Crowdfunding e finanza alternativa: le PMI italiane perdono una grande occasione

Giulia Adonopoulos

14 Novembre 2018 - 18:16

Meno di 2.000 PMI in Italia si rivolge alle forme di finanziamento alternativo come p2p lending, invoice trading e crowdfunding (e non sanno quanto perdono).

Crowdfunding e finanza alternativa: le PMI italiane perdono una grande occasione

Il mondo delle piccole e medie imprese italiane oggi può contare su diverse forme di finanziamento alternative alle banche. Eppure, stando allo studio pubblicato da Osservatori Entrepreneurship & Finance della School of Management del Politecnico di Milano, la piccola imprenditoria italiana è ancora legata al sistema creditizio tradizionale (e si perde una grande opportunità).

L’ultima edizione del Survey on the Access to Finance of Enterprises della Commissione Europea rivela che in Italia il 58% delle PMI è ottimista riguardo le possibilità di rivolgersi a un istituto bancario per ottenere finanziamenti, ma solo un misero 9% di esse ritiene di avere buone possibilità di finalizzare un accordo con un investitore nel capitale di rischio. Sempre secondo questa ricerca, per l’8% delle PMI italiane la ricerca di risorse finanziarie rappresenta un problema più grande del trovare clienti o personale adeguato.

Il nostro Paese si conferma anche tra i più “attaccati” alla banca tradizionale come supporter ideale di progetti di crescita futura, mentre gli altri paesi europei sono molto meno banco-centrici e più aperti a fonti di finanza alternativa.

I vantaggi della finanza alternativa

In questo scenario più o meno plumbeo, gli strumenti di finanza alternativa al credito possono essere degli spiragli di luce o, per lo meno, un’opzione da imparare a conoscere visto che è dimostrato che generano diversi vantaggi per le PMI in termini di competitività, visibilità, appeal sul mercato e opportunità di investimento.

Dopo la crisi finanziaria iniziata nel 2008 i prestiti alle piccole imprese da parte delle banche non crescono, anzi, possiamo dire che gli istituti di credito hanno chiuso i rubinetti. E a rivelarlo è stato il report dell’Ufficio Studi di Confartigianato. Ma dove “finiscono” le banche, arriva il fintech: le PMI oggi possono accedere al credito tramite diversi strumenti (crowdfunding, invoice trading, direct lending, ICO e token offering, ma anche private equity, venture capital e mini-bond.

Questi canali alternativi aiutano l’azienda a ricevere l’attenzione mediatica e a migliorare l’immagine e l’affidabilità di sé percepita dal mercato. In secondo luogo il credito bancario non è sempre accessibile con i metodi tradizionali, e quindi strumenti come peer to peer lending o equity crowdfunding consentono di avere certezza e stabilità di risorse per un po’. Infine differenziare le fonti di finanziamento viene percepito come un valore aggiunto per sé al fine di non dipendere eccessivamente dal circuito delle banche.

Le PMI che la scelgono sono ancora troppo poche

Benché in rapida crescita negli ultimi anni, il numero di PMI che in Italia decidono di affidarsi alla finanza alternativa è ancora molto basso. Sommando tutte e 6 le categorie sopraelencate arriviamo a circa 1.800 imprese che negli ultimi 18 mesi hanno optato per gli strumenti di finanza alternativa (solo l’1% delle PMI che possono aspirare ad accedervi). Cosa fare, dunque? Chiaro che occorre una robusta politica di educazione finanziaria verso imprenditori e risparmiatori/potenziali investitori, i quali conoscono poco o affatto le nuove opportunità di investimento e non sanno come fare per gestire queste nuove asset class.

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