Nessun accordo tra i capigruppo di maggioranza. Confermata calendarizzazione il 13 luglio alle 16,30
Non c’è accordo in maggioranza sul Ddl Zan. Nessuna intesa è stata infatti trovata tra i capigruppo che si sono riuniti nel pomeriggio, e il testo della legge andrà avanti invariato verso la confermata calendarizzazione del voto il 13 luglio alle 16,30.
Troppe le distanze tra le richieste di modifiche già note alla vigilia, e sostanzialmente riassumibili nella volontà della Lega di eliminare riferimenti all’identità di genere, che Partito democratico, Leu e Movimento 5 stelle non hanno accettato.
A non essere accettate sono state inoltre le richieste di posticipo del voto, che Forza Italie e Lega proponevano di far slittare al 20 luglio.
La giornata odierna non fa che accrescere lo scenario di incertezza che sovrasta il disegno di legge, approvato alla Camera con 265 voti favorevoli e 193 contrari a novembre del 2020 ma che sembra ora di fronte a uno stallo.
Ddl Zan, no accordo in maggioranza. Il testo in Senato il 13 luglio
Non aver trovato un’intesa oggi vuole dire che il testo del provvedimento arriverà invariato al Senato il prossimo 13 luglio, in occasione del voto.
La richiesta di Andrea Ostellari (Lega) per la rimozione di ogni riferimento nel testo all’identità di genere non è stata accolta, e quel “punto d’incontro” invocato alla vigilia sembra distante anni luce.
Lo scenario politico odierno sembra restituire ad Italia Viva un ruolo cruciale per il Ddl Zan. Il sostanziale accordo tra Renzi e la Lega riguardo le modifiche richieste al testo sancisce infatti un binomio che potrebbe vedere proprio Iv come ago della bilancia.
Mentre infatti PD e Movimento 5 Stelle appoggiano il testo attuale, dal centrodestra arriva una richiesta di modifiche sostanzialmente in linea con uno dei principali emendamenti presentati proprio ieri da Iv, ovvero quella di togliere il riferimento all’identità di genere.
Ddl Zan all’impasse: cosa accadrà ora?
Come prevedibile, la mancanza di una linea condivisa tra i partiti non ha permesso di giungere ad un’intesa e ha complicato ancora maggiormente il cammino del disegno di legge.
Se da una parte Partito democratico, Movimento 5 stelle e Liberi e Uguali approvano in pieno il testo attuale, dall’altra il centrodestra chiede diverse modifiche, alcune delle quali sono le stesse segnalate da Italia viva.
Al punto che nelle ultime ore Matteo Renzi aveva indicato un’eventuale intesa sugli emendamenti come l’unico modo per garantire l’approdo della legge, che in altri casi andrebbe incontro invece al serio rischio di finire in un limbo:
“Se andiamo sotto su un emendamento a scrutinio segreto, questa legge è morta e ne riparliamo tra anni”.
Mentre per Matteo Salvini non ci sono dubbi sul fatto che l’attuale impasse sia da imputare alle chiusure mostrate da Enrico Letta, uno dei maggiori promotori e sostenitori della legge:
“Se la legge non passerà il nome di chi ha impedito che si arrivasse a un accordo è quello di Enrico Letta: gli è stata proposta mille volte una mediazione, anche dai renziani...”
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