CureVac ha annunciato che il suo vaccino anti-Covid ha un tasso di efficienza solo del 47%: l’Italia potrebbe ugualmente dover sborsare 300 milioni per le 30 milioni di dosi opzionate.
Quando in tutto il mondo è partita la corsa al vaccino, quello di CureVac era considerato come una delle più grandi speranze tanto da creare una sorta di crisi diplomatica tra Germania e Stati Uniti.
Nel marzo del 2020 infatti era circolata con insistenza la voce che Donald Trump avesse fatto un’offerta all’azienda per trasferirsi Oltreoceano, tanto che Berlino aveva invocato il Golden Power per evitare il possibile scippo.
Alla fine CureVac è rimasta in Germania e per finanziare lo sviluppo del suo vaccino, che si basa sulla tecnologia a mRna come Pfizer e Moderna, ha ricevuto 300 milioni a fondo perduto dal governo tedesco e 75 milioni di prestito dalla Banca Europea degli Investimenti.
La sua approvazione da parte dell’Ema era prevista per maggio, tanto che nella tabella del Ministero della Salute si può leggere che l’Italia aspetta la fornitura in questo secondo trimestre, ormai agli sgoccioli, di 7,3 milioni di dosi.
Il disco verde da parte dell’agenzia non è però ancora arrivato, ma quanto dichiarato da CureVac nei giorni scorsi non è di certo una buona notizia: il vaccino tedesco secondo l’analisi di uno studio clinico su larga scala ha dimostrato un tasso di efficacia del 47% e, in questa fase, non soddisfa i criteri richiesti.
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Il flop CureVac ci può costare 300 milioni
“La Commissione Europea e gli Stati membri, nello Steering board, seguono da vicino la questione della ridotta efficacia del vaccino di CureVac, e attendono la valutazione dell’Ema”.
Parole queste che arrivano dalla Commissione che ci fanno capire come, a Bruxelles, l’umore non sia dei migliori dopo le anticipazioni sugli studi clinici condotti in merito al preparato dell’azienda tedesca.
La notizia del tasso di efficacia soltanto del 47% del suo vaccino, ha provocato un autentico crollo in Borsa per CureVac, ma anche per l’Unione Europea potrebbe essere un duro colpo.
Nonostante i risultati non proprio brillanti dei test, stando al contratto siglato da Bruxelles gli Stati dovranno comunque acquistare ugualmente le dosi che sono state opzionate in precedenza, tanto che stando al Fatto Quotidiano la Commissione avrebbe con gran riserbo già versato il primo acconto.
Le altre due rate devono essere saldate dai singoli Stati: in totale nel 2021 all’Italia spettano 30 milioni di dosi del vaccino di CureVac che, al costo di 10 euro cadauno, fanno in totale 300 milioni. Resta da capire adesso se ugualmente dovremmo pagare per intero quanto dovuto.
Questo flop mette però in seria difficoltà anche la nostra campagna vaccinale, visto che dopo le dosi di AstraZeneca che il 30 giugno vedrà scadere il suo contratto con l’UE, verranno probabilmente meno anche quelle attese da CureVac.
Per sopperire a questo ammanco, l’unica soluzione per l’Italia appare essere quella di richiedere forniture extra a Pfizer, che vende il proprio vaccino intorno ai 15 euro a dose, per una ulteriore ingente spesa a carico delle casse nostrane.
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