Di chi è la responsabilità della tutela dei migranti?

Giorgia Bonamoneta

31/05/2021

Mario Draghi incontra Abdelhamid Dabaiba, Primo Ministro della Libia. Tra le tematiche trattate anche quella della responsabilità dei diritti dei migranti. A giugno, nel Consiglio europeo, si tornerà a parlare di migrazione, sicurezza e diritti umani. La Libia dovrà partecipare al dialogo.

Di chi è la responsabilità della tutela dei migranti?

Parlare di responsabilità nella tutela dei migranti non è semplice e rispondere alla domanda nel titolo neanche. Questo perché i diritti sovranazionali sono gerarchicamente più in alto rispetto alla disciplina interna del Paese (esempio “leggi del mare” sul salvataggio di naufraghi), nel nostro caso dell’Italia. Eppure si finisce sempre a parlare di responsabilità di fantomatici “altri” attori.

Oggi, 31 maggio 2021, il Presidente del consiglio, Mario Draghi, ha incontrato il Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale della Libia, Abdelhamid Dabaiba. Tra gli argomenti discussi uno sta rimbalzando in rete con maggior forza: la tutela dei diritti dei migranti.

Draghi rimette sul tavolo un discorso mai veramente concluso e che torna a far scaldare gli animi ogni qual volta viene annunciato il salvataggio o la morte dei migranti nel Mar Mediterraneo. Nonostante esistano prove e documentazioni delle gravi violazioni dei diritti umani da parte della guardia costiera libica, in Italia il dibattito si ferma prima di un eventuale presa di posizione sulla responsabilità.

Migranti in mare: la ricerca di una responsabilità individuale

Il Governo libico ha ancora tanta strada da fare; lo ricorda Mario Draghi alla conferenza stampa del 31 maggio. Il Paese deve “definire una legge elettorale e approvare il bilancio”. Questo percorso dovrebbe concludersi a dicembre, con le elezioni. Subito dopo si dovrà pensare alle correnti migratorie che dalla Libia percorrono il Mediterranei verso l’Italia e l’Europa. Draghi ritiene che:

[..] sia un dovere morale ma anche un interesse della Libia assicurare il pieno rispetto dei diritti di rifugiati e migranti.

La responsabilità nei confronti delle vite dei migranti però non è un dovere solo della Libia e lo sa anche Draghi. Durante la conferenza ha annunciato che l’Italia porterà al Consiglio europeo di giugno il tema della migrazione.

Cosa dice la Dichiarazione universale

Nella “Dichiarazione universale dei diritti umani”, firmata dall’Italia e da altri 48 Paesi su 58 presenti all’assemblea, si legge:

Articolo 13, comma 2: ‘Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese’.

E ancora, nell’articolo 14, al punto 1:

Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.

Cosa propone e quali limiti ha questa dichiarazione d’intenti? Da una parte esiste per l’individuo la possibilità di emigrare, ma non quella di essere immigrato, che dipende dalle norme di accoglienza dei Paesi; e stesso discorso vale per il diritti di cercare, ma non di ottenere asilo. Eppure l’Italia si è dotata di un sistema per dare una risposta a questa zona grigia. In Italia infatti lo straniero che si è visto privato nel suo Paese dei diritti basilari, come la libertà, ha diritto d’asilo.

La situazione italiana è però caotica e ogni Governo ha agito per rispondere a presunte crisi migratorie verso il nostro territorio, motivo più di raccolta di voti che di un vero problema globale. Si arriva così al tanto discusso “Decreto sicurezza”, che si è spinto a:

  • cancellare i permessi di soggiorno umanitari, trasformando decine di migliaia di rifugiati in immigrati illegali (“clandestini”);
  • revocare la protezione umanitaria a chi commette reati;
  • ridurre l’accoglienza gestita dai comuni;
  • tagliare il contributo all’accoglienza fornita da organizzazioni non governative.

Operazioni che, come ha spiegato Elena Paciotti, responsabile dell’Osservatorio sul rispetto dei diritti fondamentali in Europa, ha avuto ripercussioni in Italia, come la diminuzione dei posti di lavoro per gli italiani: medici, avvocati etc.

La responsabilità della Libia

La situazione politica in Libia non è mai stata a lungo stabile, almeno fino al cessate il fuoco e alla conseguente riunificazione di un paese diviso da guerre civili e scontri di potere tra militari. Il nuovo Governo di Unità Nazionale porta sulle spalle il peso di ricostruire il Paese e di regolare i flussi migratori. Uno dei primi passi da compiere sarà sicuramente la messa in regola della guardia costiera libica, troppo a lungo accusata, e con prove, di praticare abusi e violazione dei diritti umani.

Per evitare che altre vite umane si spezzino in mare, tra le onde del Mediterraneo, il dialogo e la collaborazione è essenziale e l’Italia porterà il discorso al Consiglio europeo di giugno.

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