Dipendenti pubblici: come cambia lo smart working con il rinnovo del contratto

Simone Micocci

8 Giugno 2021 - 13:19

Smart working e dipendenti pubblici: novità con il rinnovo del contratto. Il lavoro agile non sarà per tutti e avrà degli orari ben definiti.

Dipendenti pubblici: come cambia lo smart working con il rinnovo del contratto

Con il rinnovo del contratto degli statali non si parlerà solamente di stipendi: tra gli aspetti da regolamentare, infatti, c’è anche quello dello smart working.

Argomento tabù fino al febbraio del 2019, quando il lavoro agile non era contemplato nella Pubblica Amministrazione, con lo scoppio della pandemia è stato necessario ricorrervi per non bloccare il lavoro degli uffici pubblici. Inutile nasconderlo: almeno inizialmente lo smart working è stato piuttosto disorganizzato e ancora oggi ci sono degli aspetti poco chiari.

Una cosa sembra essere certa: lo smart working è entrato a far parte della nostra vita e lo sarà anche in futuro, in quella che tra l’altro gli esperti indicano come l’età delle pandemie. Serve, quindi, un’organizzazione chiara e uguale per tutti: e quale miglior occasione se non quella offerta dal rinnovo del contratto della Pubblica Amministrazione per farlo.

Rinnovo del contratto statali: nuove regole per lo smart working

I lavori che dovrebbero portare all’accordo per il rinnovo del contratto entro la fine dell’anno sono ormai partiti. A tal proposito, l’Aran - l’Agenzia che rappresenta la Pubblica Amministrazione tutta durante la trattativa - ha inviato una prima bozza alle parti sociali, nella quale si legge chiaramente in che modo lo smart working entrerà a far parte della vita dei dipendenti pubblici.

Attenzione: rispetto alle ipotesi dei mesi scorsi - con il Ministro Dadone si parlava di lavoro agile come “modalità ordinaria per lo svolgimento del lavoro”, ma ovviamente erano altri tempi - il Governo sembra aver fatto un passo indietro riguardo allo smart working.

Nel documento inviato dall’Aran, infatti, lo smart working nella PA viene descritto come una “delle possibili modalità di effettuazione della prestazione lavorativa”.

Non un obbligo, quindi, ma una possibilità nei casi in cui ne sussistano le condizioni. A tal proposito, come si legge nel testo in bozza, condizione necessaria per ricorrere allo smart working è quella di “migliorare i servizi pubblici e l’innovazione organizzativa, garantendo al contempo l’equilibrio tra vita professionale e lavorativa”.

In quali casi, dunque, viene soddisfatto questo principio? Saranno le singole amministrazioni a deciderlo. A queste, inoltre, compete la definizione di quelle mansioni che possono essere svolte in modalità agile.

Smart working nella Pubblica Amministrazione: esclusi e priorità

Con il nuovo contratto, tuttavia, verranno indicati dei lavori che in ogni caso non possono essere svolti in modalità agile. Nel dettaglio, sono esclusi da questa possibilità:

  • lavori in turno;
  • lavori che richiedono l’utilizzo costante di strumentazioni non remotizzabili.

Non tutti i dipendenti pubblici, dunque, potranno lavorare da remoto: a decidere chi potrà farlo ci penserà il nuovo contratto, al quale si affianca il potere decisionale delle varie amministrazioni.

A tal proposito, spetterà a quest’ultime definire i criteri per l’ordine di priorità, definendo, quindi, quali dipendenti pubblici - a parità di mansioni - hanno più diritto a lavorare da remoto. Anche per questo, comunque, le singole amministrazioni dovranno attenersi a quanto stabilito dal nuovo contratto. Per il momento, infatti, nella bozza si legge che comunque bisognerà dare la precedenza a:

  • genitori con figli di età inferiore ai 3 anni;
  • lavoratori portatori con handicap in situazioni di difficoltà;
  • caregiver, dipendenti che assistono familiari con handicap e in situazioni di difficoltà.

Non solo smart working: diritto alla disconnessione per i dipendenti pubblici

Parimenti alla nuova organizzazione dello smart working, verrà anche riconosciuto il diritto alla disconnessione per il dipendente pubblico. Nel dettaglio, nella bozza di accordo si legge una nuova articolazione della prestazione, con la giornata (tutte le 24 ore) che verrà distinta in tre fasce.

La prima fascia è quella dell’orario lavorativo, in cui appunto il lavoratore - anche se in smart working - deve essere operativo e in grado d’iniziare fin da subito a svolgere compiti e attività richiesti. Questa fascia sarà dedicata a:

  • finalità di coordinamento con altri componenti dell’organizzazione;
  • ricezione d’indicazioni e direttive riguardanti l’esecuzione del lavoro;
  • ricezione d’indicazioni per esigenze organizzazione, di funzionalità e di efficacia nell’erogazione dei servizi.

Nella fascia 2, extra orario di lavoro, il dipendente potrà comunque essere reperibile, sia al telefono che per mezzo di mail, ma non sarà comunque richiesta un’immediata operatività.

Nella fascia 3, invece, scatta il diritto di connessione: una fascia - che comprende il divieto di lavoro notturno - in cui il lavoratore non potrà comunque fornire alcuna prestazione lavorativa.

Una decisione nata appunto per tutelare coloro che con il passaggio allo smart working hanno lavorato per quasi tutta la giornata.

E attenzione al rispetto degli orari previsti: nella bozza, infatti, si legge anche che per il lavoro in smart working non si possono svolgere straordinari, né tantomeno prestazioni in turno, trasferte, reperibilità e lavoro disagiato.

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