Quali sono i Paesi più vulnerabili e pericolosi per le attività online? Ecco la classifica delle nazioni più a rischio sul tema Cybersecurity (e dove si posiziona l’Italia).
Viviamo in una società iperconnessa, circondati da schermi tra smartphone e tablet: ore di lavoro e tempo libero passate davanti al computer, permessi e trattamento dati spesso concessi con distrazione e superficialità, account personali e librerie di dati protette da password poco sicure (che ci importa, l’importante è ricordarla facilmente).
Il tema della cybersecurity, ovvero la sicurezza informatica, dovrebbe richiedere la stessa attenzione che riserviamo ad altre norme di sicurezza, come ad esempio l’antifurto per l’auto o le grate di sicurezza per la casa. Passiamo moltissime ore in Rete, quasi un terzo della giornata se contiamo le professioni online, eppure a volte lasciamo la sicurezza dei nostri dati in secondo piano: su internet esistiamo anche quando siamo offline, la nostra identità digitale confluisce nei profili social, nelle foto e nei documenti caricati sul cloud, nelle nostre cartelle protette da codici e password.
Eppure, più siamo connessi e più i nostri dati sono a rischio (se non ben protetti): dove la digitalizzazione è ormai presente all’interno della popolazione in alta percentuale, più alto è il coefficiente di rischio.
È quanto evidenziato da uno studio stilato da NordVPN (uno dei servizi che fornisce reti virtuali personali e sicure), che illustra nel dettaglio i Paesi con il più alto indice di rischio informatico, Cyber Risk Index, prendendo in esame 50 nazioni (pari al 70% della popolazione mondiale). Ecco che cosa è emerso.
I Paesi con il più alto rischio di violazioni informatiche: la classifica
L’analisi mostra come su 50 Paesi ben 18 risultano avere un livello di cyber risk elevato: sono quelli più sviluppati, e tecnologicamente più avanzati (con un’alfabetizzazione digitale diffusa) a presentare un rischio più alto per i pericoli presenti all’interno della rete. Il motivo è facile da intuire: molto più tempo passato online, attraverso diversi tipi di dispositivi, a cui si unisce anche un tasso di criminalità complessivo più elevato.
La classifica vede occupare le prime posizioni dai Paesi del Nord Europa:
- Islanda
- Svezia
- Emirati Arabi Uniti
- Norvegia
- Stati Uniti
- Singapore
- Irlanda
- Nuova Zelanda
- Danimarca
- Regno Unito
Le dieci posizioni qui indicate sono state stilate basandosi sull’indice Cyber Risk Index (CRI), sviluppato da NordVPN e Statista basandosi su 4 fattori principali (socioeconomico, digitale, informatica e criminalità) per ogni Paese preso in esame a cui viene associato un punteggio su una scala da 0 a 1 (dove con quest’ultimo viene indicato il valore massimo). Ovviamente più è alto questo valore maggiore risulta il fattore di rischio.
L’Europa settentrionale si classifica come l’area più pericolosa al mondo per le attività online. Ma come? Quali sono i fattori di maggior rischio? Tra gli elementi che alzano il CRI troviamo la massima diffusione di internet, degli smartphone e di social network come Instagram, l’importanza e l’ampia diffusione dei servizi e-commerce in questa area, i salari medi mensili (tra i più alti del mondo), il maggior numero di viaggi all’estero effettuati.
L’Europa del Nord, con il più alto salario medio e una diffusione di internet che va oltre il 90%, è di conseguenza l’area più rischiosa al mondo per le attività e la presenza online. Segue l’America settentrionale mentre risulta più sicura l’Europa occidentale, complice la minore diffusione di internet e il minor tempo trascorso online (5 ore al giorno sulla media complessiva di 6,5 ore).
I Paesi alle ultime posizioni sono quelli più arretrati dal punto di vista economico e digitale: in questo caso è l’India l’area più sicura al mondo per l’attività online, sempre seguendo il CRI.
Cybersecurity: dov’è l’Italia? Quanto è sicura l’attività online nel nostro Paese
A questo punto viene spontaneo chiedersi: dove si posiziona l’Italia all’interno del report basato sul CRI?
Il nostro Paese si trova a metà classifica, alle 24esima posizione per essere esatti, con un indice CRI pari a 0.500 (esattamente a metà): viene associato un rischio moderato, accanto ad altri 19 Paesi su 50 presi in esame (il 38% delle nazioni presi in esame). Basandosi sulle interviste realizzate sempre da NordVPN ai propri clienti la percentuale di utenti italiani risultati vittima di un crimine informatico è pari al 7% (contro il 25% degli Stati Uniti).
I fattori che portano a questo risultati sono stati analizzati già in precedenza e i dati raccolti da NordVPN, se guardiamo all’Italia, vengono confermati anche in altri studi e classifiche.
Prendiamo come riferimento ad esempio quella stilata da Comparitech, che classifica 76 Paesi dal più sicuro al più rischioso dal punto di vista informatico (basandosi su elementi come il numero di attacchi malware ricevuti via computer e mobile e il grado di preparazione al contrasto di cyberattacchi): nel 2020 l’Italia si piazza sempre a metà, al 31° posto su 76 Stati, mentre i Paesi del Nord Europa figurano tra quelli più sicuri proprio per l’elevato respingimento di attacchi online (Danimarca, Svezia, Germania, Islanda e Giappone occupano la vetta della classifica).
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