono nasce dopo alcune tragedie che si sono consumate negli ultimi anni, che hanno visto bambini vittime di involontarie dimenticanze da parte dei genitori.
La legge discussa e approvata - che punta a rendere un obbligo i seggiolini antiabbandono - sarebbe dovuta entrare in vigore lo scorso 1° luglio, ma una serie di lungaggini burocratiche non ne ha ancora permesso la stesura del decreto attuativo. Prima della crisi di governo si ipotizzava di introdurla entro novembre, ma ora tutto si fa più difficile.
Modifiche al Codice della Strada: manca l’approvazione dell’Aula
A rischio anche il pacchetto di modifiche del Codice della Strada, già approvato in Commissione Trasporti che deve però passare ancora l’esame di Camera e Senato. In caso di approvazione dell’Aula sarebbe immediatamente legge, ma il rischio che si areni a pochi passi dal traguardo si fa concreto.
In ballo ci sono norme destinate a migliorare la sicurezza stradale come le seguenti:
- l’inasprimento delle sanzioni per chi usa il cellulare in auto;
- l’accesso in autostrada ai motocicli 125 cc purché guidati da maggiorenni;
- l’aumento dei fondi provenienti dalle multe destinati alla sicurezza, con l’obbligo di rendicontazione;
- l’introduzione delle strade scolastiche e degli stalli rosa;
- l’introduzione del doppio senso ciclabile o senso unico eccetto bici;
- lo snellimento dell’iter per presentare ricorso al prefetto.
Sconti su RC auto con scatola nera: manca il decreto attuativo
L’idea che chi installa sul proprio veicolo la scatola nera possa godere di sconti sull’assicurazione RC auto non è del Governo Conte, ma la crisi di governo rischia di far mancare l’obiettivo di renderla realtà. Risale infatti all’estate 2017, ma ad oggi mancano i decreti attuativi dei ministeri competenti - quello dei Trasporti e quello Sviluppo Economico - necessari renderla legge.
Manca dunque l’obbligo di tagliare il costo dell’assicurazione ai possessori di scatola nera, una scelta che - senza la legge - rimarrebbe facoltà delle compagnie assicuratrici. A onor del vero, lo stallo dipende da alcune criticità emerse sia in tema di privacy che di attendibilità della “black box”.
Ecotassa e Ecobonus: resteranno fino a dicembre 2021
La Legge di Bilancio 2019 ha introdotto l’Ecotassa auto e l’Ecobonus auto. La prima mirata a scoraggiare l’acquisto di auto con emissioni di CO2 oltre i 160 g/km, il secondo volto a premiare l’acquisto di auto elettriche o ibride con emissioni inferiori ai 70 g/km.
In realtà le due norme non sono a rischio immediato, dal momento che sono approvate ed entrambe in vigore fino al 31 dicembre 2021. Il rischio, semmai, è che eventuali nuovi governi con idee diverse in tema di strategie ambientali possano cambiarle o rimuoverle.
Accise sui carburanti: niente abolizione, anzi possibile aumento insieme all’IVA
Le accise sui carburanti rappresentano un tema tanto dibattuto quanto senza soluzione. A più riprese negli ultimi anni se ne è ipotizzata la riduzione o addirittura la totale cancellazione. Come fece Matteo Salvini in campagna elettorale, quando ne fece un suo cavallo di battaglia.
Ma tagliare le accise è praticamente impossibile, visto che garantiscono un gettito di circa 25 miliardi di euro annui alle casse statali. Il rischio, paradossalmente, è che possano aumentare. Infatti, se dovessero scattare le clausole di salvaguardia, i balzelli sul carburante aumenterebbero di 400 milioni di euro annui.
Il rischio dell’aumento dell’IVA
C’è da aggiungere che le clausole di salvaguardia prevedono l’aumento dell’IVA al 25,2%, che si abbatterebbe sul già fragile mercato auto italiano come una mannaia. I dati UNRAE - l’associazione dei costruttori esteri operanti in Italia - prevede per il 2019 un calo del 2,9% delle immatricolazioni.
L’aumento dell’aliquota IVA avrebbe effetti devastanti: a partire dal 1° gennaio 2020 si spenderebbero in media 17.394 euro al posto di 16.775 euro per una vettura media, oppure 63.250 euro anziché 61.000 per un SUV di alta gamma.
Revoca concessioni autostradali sempre meno probabile
Infine c’è un tema molto sentito, almeno da una parte dell’ormai ex Governo Conte: quello della revoca delle concessioni autostradali, in particola di quella ad Autostrade per l’Italia. Un’idea che il Movimento 5 Stelle porta avanti dal 14 agosto 2018, quando crollò il ponte Morandi a Genova.
Ad oggi non si è trovato ancora l’appiglio legale che possa portare ad una revoca senza correre il rischio per lo Stato italiano di pagare salate penali ad ASPI. La Lega si era detta contraria ed eventuali nuovi partner del Movimento per un nuovo governo - l’ipotesi è il PD - non sarebbero affatto inclini ad appoggiare l’ipotesi della revoca.
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