Non solo temi commerciali. Da oggi Pechino dispone di un’altra arma molto potente per abbattere il potere finanziario degli Usa e del dollaro
Debutto col botto per i petro-yuan di Shanghai. Come avevamo anticipato sabato sul nostro sito, i futures petroliferi denominati in yuan cinesi hanno fatto incetta di richieste da parte di investitori cinesi ma non solo (per approfondire tutti i dettagli tecnici sui contratti futures negoziati a Shangai clicca qui).
I futures sul petro-yuan hanno iniziato ad essere scambiati nella piattaforma Shanghai International Energy Exchange nel corso della notte, alle 9 ora locale di Shangai.
Il contratto più attivo, quello con scadenza a settembre, ha aperto a 440,4 yuan al barile, rispetto al prezzo di riferimento di 416 yuan, ed è salito nei primi minuti di contrattazione fino al massimo intraday di 447,1 yuan, un balzo superiore al 7 per cento. Convertendo gli yuan in dollari, i contratti si sono avvicinati al valore dei futures WTI scambiati a New York.
Secondo i dati disponibili dalla piattaforma Shanghai International Energy Exchange e resi noti dall’agenzia Bloomberg, nei primi 25 minuti dall’inizio delle contrattazioni sono passati di mano contratti per quasi 20 milioni di barili per la consegna di settembre.
A conferma della forte domanda, già dopo la prima ora erano stati scambiati 23.000 futures, per un valore nozionale ben superiore a 10 miliardi di yuan (ovvero superiore a 1,5 miliardi di dollari Usa). Finora sono stati 19 i broker stranieri che si sono registrati a Shanghai per negoziare i futures in petro-yuan.
Il lancio odierno colloca Pechino fra le grandi potenze finanziarie nel settore commodity. Con le due superpotenze mondiali (Usa e Cina) impegnate su un ampio confronto economico, commerciale e politico ora spunta un’altra arma finanziaria a disposizione del governo cinese per insidiare il primato statunitense a livello globale sui mercati petroliferi e dei petrodollari.
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