Si prospettano anni difficili, anni di pandemie, una vera e propria «age of pandemics». Lo ha spiegato oggi, al Global Health Summit, un gruppo di 26 esperti di virus e pandemie. Quali sono le future minacce e come le affronteremo?
“È iniziata l’età delle pandemie”: un vero e proprio allarme quello lanciato da uno studio pubblicato sul sito della Commissione Europea.
Una volta risolta l’attuale crisi pandemica ci sentiremo al sicuro? Al tavolo del Global Health Summit un gruppo di esperti ha elaborato un piano per le future pandemie.
Nel rapporto si delinea una“age of pandemics”: un futuro di pandemie dal quale proteggerci. Gli esperti avvertono che la mobilitazione mondiale deve iniziare il prima possibile, con investimenti sulla prevenzione e sulla formazione di risorse umane.
Bisogna chiudere la fase acuta della pandemia e prepararci alle minacce future, scrivono nel rapporto i 26 scienziati firmatari. Un obiettivo che potrà essere raggiunto solo se tutti saranno disposti a collaborare. Lo spiega Peter Piot, microbiologo consigliere della presidente della Commissione Europea: “Nessun Paese è al sicuro finché tutti non sono al sicuro”.
Inizia l’era delle pandemie, ma dobbiamo ancora superare il Covid-19
Nell’estate del 2020, con i numeri del contagio e dei morti vicini allo zero, ci siamo illusi di aver superato la pandemia. In televisione non si parlava di altro e gli esperti erano divisi tra chi minimizzava e chi allarmava sulle future ondate.
Al Global Health Summit di oggi a Roma, Peter Piot, consigliere della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha parlato della possibilità che il coronavirus diventi endemico.
Per endemico si intende una malattia che è costante o molto frequente in un determinato territorio. Il Covid-19 potrebbe diventare una costante nel nostro Paese, presentandosi ciclicamente, come è già accaduto in passato con altri virus.
A questa costante presenza si potrebbero aggiungere altri virus e quindi altre malattie; in futuro, dicono gli scienziati che hanno firmato il rapporto presentato al summit, ci troveremo a vivere in una “age of pandemics”, quindi un’età della pandemia.
Non è un allarme nuovo, da anni scienziati ed esperti discutono delle possibili nuovi minacce globali: i virus e in particolare i virus che colpiscono il sistema respiratorio. Anche la pandemia di coronavirus era prevedibile, ma non ci siamo preparati.
Come affronteremo le future pandemie
Le future pandemie saranno globali, a dirlo è la scienza, la stessa che da anni avverte sugli effetti collaterali di alcuni processi della modernità: globalizzazione, crisi ambientale, povertà di alcune zone del mondo con minore accesso alle cure.
Secondo i 26 esperti questo vuol dire che in un futuro prossimo dovremo pensare a una prevenzione globale ed evitare atteggiamenti egoistici. Investire nella ricerca è il primo passo, ma non l’unico. Un aspetto essenziale nella prevenzione è la formazione di personale qualificato, come riporta l’Istituto Superiore di Sanità.
Per ridurre il rischio di future pandemie dobbiamo anche affrontare il legame tra crisi sanitarie, povertà, disuguaglianze strutturali e degrado ambientale.
Con queste parole è intervenuto Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, durante il summit. Gli obiettivi da raggiungere, in questa prospettiva, sono:
- capacità di adottare uno stile di vita sostenibile;
- rafforzare il personale sanitario;
- condividere i dati;
- permettere una equa divisione di forniture mediche per tutti gli Stati più poveri.
L’ultimo punto è il più importante. Infatti se globalmente non sarà raggiunta un’immunità naturale al Sars-CoV-2 il rischio è di veder emergere nuove varianti. A quel punto, riportano gli esperti, dovremo affrontare ulteriori ondate epidemiche, che avrebbero un impatto devastante per l’economia, ma soprattutto per la salute, mondiale.
Si chiede, come già in passato, di agire unitariamente per superare l’attuale crisi epidemica e porre così le basi di una collaborazione efficace contro le future, e molto probabili, pandemie globali.
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